Il ritorno del pifferaio




Kala_illustrations



C'era una volta un piccolo e ordinato paese abitato da topi. Questi avevano edificato la loro piccola città seguendo razionali criteri urbanistici. Avevano una fonte per l'acqua, le case crescevano attorno a una piazza in cui si svolgevano gli scambi alimentari: pezzi di formaggio, tozzi di pane e granaglie. I commerci erano ordinati e contraddistinti da un sincero mutuo sostegno: ognuno prendeva quanto necessario e lasciava per coloro i quali, per età o malattia, non erano in grado di partecipare alla raccolta. I topi amavano condividere le loro scoperte e i loro saperi, chi più sapeva di scienze, arte, musica si metteva a disposizione degli altri; gli anziani raccontavano ai giovani le loro esperienze di vita, i loro successi e le loro speranze disattese perché questi ultimi ne traessero insegnamento, i giovani ascoltavano attenti e si occupavano di sostenere quei loro maestri di vita nelle loro incombenze quotidiane che da soli non erano più in grado di espletare. La piccola comunità viveva in campagna lontano dalle città umane dove i ratti, parenti alla lontana e non amati vivevano alle spalle degli umani, quei loro cugini davano degli umani notizie poco rassicuranti, anche se non erano fonte molto affidabile. Un giorno come tanti la piccola comunità era intenta alle pratiche quotidiane quando in cielo il sole si oscurò e il terreno iniziò a tremare con un rombo sordo, quasi il boato di un terremoto, iniziò un fuggi fuggi generale, insieme al boato giunse anche il suono di un piffero e per un attimo i topini, amanti della musica, si fermarono ad ascoltare la melodia, che usciva dallo strumento di un umano grande e grosso che avanzava di gran carriera verso il paese. Il suono era ipnotico e i giovani quasi arrestavano la fuga ed erano tentati a tornare sui loro passi. Poi però ricordarono la storia che gli anziani tramandano di generazione in generazione, si tapparono quindi le orecchie e ripresero a correre. Il pifferaio d'altro canto non credeva ai suoi occhi : mai era successo che il suo piffero facesse cilecca : si fermò al limitare del paese e suonò con un'insistenza e una maestria senza pari, ma non ottenne il suo scopo, i topi fuggirono dal paese. Allora furibondo quello devastò le piccole case e calpestò i poveri topi che essendo anziani o malati non erano stati in grado di fuggire per tempo. Il saggio del paese, pur sopraffatto dal terrore, cercò in sé tutta la dignità possibile e lo affrontò: "Che disagio le arrechiamo? Perché accanirsi contro la nostra comunità?" Quello calciando le piccole case gli rispose " Sei solo un sorcio, porti la peste e le malattie, dobbiamo liberarci di voi, ne ho facoltà" Il topo allora guardò l'uomo e gli disse:“ È proprio sicuro che siamo noi la causa dei suoi mali? Gli uomini devastano boschi e foreste, depredano i mari, riversano cemento ovunque e solo per il gusto di primeggiare non per soddisfare bisogno primari, non si curano non solo degli altri animali e del pianeta in cui vivono, ma neppure dei loro stessi simili, neppure la morte e la sofferenza fermano la loro folle corsa e non imparano nulla dai loro stessi errori perché ritengono di non avere nulla da imparare dagli altri. Il pifferaio rimase interdetto perché qualcosa nelle parole del vecchio topo suonò tremendamente reale. Si guardò intorno, regnava la devastazione da lui stesso provocata. Per la prima volta si sentì sbagliato. Chinò il capo e chiese cosa potesse fare per aiutarli a ripagare i danni. L'anziano topo disse:" Sta a lei rendersi utile come meglio crede". Quando ebbe finito di farlo fu invitato a cena ma turbato per la loro generosità declinò l'invito. Gli sembrò che l'esperienza lo avesse profondamente mutato. Passarono un paio di mesi e lesse il bando del sindaco di una città vicina che offriva 7000 ducati d'oro a chiunque avesse liberato la città dai gabbiani che l'avevano invasa. Il pifferaio fatti due conti si mise in viaggio, poiché mai gli si sarebbe ripresentata una tale occasione. Giunto alle porte della città fu accolto dal fetore di una discarica a cielo aperto, i gabbiani volteggiavano si di essa alla ricerca di cibo. Il pifferaio iniziò a suonare, i gabbiani ipnotizzati dalla melodia iniziarono a seguirlo, lui entrò in città seguito da un enorme stormo, riscosse la ricompensa e se ne andò seguito da tutti gli uccelli. La città applaudì il Salvatore. 

Commenti

Posta un commento

Post più popolari