La Mela Rossa

 

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Fateci caso: prendete una mela e mettetela dentro a una storia e quella – inteso come la storia – subito si complica o diventa biblica, tutt'al più si trasforma in una legge fisica. Eva e la mela per esempio: tutti a prendersela con Eva nei secoli dei secoli e così sia, ma la colpa non è sicuramente di Eva. Scagli la prima pietra chi di voi non ha mai mangiato una mela; io per esempio che in mezzo alle mele ora ci vivo, che dovrei dire? E perché dunque Eva non avrebbe dovuto assaggiarla? Tanto più che con generosità e altruismo l'aveva pure condivisa; che si tratti di sottrarre l'esclusività della conoscenza al Creatore o che si debba soggiacere a una forza che regola i movimenti dei pianeti e le maree, è la mela la responsabile. Stava forse Newton sotto un albero di cachi? - diciamolo, sotto un cachi al massimo avrebbe trovato una nuova ricetta per la marmellata – ma essendosi trattato di un melo, ora sappiamo perché siamo costretti a stare ancorati al suolo, almeno qui, sulla terra. Se poi prestate ancora maggiore attenzione, la mela per antonomasia è lucida e rossa, mai una cotogna, una renetta o una golden delicious. Il frutto del peccato è sempre rosso come la passione. Le altre, somministrate in mono dose quotidiana, al massimo possono togliere il medico di torno, non c'è confronto. Perfino quando per invidia viene donata avvelenata è rossa e croccante. Eppure, malgrado queste premesse, avete mai trovato una storia che inizi con "C'era una volta una mela"? Così oggi restituiamo dignità al frutto che fino a ora ha ricevuto innumerevoli candidature all'Oscar come miglior interprete non protagonista ma non ha mai ritirato il premio, nonostante avesse in serbo uno di quei discorsi di ringraziamento che restano nella storia degli Academy Awards, e iniziamo questa storia così: "C'era una volta una Mela", e concediamoglielo pure: "C'era una volta una Mela Rossa". Era una piccola mela rossa che, sul finire dell'autunno, quando le altre erano già state tutte raccolte e mangiate o divenute confettura per l'inverno o, disposte nel buio e fresco delle soffite, profumavano l'aria in attesa di essere consumate, stava ancora sul ramo di un grosso melo. Un ramo troppo alto ed esposto a nord perché valesse la pena di rischiare il collo per una meletta che aveva preso troppo poco sole. Il melo stava nei pressi di un muretto a secco in una cittadina di cui non menzionerò il nome per non distogliere l'attenzione del lettore dalla Protagonista. Dirò tuttavia, per rigore di narrazione, che melo e cittadina si trovavano a nord della Francia e che la storia data alla fine del 700 del secolo scorso. Una di quelle cittadine con le case di pietra arroccate su una dolce collina. Nonostante alla fine dell'autunno lì a nord solitamente soffiasse un vento che al solo citarlo ti si seccano le labbra, stranamente quel giorno un sole sfrontato baciava scaldandoli i muri delle case, riuscendo perfino a intiepidirli, Dopo pranzo quindi un uomo, che resterà anonimo come la cittadina in cui viveva, pensò si andare a scaldarsi le ossa al sole, spolverò di talco la sua parrucca, e la calzò sul capo, si diete una rapida occhiata allo specchio e si sorrise. Erano belle le giornate in cui uscire senza doversi preoccupare che quel vento maledetto che spirava da nord venisse a strappargliela dal capo svelando la sua calvizie incipiente precipitandolo in uno stato di imbarazzo. Non era più giovine ormai quell'uomo, non era un pover'uomo e il suo stato patrimoniale gli consentiva di godere ancora delle attenzioni di qualche concittadina, pronta a chiudere un occhio sul cranio lucido che doveva esibire nell'intimità dell'alcova e sulla pinguedine che gli arrotondava da anni i fianchi che veniva interpretata come il segnale della sua agiatezza. Dopo quell'ultimo sguardo furtivo allo specchio dunque l'uomo si incamminò per la strada principale della sua cittadina. Il sole al suo culmine in quel primo meriggio, gli aveva consentito di disfarsi della livrea una volta giunto in prossimità del muretto a secco dietro al quale si ergeva il grosso melo, poiché era rimasto comunque in forze si issò sul muretto lo sguardo verso l'orizzonte rimuginando sulla gestione dei suoi beni quando sentì una voce sottile che lo chiamava: "Signore, Eccellenza, buon uomo, dico a Lei". L'uomo si girò più volte a cercarne