La notte della festa

 

Marco Ieie





Pauke Taub correva a palazzo, perfino nel fitto del bosco una luna piena enorme e bassa all'orizzonte riusciva a rischiarare la caotica e multiforme processione che lui apriva. Qualcuno l'avrebbe definita anche chiassosa, certamente non Pauke Taub, che era sì un orecchio, ma sordo e ormai da anni. Prima di salire verso l'edificio, le cui finestre illuminate si scorgevano già, fece la sua quotidiana deviazione verso il laghetto i cui fondali erano abitati da pesci multicolori con i quali Pauke si sentiva in profonda sintonia. Non mancava nulla al suo rapporto con quei nuotatori muti e instancabili rispetto a quando ancora aveva il dono dell'udito. Come ogni giorno emersero in superficie, quasi fossero in grado di percepire che era proprio lui che si stava avvicinando alle sponde dello specchio d'acqua, recando in dono come sempre molliche di pane. Quella notte lungo il tragitto le lucciole si erano posate sulle punte dei denti di leone e li facevano apparire simili alle stelline luminose che scintillano in mano ai bambini alla mezzanotte di capodanno. Il riccio Bruno che spesso era stato accusato di scarsa attenzione ai formalismi, per l'occasione aveva indossato un elegante cappello di feltro grigio. Dietro lui, il demoniello Alfonso dalla folta coda, recava in dono per i padroni di casa un ramo secco adorno di stelle cadute che lui stesso aveva raccolto nelle notti precedenti al preciso scopo di confezionare un bouquet speciale. Sarà stato pure un demoniello ma era educato e non si sarebbe mai presentato a un evento senza un presente per i padroni di casa. Non potevano mancare gli spiritelli, delle cui casette, simili a quelle degli uccellini, era pieno il bosco. Loro è noto, sono presenze curiose e udito il calpestio nel bosco si erano prontamente uniti al corteo. Uno, pigro, col pretesto di guidare la delegazione e di aprire la via agli altri, sedeva in groppa al gatto Mammone, un tigrato rosso e spavaldo che aveva occhi color dello smeraldo e il capo adornato da una piuma argentea e iridescente. Tina, la lumaca prestidigitatrice sfilava spedita nel mezzo del corteo indossando un cappello a cono, si era esercitata per mesi a fare numeri di magia che avrebbe presentato quella sera dopo il banchetto. Il corvetto Rinaldo, molto distinto, con tuba e marsina, portava sopra il becco una maschera un po' inquietante che lo accomunava ai monatti al tempo delle grandi pestilenze e si era unito al corteo pedalando su un velocipede che chissà in quale scantinato aveva scovato. La rana Sieglinde per l'occasione calzava un cappello da Robin Hood su cui una lisca di pesce faceva bella mostra di sé quasi fosse una piuma. A chiudere la parata la volpe Brigidina il fulvo pelo serico e scintillante al chiaro di luna e la bambina nera. Delle bambina non era pervenuto il nome. Non era una bimba di origine africana ma una enorme bambina completamente nera come la pece che per non essere invisibile di notte ai più, specie in assenza di luna, indossava sempre una mantellina impermeabile gialla e degli stivaletti da pioggia, dello stesso colore, anche nelle serate serene. Sul laghetto navigava una grande barca di carta, nessuno seppe mai chi l'avesse costruita ma già gli spiritelli ipotizzavano una piccola escursione notturna al termine della festa o anche prima qualora i padroni di casa non li avessero fatti accedere non avendo ricevuto per l'evento un invito formale come era invece avvenuto per gli altri convenuti. Pauke Taub, circumnavigò il laghetto dopo aver salutato i suoi amici silenziosi e iniziò a inerpicarsi su per la collina, non sentiva il fruscio delle foglie accarezzate dal vento, i respiri dei suoi compagni che si erano fatti più veloci affrontando la salita e neppure il loro chiacchiericcio, si godeva lo scintillio delle stelle, la magia delle lucciole nel sottobosco mentre gli altri facevano ipotesi sul menù della serata, i padroni di casa infatti erano noti per essere cuochi sopraffini; a tratti intonavano vecchie canzoni popolari. La bimba nera ascoltava incantata la perfetta armonizzazione delle voci, Sieglinde era un notevole mezzosoprano, Rinaldo aveva intonazione da basso, Tina un contralto non molto prestante ma decisamente intonata, gli spiritelli erano in grado di riprodurre il suono di qualsiasi strumento, uno addirittura la gironda, il gatto Mammone aveva voce da tenore di grazia con incredibile estensione vocale. Pauke Taub inconsapevole del concerto intonato dietro di lui si era distanziato dal gruppo, sopra i rami degli alberi, nonostante il gran chiarore lunare si distingueva la via lattea e le stelle, che sembravano apprezzare più di lui quella armonia estemporanea sembravano calare sul gruppo per poterne pienamente godere. Poi la strada si fece più erta e il coro si zittì. In cima alla collina Pauke Taub si fermò ad aspettare gli altri annusò i profumi del bosco portati dalla brezza notturna, anche lui aveva il suo personale concerto di cui godere: il profumo timo selvatico intriso di rugiada lo inebriò. Giunsero infine al portone degli ospiti. La festa poteva avere inizio.

Commenti

  1. Delle bambina non era pervenuto il nome
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    In mancanza dell'udito l'odorato diventa più sensibile?
    Fosse vero sai che pena andare in tram d'estate!

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