Un giorno, che non era estate

Gabriel Pacheco

L'estate si suicidò quel giorno, alle 10 e 23 circa del mattino (si sa come vanno queste cose, il medico legale non riesce mai a stabilire il momento preciso del decesso) ma è certo che non si trattò di una lenta agonia. Avvenne così: un attimo prima era viva e vegeta e non mollava la presa e ti faceva sudare e penare, un attimo dopo il cielo si era fatto piombo, le nuvole volavano impazzite, e si addensavano minacciose e la temperatura scese in picchiata e tutti seppero ciò che era successo, tutti ne ebbero consapevolezza, l'estate si era uccisa, giaceva lì sotto il cavalcavia dal quale si era lanciata. Accorsero i soliti curiosi, ai telegiornali parlarono del fatto: un coccodrillo di circostanza, già pronto nel cassetto della redazione. Alla stessa ora dell'insano gesto una donna girava per una città che conosceva solo superficialmente perché le era stata presentata più volte, sempre in maniera formale, girava distratta da un pensiero su di un'occasione cercata, attesa e mancata, assolutamente impermeabile alla bellezza che la circondava. Un uomo negli stessi momenti faceva la coda nel corridoio di un ospedale, seduto accanto ad una anziana nella quale stentava a riconoscere radici comuni, si avvide solo che la luce aldilà delle grandi vetrate stava mutando, poi la porta dell'ambulatorio si aprì venne il loro turno. Quando uscirono l'anziana stava ancora sputando qualche briciola di cattiveria indigerita, ma l'uomo non ci fece più di tanto caso era avvezzo a quel tipo di reflussi, notò invece l'ora sull'orologio della grande sala d'ingresso dell'ospedale, si disse che c'era ancora tempo per raddrizzare la storia, congedò la vecchia, non badò al vento che era cambiato e compose il numero. Per la durata della telefonata ad entrambi l'estate parve rianimata, anzi sparirono le stagioni, le lancette degli orologi, il giorno, la notte, gli anni. Attraversarono un ponte fatto di libri, versi di poesie, chiacchiere, storie, di come stai, di così sto, di sembri qui e invece no, e al centro, proprio al centro ci trovarono un sorriso, lei pensò che era davvero un sorriso magnifico, che tutte le cose dette, scritte e lette, apparivano diverse alla luce di quel sorriso e si ascoltarono raccontarsi, mangiarono panini, bevvero acqua ma sembravano satolli e dissetati da quello che vedevano e che sentivano, quando dopo due ore attraversarono a ritroso il ponte, la donna indossò la giacca pesante, pregò che l'uomo raggiungesse un riparo al più presto, si sentì più luminosa, quasi che avesse ricevuto un lascito dall'estate, guardò il cielo e la prima goccia di una gelida pioggia d'autunno le sfiorò le labbra. Il giorno dopo si celebrò il funerale dell'estate ma l'uomo e la donna non presenziarono


Auguri Giardi

Commenti

  1. Magia pura, tra Carver (sì, Carver), e la letteratura sudamericana. Belli anche i link e i blog/instagam che ci fai conoscere.

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  2. Concordo magia pura e molto belli i link di questo bel post.
    Un salutone

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  3. M'associo senza adulazioni (tanto c'è chi le fa con maggior competenza).

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  4. Ogni volta che tirerò fuori una bustina di riopan, non potrò che pensare al reflusso da cattiveria ingerita 😆
    Auguri Giardi che hai dato il la ai ghiribizzi dell'Amanda.

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    1. I ghiribizzi 😂
      (Indigerita)

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    2. bellissimo Amanda, Grazie
      Non era Estate ma era giusta per quella parte ;-)

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    3. Mai l'ufficio casting scelse così accuratamente

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  5. Mi piacciono i tuoi racconti multimediali, parole condite con immagini e musiche.

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    1. Se ho imparato a fare i racconti multimediali lo devo a Giardi era il mago del link

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  6. Oh i link! <3 E una fiaba coccolosa :) Auguri Giardi!








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  7. Ah ma che bello! Qui basta star via un po' di giorni per non saper più cosa leggere per prima cosa!!!!
    Comincio da qui. Ciaooooo Amandaaaaa:)

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  8. giornata raddrizzata con questo pezzo :-)

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