la provenienza. Apparteneva a qualcuno sicuramente vicino alla sua postazione, forse alla donna che stava ora chiudendo la finestra dopo aver sbattuto un cencio, ma no non poteva trattarsi di quella, conosceva quella donna, aveva una possente voce di contralto che la faceva spiccare fra le altre nel coro della Cattedrale, e poiché non scorgeva nessuno nelle vicinanze a cui la vocina potesse rivolgersi, pensò, a buon diritto che si rivolgesse a lui. Restava tuttavia da capire chi lo chiamasse. Pensò perfino che si fosse trattato di un'illusione e stava per tornare ai suoi pensieri quando ecco che la voce riprese: "Scusi Signore, mi aiuti, più non reggo". L'uomo agitato per le ultime parole pronunciate dalla voce levò verso l'alto il capo poiché ora gli parve che il richiamo provenisse da posizione più elevata rispetto alla sua. Fu così che scorse la piccola Mela Rossa tremolante su quel ramo così alto. "Finalmente mi avete intesa!", disse la Mela Rossa". "Dite a me?" Replicò l'uomo dal muretto pensando di aver ecceduto a pranzo con le libagioni senza rendersene conto. "Vedete forse qualcun altro nelle vicinanze a cui potrei chiedere soccorso?" effettivamente sulla via principale di quella cittadina della Francia in quel pomeriggio di fine autunno non si scorgeva nessuno, si intuiva un passeggio più in lontananza tra le case, ma nessuno così vicino da poter fungere da interlocutore per la Piccola Mela. L'uomo a cui le buone maniere non facevano difetto, per educazione familiare, disse dunque "In cosa posso servirla Piccola Mela?" Quella tra sé pensò di non aver errato attendendo l'arrivo di quel Signore prima di esplicitare i suoi timori. Poco prima infatti era transitato di corsa un monello e subito dopo una lavandaia col cesto del bucato. Del primo non c'era di che fidarsi, la seconda sarebbe stata un approdo sicuro, ma andava così di fretta che la piccola Mela Rossa non aveva osato chiedere il suo aiuto. "Vede Eccellenza – meglio essere magnanimi quando si è in cerca di aiuto – sono stata abbandonata qui sola soletta, piccola e indifesa, ho resistito al vento che soffiava incessante nei giorni scorsi, ho combattuto perché gli uccelli non facessero scempio delle mie carni, ma ora più non reggo, devo scendere dal ramo. Perché tanta fatica se ora devo precipitare al suolo e aprirmi in due spirando di morte violenta?" L'uomo pensò che quel discorso non faceva una grinza, la piccola Mela Rossa aveva le sue indiscutibili ragioni. "Dunque" rispose egli, "Cosa vi gradirebbe per sorte?". Dall'alto del ramo, evidentemente ormai esausta la Mela Rossa rispose :"Condividere la stessa sorte delle mie sorelle maggiori e più belle, non vi è dubbio alcuno" L'uomo sorrise, non era poi tipo di grandi pretese questa piccola Mela Rossa, semplicemente non voleva subire discriminazioni. "E dunque sia, lasciatevi cadere, le suggerì dunque" Si levò dal capo la parrucca mentre quella spiccava il salto. La prese al volo accolta come in un nido. La lucidò e ne gustò un morso: era il frutto più succoso e dolce che avesse mai assaggiato.

Commenti

  1. "era il frutto più succoso e dolce che avesse mai assaggiato."
    Tutti i frutti inaspettati sono i più dolci e succosi,
    Comunque preferisco le renette fino a marzo che dopo son farinose, l'anno scorso a €1.99 quest'anno a €2.75 con un aumento del 38%, capisco che il contesto poetico e fiabesco non prevede numeri ma ne ho le orecchie piene almeno due volte a settimana quindi perdona questa digressione.
    Per la prima volta, almeno da quando ti leggo, la scrivente si rivolge in prima persona ai lettori che sia il segno del riconoscimento di una consolidata vicinanza?
    Ciao Amanda.

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    1. Pensa che qui, dove le mele dovrebbero tirartele dietro, stavano a 2 euro e 50 già lo scorso anno! Per quanto riguarda il dialogo con il lettore almeno un precedente c'è già stato

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  2. Con le cose che parlano mi sento tanto a mio agio.. come il Sonno..

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  3. Molto, molto carino. Però le mie preferite sono le renette, va detto... :)

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  4. L'attenzione alle piccole cose, anche in apparenza insignificanti, apre mondi inaspettati. Molto carina. un saluto

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