La doppia verità


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La sera in cui a Jean Baptiste Perrin, marchese di Garigny, la verità fu disvelata, per i più si era conclusa una giornata come tante. Antoine, il fattore, aveva munto le vacche, distribuito il fieno, strigliato i due cavalli di casa. Sua moglie Josefine aveva sparso il becchime alle galline, cambiato la paglia nelle gabbie dei conigli e aveva fatto rientrare le oche. I giovani maiali, più pigri, erano già da tempo nella stalla. Fuori il sole andava spegnendosi dietro alle colline, oltre gli alberi. Era stata una gelida, ventosa mattina di inizio primavera, nel pomeriggio il sole finalmente aveva scaldato le ossa degli abitanti della villa di campagna del marchese , dopo mesi si erano spente stufe e camini almeno per qualche ora. La villa antica dai muri spessi aveva temprato generazioni di discendenti del nobile casato ai rigidi lunghi inverni, ma Jean Baptiste non se ne curava. Di tutti i possedimenti di famiglia, la villa di Garigny era quella che più amava, l'aveva per questo scelta a sua dimora anche se le generazioni precedenti vi trascorrevano di preferenza le assolate estati in fuga dall'afa cittadina e, quando costretti, solo brevi periodi nelle stagioni più rigide. La realtà era che Jean Baptiste godeva nel condividere con i suoi fattori la routine cadenzata dalle stagioni della sua casa di campagna. Non era un accanito lettore pur possedendo una bibioteca molto fornita per l'epoca, non si dilettava di musica. Si informava quindi dell'andamento dei raccolti, visitava le stalle, qualcuno lo aveva perfino visto sgranare i piselli chiacchierando amabilmente con Francine la cuoca ormai molto anziana e tanto Josefine quanto Francine avrebbero potuto testimoniare che era stato sempre così. Quando il Marchese di Garigny era bambino, girava sempre attaccato alle gonne di Linette che era la domestica della Marchesa, sua madre, ed era stata anche la balia di Jean Baptiste. Linette era giunta a servizio dei marchesi quando loro erano rientrati da un lungo tour europeo, la povera donna, si diceva che avesse perso il marito e un figlio neonato a causa del tifo a cui lei stessa era scampata per miracolo. La marchesa che aveva fatto rientro proprio perché da poco aveva partorito, non volendo allattare l'aveva presa con sé. Di fatto era Linette a crescere Jean Baptiste. Il particolare attaccamento tra i due non aveva mai infastidito la Marchesa che non aveva mai mostrato particolare predisposizione alla maternità. La cosa di fatto importante era che un erede ci fosse, fosse un maschio e si mantenesse in salute. Di questo ultimo fatto in vero non doveva preoccuparsi perché, fatta eccezione per le ore dedicate allo studio con l'istitutore, il bambino trascorreva molte ore all'aria aperta, acquisendo un poco nobile colorito sano e roseo ed era dotato di un appetito invidiabile cui sia Linette che Francine si dedicavano selezionando per lui la frutta e la verdura migliori e non facendogli mancare mai i piatti di cui era più goloso. Jean Baptiste cresceva mite, pur essendo dotato di una ironia sottile, e socievole. Sicuramente non erano caratteristiche che avesse acquisito dal padre, uomo conosciuto in città come silenzioso e burbero che tuttavia pareva rasserenarsi nei soggiorni a Garigny, dove solitamente si recava, in realtà non troppo di sovente, prediligendo la città, per occuparsi di affari per i quali la sua presenza era inderogabile. Madama la Marchesa invece, si diceva avesse tratto beneficio sia nell'umore che nel carattere dalla nascita di Jean Baptiste e solo raramente da allora aveva abitato in città. Tuttavia i rari momenti in comune della coppia erano lieti e complici a detta di tutti. Il Marchese era morto da anni essendo notevolmente più anziano della moglie. Jean Bapstiste non aveva più di tanto sofferto quell'assenza, era comunque una figura marginale nella sua vita. Il vero dolore era venuto alla morte improvvisa di Linette qualche anno dopo. L'intero menage familiare era stato travolto da quella perdita. La Marchesa sua madre si era chiusa in un inaccessibile silenzio e aveva ripreso a vivere in città. Jean Baptiste ormai Marchese di Garigny aveva preferito rimanere dove aveva vissuto felicemente tutta l'infanzia, sarebbe stata un'ulteriore ferita allontanarsi di lì e non aveva modificato il suo stile di vita. Dopo qualche anno anche la madre era morta dopo aver lasciato che gli ultimi anni di vita scivolassero via come acqua, nulla pareva più destare il suo interesse. Quella sera dunque, si era da poco ritirato nella sua stanza prima di scendere per la cena, dalla cucina proveniva un profumo di cacao e vaniglia - sicuramente Francine aveva preparato i suoi biscotti preferiti, già ne pregustava l'aroma- quando Josefine aveva bussato con insistenza alla sua porta "Scenda la prego Marchese, Francine ha avuto un malore, la situazione pare grave e chiede di parlare con voi". Jean Baptiste si precipitò nell'ala della villa abitata dalla servitù. L'anziana giaceva cerea, la fronte sudata e pareva molto agitata, quando il marchese entrò lei allungò le braccia verso di lui che quindi si accostò per sentire cosa avesse da dirgli con il poco fiato che le rimaneva. "Ho promesso" sussurrava "Ho promesso a Linette che avrei taciuto per tutto il tempo della mia esistenza, ma che prima di congedarmi da voi vi avrei rivelato la verità, voleva che sapeste che era lei vostra madre" poi la vecchia chiuse gli occhi. Il respiro si tramutò in un rantolo. Josefine pregò il Marchese di lasciarla sola con la moribonda. Jean Baptiste silenzioso e provato scese in sala da pranzo. Si chiese se la notizia lo turbava. Tra sé si rispose che in fondo non cambiava nulla di quello che era. Il suo affetto più caro era di fatto sempre stata Linette. A quel tempo non era insolito che il nobile intrecciasse relazioni con la servitù. Si domandò tuttavia come sua madre la Marchesa avesse tollerato la presenza della donna e del bambino in quella casa. Si rispose che forse la mancanza di eredi aveva giocato un ruolo nelle decisioni della donna che aveva sempre considerato sua madre. Ma quando poi il padre era morto, si chiese dubbioso, come mai sua madre non aveva rivendicato per sé l'intera eredità e lo aveva comunque lasciato dirigere tutto senza rivelare che lui non poteva vantare alcun diritto. In fin dei conti la Marchesa era ancora giovane e avrebbe potuto rifarsi una vita, avere una nuova famiglia disponendo comunque di tutto il patrimonio. Stava ancora meditando sulle reali motivazione della scelta di sua madre, quando giunse Antoine pregandolo di seguirlo. Josefine non voleva lasciare il capezzale di Francine, la vecchia si era ridestata e insisteva agitata per vederlo nuovamente. Quando entrò nella stanza respirò il sentore di morte imminente, la vecchia tuttavia pareva lucida, chiese a Josefine di lasciarli soli e la donna si congedò. La vecchia indicò a Jean Baptiste il cassetto del suo comò, gli disse che vi avrebbe trovato una missiva per lui da parte di sua madre. Lui recuperò la lettera, sulla busta la grafia che ben conosceva della Marchesa, che poteva significare dunque? In quello Francine perse nuovamente conoscenza, il marchese di Garigny chiamò Josefine e nuovamente si congedò. Scese nel salone, accese il lume e iniziò a leggere la lettera. "Mio adorato Jean Baptiste" non si era mai rivolta a lui con tanto trasporto finché era in vita " frutto del mio amore". A questo punto l'uomo pensò che la vecchia stesse delirando quando gli aveva svelato la maternità di Linette, "Ho barattato la tua nascita con la possibilità di continuare ad amare, Linette per me era tutto, non potevo perderla. Tuo padre e io la conoscemmo durante il nostro viaggio in Europa, era bella, viva, calda, semplice come un cielo terso di montagna. Ce ne innamorammo entrambi, una all'insaputa dell'altro, io la volli con me come domestica , ma la sua vicinanza non mi bastava, lei aveva un disperato bisogno d'amore, era cresciuta sola, aveva conosciuto la fame e l'abbandono, non vi fu calcolo nel suo concedersi perché vedeva l'amore nei miei occhi, ma la sua presenza poteva essere un ostacolo perché leggevo il desiderio negli occhi di tuo padre quando la guardava, di fatto tutto presto si sarebbe incrinato. Invece la mia Linette ci seppe amare entrambi e il tuo arrivo, quando tutti cominciavano a vociare sulle nostre incapacità di avere eredi fu l'ago della bilancia di una intesa perfetta, amavo te in quanto parte di lei, lui amava me perché gli avevo permesso di non essere escluso dal nostro amore e perché ti avevo accettato" Non riuscì a leggere oltre, levò lo sguardo alla specchiera, aveva le guance imporporate, abbassò gli occhi per poi rialzarli e studiarsi sotto una nuova luce, chi era lui dunque? Quando verso l'alba Josefine scese per annunciare la morte della cuoca non lo trovò nel salone, e bussando alla pota della sua camera da letto nessuno rispose. Si lavò il viso nel bacile, si mise la cuffia e scese nella stalla per ricominciare la giornata, per terra, seduto sulla paglia attorniato dalle bestie, Jean Baptiste Perrin Marchese di Gavirgny, dopo aver ingoiato il biglietto con la doppia verità, il volto rigato di lacrime, stava terminando gli utimi biscotti infornati la sera prima da Francine.


