Purple

È una notte d'estate il sole ormai calato dietro l'orizzonte si ostina a dare gli ultimi indizi della sua presenza. Pesanti nuvole s'ingrossano all'orizzonte ds est: grevi, sfacciate, supponenti, gradasse perfino tronfie, minacciose. Poco lontano su un alto sgabello, quasi il trespolo di un variopinto pappagallo, sta Purple. Ha un'aria distaccata, ma non lasciatevi trarre in inganno. Purple ha un cuore palpitante dietro quell'aria noncurante. Questa sera indossa un cappello dalla larga falda piumata e null'altro. Se il suo corpo crea scandalo non se ne cura. Ha accostato le gambe, ma non per pudore. Le cosce sono tornite, ha caviglie sottili e delicate, l'avambracvio destro è posato sullo schienale dello sgabello, con la mano sinistra pare voler coprire un seno, eppure sotto la tesa del capello i linearmenti sono maschili: un naso pronunciato, un mento agguzzo. Chi volesse ingabbiare Purple in una categoria avrebbe sbagliato sia la strofa che il ritornello: Purple non è riconducibile a nessuno degli schemi mentali di un comune osservatore. Differente, inimitabile. In silenzio osserva quell'accappigliarsi di vapore acqueo in cielo. Etereo, la compostezza di una sovrana di altri tempi, attende il momento giusto perché il suo silenzio diventi l'occhio di bue che inonda di luce il proscenio di una recita in cui riveste il ruolo di una protagonista assoluta. Non brilla di luce riflessa, la coltre di nubi si squarcia e sotto a un manto di stelle rimane immobile a farsi ammirare. Anche questa notte è sua