Kyriakos e i pappagalli
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Nella casa di Kyriakos Papathanasiu da generazioni si allevavano uccelli canori. Canarini, merli, gracule, cinciallegre, cuculi, gazze, ghiandaie. Per un periodo perfino un luì piccolo, che il nonno Anphotes aveva trovato in inverno ferito e stremato dal viaggio migratorio, era stato accolto e curato nelle piccola casa dalle pareti candide e dalle imposte turchine affacciata sul mare.
Gli abitanti di quella casa aprivano gli occhi già poco prima della luce e finivano le giornate al suono dell'orologio più naturale mai esistito, puntato su un orario variabile a seconda delle stagioni. Si dice che per gratitudine dall'inverno successivo a quello del ritrovamento, stormi di luì piccolo sostassero tra il tetto e le piante del giardino di casa Papathanasiu durante il loro lungo viaggio stagionale, certi che lì
nessuno avrebbe fatto loro del male, spinti forse da una memoria collettiva tramandata nella minuscola comunità di generazione in generazione. Ma ciò che aveva cambiato la vita di Kyriakos erano stati i pappagalli. Non i parrocchetti, né i grandi ara chiacchieroni e nemmeno le coppie di inseparabili, Kyriakos all'età di undici anni aveva visto alla fiera agricola del Pireo - dove aveva accompagnato il padre e il nonno che lì
riuscivano sempre a vendere un cospicuo numero di uccellini - dei pappagallini dal piumaggio completamente rosso. Un rosso così intenso che fino a quel momento Kyriakos riteneva non potesse esistere in natura, ma solo nelle scatole dei suoi pastelli o sui vasi laccati cinesi che Anphotes aveva donato alla moglie Evanthia scambiandoli al mercato con una ghiandaia di cui un vecchio orientale si era invaghito.
Per tutta la giornata Kyriakos aveva fatto su e giù dal loro banchetto alle voliere del dirimpettaio, un mercante che mai prima di allora aveva partecipato alla fiera, suscitando il disappunto tanto del nonno, quanto del babbo indispettiti da quel suo stupore bambino che erano convinti attirasse la curiosità di altre persone portando più clienti alla concorrenza. Quando dunque la fiera si concluse e il
dirimpettaio si avvicinò, con aria che parve loro beffarda, a chiedere come fossero andati gli affari, il padre di Kyriakos a sua volta si informò riguardo quei pappagalli che erano stati l'attrazione principale della fiera. Questo gli disse che ne aveva ricevuta una coppia da un mercante che aveva navigato per tutto il globo terracqueo in cerca di spezie e che questi si erano riprodotti con una facilità inattesa.
L'uomo sorrise a Kyriakos che, il naso puntato tra due sbarre della voliera ancora ammirava incantato quei fuochi volanti e disse al padre del ragazzo :"Sono solo di passaggio qui nel Pireo, non tornerò mai più, per quella tua bella gracula posso dartene una coppia, così il tuo figliolo sarà felice e tu ti rifarai il prossimo anno del mancato guadagno". Nonno e babbo si guardarono, vi furono strette di mano a sancire l'accordo e poi lo scambio di
gabbie. Per tutto il viaggio di ritorno Kyriakos, con il sorriso stampato in faccia, non smise di studiare il suo tesoro. Dall'interno della piccola voliera i due pennuti tra l'impaurito e il curioso, lo osservavano di rimando. Poi scese la notte e il carretto si fece silenzioso. Lungo la strada solo il canto dei grilli e i versi meno rassicuranti dei grossi rapaci notturni.
Passarono i mesi e, come aveva detto il mercante, i pappagallini si riprodussero facilmente. Kyriakos ormai si dedicava solo alle loro cure, nessun tipo uccello lo interessava più. Aveva dato ad ogni esemplare un nome, parlava con loro e di mese in mese la voliera dei pappagalli rossi si faceva necessariamente sempre più grande. L'anno seguente Kyriakos, di ritorno dalla fiera, pianse tutte le sue lacrime
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I suoi più cari amici erano andati a ruba e mentre il padre e nonno Anphotes brindavano al grande incasso, lui si struggeva pensando a Filu, Eros, Gea e tutti gli altri adorati pappagallini di cui si era dovuto privare. Si chiuse in se stesso, il ragazzino spensierato ora stava zitto e appartato, passava tutto il tempo a curare le nuove nidiate. Passò ancora un anno il nonno morì, suo padre ritenne che ormai Kyriakos avesse l'età e le competenze per
recarsi da solo alla fiera del Pireo. Kyriakos partì che era ancora buio, sul carro una enorme voliera di pappagallini rossi e le gabbie degli altri uccelli. Alla sera a casa non fece ritorno. Il padre e la madre partirono preoccupati l'indomani per il Pireo. Quando giunsero del figlio non c'era traccia. L'oste che dava loro da mangiare durante le fiere disse che Kyriakos era andato da lui per pranzo, aveva solo una grande voliera di pappagallini rossi e sorrideva, aveva venduto tutti gli altri uccelli. Non lo trovarono, fecero ritorno alla piccola casa Bianca disperati. Dopo qualche mese fu recapitata loro una missiva recava gli incassi della fiera e diceva "Perdonatemi non posso privarmi di loro". Ora forse qualcuno avrà visto un uomo che gira per la Grecia con una enorme voliera sulle spalle piena di pappagallini rossi e no, non vi siete sbagliati sembra l'uomo più felice al mondo.
…perché forse la felicità è proprio questa
RispondiElimina🤗 Buone feste
EliminaAuguri Kriamandakos!
RispondiEliminaAnche a te Leonida 😁
EliminaBello questo racconto. Ho letto tutto con grande interesse questa mattina presto e mi ha coinvolto sino all'ultima riga.
RispondiEliminaAuguri per il nuovo anno e alla prossima
Grazie per il tempo che hai dedicato alla lettura e buon anno anche a te, a presto
EliminaApprofitto di Kyriakos, cinciallegre, cuculi e gazze per augurare all’affabulatrice Amanda un 2022 ricco di storie.
RispondiEliminaAuguri per il nuovo anno, cara Amanda!
Buon anno Babà tornate a pedalare quassù!
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