Commenti

  1. Non so come fai, ma riesci. Riesci a fondere illustrazione e narrazione tirando fuori anima da ogni rigo, sentimento da ogni curva di disegno. Possiamo solo ringraziarti e sentirci coinvolti sempre, come fossero nostre certe atmosfere, le epoche, i lumi di candela, i corridoi, le cucine, le aie, i sentimenti, le pene d'amore.

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    1. Il commento più lusinghiero che io abbia ricevuto, grazie di cuore Franco

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  2. Cosa possiamo dire Amanda?!? davvero solo grazie per questi quadri disegnati da parole.

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  3. Non so quanto ci rimetterò a rimettermi in pari ma è stato bello ritrovarti e ritrovare le tue parole. Come pollicino io, ma con le briciole degli altri! Ti abbraccio forte

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  4. Come giustamente diceva Pirandello ci possono essere tante Verità quante sono le persone che sono coinvolte in qualche cosa. Bel Blog e post davvero interessante. Nuova follower del tuo blog, spero che anche tu decida di seguire me nel mio blog Fantasy Il Rifugio degli Elfi https://ilrifugiodeglielfi.blogspot.com/ Buon giovedì pomeriggio, migliore continuazione di settimana e di primavera

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    1. Grazie mille e benvenuta, ahimè non amo molto il genere fantasy, è un mio limite lo ammetto

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