La dimora dei mondi
Fuoco fatuo ( Tommaso D'Incalci ) |
Il Signor Manlio Bruno è arrabbiato, lo so , ormai lo conosco, pazienza dovrà farsene una ragione. In realtà l'espressione è più propriamente tra il corrucciato e il deluso. La sua espressione corrucciata la tollero e un po', confesso, mi diverte, quando invece è deluso sento un dolore al cuore. Non sopporto di essere fonte delle sue delusioni: le sue opinioni e la sua considerazione hanno molto valore per me. Però quella faccia lì dura poco, appena la noto lo abbraccio, lo accarezzo, gli racconto i fatti miei e pure quelli suoi - perché come glieli racconto io nessuno mai – e subito torna sorridente. Quel suo sorriso irriverente è ciò che me lo ha fatto amare da subito e penso sia anche il motivo per cui mio padre lo scelse per me sette anni fa. A dirla tutta non lo prese per me ma per la mamma che quel giorno, aprendo la porta, era come fosse stata shakerata con 1/3 di paura, 1/3 di rabbia, 1/3 di felicità e amore. Ma queste, dicono, sono "cose da grandi" quindi le racconto a voi, poi un giorno le racconteranno anche a me, spero.
Quella volta avevano finito da poco l'università, diciamo che erano caduti in quella dipendenza reciproca che provoca l'innamoramento, specie a quell'età quando sembra che tutto sia ancora possibile. Si crede di essere grandi però il tempo si srotola tutto di fronte come un infinito tappeto rosso. Lei aveva iniziato un dottorato di ricerca a Ginevra. Lui era esattamente come lo conosco: non molto determinato seppure con mille progetti; "non concretizza" direbbe mia madre, "non si applica" dicevano le sue pagelle ma io non condivido completamente. Il distacco era stato duro come può esserlo quando si capisce che tempo e chilometri si stanno frapponendo proprio tra te e la persona giusta, per questo papà la raggiunse a Ginevra per un weekend lungo appena riuscì a chiudere un piccolo contratto per la copertina di un libro. Dopo due mesi lei tornò in Italia per le vacanze di Natale, la prima sera uscirono a bere una birra ma lei non bevve una birra e poi gli disse che era incinta e lui allora bevve molte birre e il sorriso, che gli aveva illuminato gli occhi appena l'aveva rivista, dopo che glielo disse, gli rimase incollato in faccia ma non era del tutto sincero, poi piansero insieme e si domandarono cosa avrebbero dovuto fare. Quella sera lui non la riaccompagnò a casa, non le mandò il messaggio della buona notte, non si videro a Natale e nemmeno a Capodanno e per quanto entrambi non amassero Capodanno con quella obbligatoria voglia di festeggiare, quello fu il Capodanno più triste di tutti. Lei tornò a Ginevra, il peso di aver preso un abbaglio sull'uomo che amava le pesava quanto la decisione che doveva rapidamente prendere in completa solitudine, non riusciva a studiare, piangeva e basta. Dopo una settimana suonò la porta e lui si presentò con il Signor Manlio Bruno. Disse che ogni creatura dovrebbe avere un orsetto del cuore quando atterra su questo pianeta e quello sarebbe stato l'orsetto della loro creatura ma per carità dovevano trovargli un nome degno del ruolo, niente Winnie, Bear, Ciccio. Così mia madre che quando aprì la porta voleva picchiarlo e che in effetti, a detta del Signor Manlio Bruno -unico testimone dell'evento a parte quei due - lo picchiò, poi finì per farci l'amore - è noto, gli ormoni fanno fare cose che donne dall'indubbia e scientificamente provata razionalità non farebbero mai- e fatto l'amore venne fame a entrambi e così mentre mangiavano e mentre mangiavano e ridevano, decisero che l'orso si sarebbe chiamato Signor Manlio Bruno ed è così che ancora si chiama. Mio padre disse anche che se quella era la carta costituzionale della loro vita comune, nei principi fondamentali doveva stare