Eros sospeso


Piero Schirinzi




E riaprono le fabbriche, qualcuna in realtà non ha mai chiuso perfino lì dove la morte ha raccolto a man bassa; tutti in fila a misurarsi la febbre, come se la mancanza di febbre potesse garantire l'assenza della bestiaccia. Le chiome vengono tagliate, colorate e lucidate, cadono i peli cresciuti rigogliosi, si limano le unghie trasformatesi in pericolosi artigli. Si mettono in moto le auto, ma solo quelle che il prudente proprietario si è preso la briga di riavviare almeno una volta, per le altre arriva solerte l'elettrauto o quel gran genio del mio amico con il cavetto della salvezza, le strade tornano rumorose. Si sorbiscono caffè al bancone o ai tavolini distanziati sotto il sole di una tarda primavera. Qualcuno ha perfino bevuto uno spritz di troppo pensando di poter annegare mesi di solitaria malinconia in un Aperol o un Campari. Sì inforcano le biciclette, si sale al monte, si passeggia sul lungomare. Si porta finalmente un fiore al cimitero. Si inizia a pregare secondo il rito dalla giusta distanza, ché a nessuno è impedito di pregare in cucina, in camera o in bagno, specie lavandosi le mani, quando si ha fede nella salvezza e la morte è fuori e perfino dentro la porta di casa. Certo è vietato vedere un film, ascoltare musica, imparare con gioia tutti insieme e confortare gli ammalati, tutti indistintamente devono continuare a soffrire in solitaria solitudine. Così è per me, chiuso in questa teca come un pesce nell'acquario. Ma che c'avete da guardare? Tre mesi e non vi ricordate più di me, che memoria corta! Sono quello delle farfalle nello stomaco, dei polsi che tremano appena arrivo. Ovvia sono Eros! Certo il tempo avrà lasciato qualche segno, ma non pensate che sia passato indenne su di voi. Conosco solo due generi di persone su cui non lascia traccia e non vorrei appartenere a nessuno dei due: i primi sono passati a miglior vita, i secondi al traguardo lì butteranno nel bidone della plastica; su di loro non è il tempo ma il chirurgo plastico a lasciare il segno: un marchio di fabbrica uguale per tutti. Quindi ammetto Eros è invecchiato e nemmeno tanto bene a giudicare da quello che leggo dalle vostre facce. Sono sempre stato una buona forchetta, da bimbo piacevo paffuto a mammà, ma giravo sempre come una trottola: Eros qui, Eros là. Molto sport, già lo sapete, un campioncino di tiro con l'arco. Insomma avevo un bel fisichetto. Poi ho preso il vizio del fumo. La calvizie l'ho presa dal lato materno, tutti gli zii sono rimasti presto in piazza, non come papà che ha ancora capelli fluenti alla sua veneranda età. La gente ha iniziato col fai da te delle chat e sono diventato sedentario e come colpo di grazia è arrivato il virus. E mi ritrovo qui, voi in giro guardinghi, prudenti, e diciamo casti e io di conseguenza ancora in quarantena, come se avessi colpa io di tutto questo casino. Ma verrete a liberarmi, lo so che verrete, vi aspetto al varco.




Commenti

  1. Eros...eros...uhm! non è incluso nella lista delle patologie pregresse? :)

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  2. Eros si è preso un po' di riposo, ma si rifarà, altroché se si rifarà! La vita continua...

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  3. E d'altra parte sulla scena si è imposto il suo compare Thanatos, che speriamo si ritiri in buon ordine per lunghissimo tempo.
    Un gioiello di racconto, Amanda, nell'idea e nel dettato.

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  4. Sei volata alta questa volta, una metafora da '68, da pensatori alla Marcuse o, forse meglio, Wilhelm Reich.
    💗 🔥

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  5. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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