anche il fatto che mia madre avrebbe continuato a studiare e poi a lavorare perché se avessimo dovuto contare sui proventi delle sue illustrazioni per vivere la cosa non si poteva fare. E così mi hanno fatto ed è iniziata la nostra vita insieme: mamma e la fisica, papà che prova a gestire in modo scombinato me, la casa e le illustrazioni, il Signor Manlio Bruno che non sempre approva ma lo supporta quando il mondo sembra crollarci addosso .I primi tempi le nonne arrivavano a Ginevra, anche non annunciate, cercando di creare ordine e routine dove, universi governati da regole insondabili, non ammettevano imposizioni esterne. Appena si richiudevano la porta alle spalle, tornavamo nel nostro brodo primordiale e magicamente io ritrovavo il sonno e l'appetito che l'invasione aliena mi aveva sottratto. Mia madre, talora pervasa da sensi di colpa per il ruolo marginale che ha rivestito nei miei primi anni di vita, talora da una gelosia per l'unione del trio maschile della famiglia, mi ha tempestato una domenica mattina il soffitto della cameretta di stelline fluorescenti. Ora non ditelo in giro ma le stelline fluorescenti sul soffitto creano dipendenza, specie se vengono disposte in modo da crearti un planetario domestico personale e non a casaccio come farebbe qualsiasi altro genitore e se pure molti altri bambini sognano di fare gli astronauti, in questa fase il mio sogno ha del maniacale. Papà e io abbiamo costruito insieme un caleidoscopio che io uso come telescopio per lo studio di altre galassie. Questo, al momento, occupa gran parte delle mie giornate quando esco da scuola. Ho scritto perfino una lettera ai nonni in Italia dicendo che vorrei un telescopio vero per il prossimo compleanno. Per questo il signor Manlio Bruno ultimamente tiene il broncio ed è risentito, dedico troppo tempo allo studio della dimora dei mondi, mi infilo il casco con cui papà mi porta in giro in motorino e inizio a esplorare universi paralleli, non gioco più con lui e dice che sono un ingrato. Io l'ho fatto salire sulla navicella spaziale ma temo non sia sufficientemente stato allenato alla vita in assenza di gravità e di non prestare la dovuta attenzione alla sua nausea costante.
Ho comprato scatole di automobili da far montare ai bambini e dopo che le avevo montate io "Guai a chi le tocca"
RispondiEliminaQui è successo il contrario.
Ma si sa chi era il più bambino lì 😀
EliminaVolevo dire come te riesci a vedere le cose da prospettive diverse e credo che sia per questo che ti si ascolta(o legge) con attenzione.
EliminaNon so se è per il lavoro che faccio o se al contrario se faccio questo lavoro proprio per questo motivo
EliminaCapovolgi sempre le aspettative, oppure colori dove gli altri leggono grigio, o innalzi grattacieli dove non scorgo alcuna possibiltà di fondamenta sicura. Spalanchi mondi incredibile da porticine che getterebbero nel panico un caterpillar. Ma forse il trucco è un altro: possiedi già universi spalancati, e la tua arte è nel ripiegarli a puntino fino a farli spuntare dal taschino, rigonfi e minuscoli.
RispondiEliminaSe avessi più lettori come i pochi che mi seguono qui sarei a cavallo. Torno nel taschino, a presto Franco e grazie
EliminaHo scoperto che la colonna sonora dei tuoi "universi spalancati" potrebbe essere l'ultimo album, credo, di Eric Clepton registrato nel 2021. Lo sto ascoltando ora su Rai5 mentre i tuoi tre maschi della famiglia e la mamma sembrano muoversi nella loro storia con la stessa delicatezza e leggerezza delle note pizzicate sulla chitarra.
RispondiEliminaMo' mi tocca ascoltarlo 😊
EliminaIl signor Manlio Bruno è testimone di tanta parte delle nostre vite. E tu le riempi di poesia. Grazie
RispondiEliminaGrazie a te ❤️🍀
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