Dal bosco in autunno

 

Kala_illustrations 







Il fruscio delle galosce rosse sul tappeto di foglie autunnali preannuncia l'arrivo di Ainslie Chalmers. È uscita dal fitto bosco e procede verso il centro del paese. È un evento raro, qualcuno ci misura il tempo sulle sue comparse: " È già passato un mese?" Ha la gerla sulle spalle, al ritorno farà legna, si sta recando all'ufficio postale a ritirare la pensione, indossa una calda giacca di lana gialla e un cappello per ripararsi dall'umidità del bosco. Dalla gerla proviene un uggiolio e Ainslie con tono calmo risponde. Ha infatti con sé il giovane Roisin, il cucciolo che da pochi giorni ha accolto; sono ormai mesi che la vecchia Latona l'ha lasciata sola nella piccola casa di legno in riva al fiume. Aveva giurato che nessun altro cane avrebbe potuto prendere il posto di Latona. Di tutti i cani che negli anni avevano messo a  disposizione occhi e fiuto per guidare i suoi passi, Latona era quella a cui era stata più legata, ricambiata per quasi diciannove anni di un amore incondizionato. Quando però è venuta a sapere di quella cucciolata abbandonata, le è sembrato che fosse Latona stessa a chiederle di accoglierne uno. Al momento Roisin si divide tra gioco e nanna ed è Ainslie a guidarlo alla scoperta del bosco, ma la donna sa che i ruoli si invertiranno presto, il bosco non avrà più segreti per il piccolo Roisin. È comunque vero che  il cane le serve più per muoversi in paese e tra la gente piuttosto che nel suo habitat naturale. Da decenni Ainslie sa come non mettere il piede in fallo perfino nella torbiera acquitrinosa che dal retro della casa si spinge fino alla riva del fiume. Per questo il suono delle galosce a qualsiasi stagione annuncia il suo arrivo agli abitanti del paese: un suono umido e fangoso in primavera ed estate, lo scricchiolio del ghiaccio in inverno e l'odierno fruscio autunnale. Che ci sia sole o gravi una fitta nebbia non fa differenza per Ainslie che vive da sempre nel suo mondo di ombre. I più anziani ricordano la nascita delle gemelle Chalmers come un grande evento, non vi era infatti ricordo di un parto gemellare in paese prima di quello, vero è che la madre era molto grossa fin dal primo trimestre di gravidanza, ma quando si era concluso il tempo e  la levatrice era giunta alla casa di legno nel bosco, erano in corso i brindisi dopo il primo parto che la donna aveva iniziato nuovamente a strillare e ci era voluta un'altra ora buona prima che quel calvario finisse nuovamente. Erano altri tempi quelli. Alla prima bambina era stato imposto il nome di Rhona, come la madre di suo padre, quando era giunta la seconda, dal momento che il nome della nonna materna se lo era aggiudicato una cugina, la levatrice suggerì Ainslie poiché nessuno aveva pensato a un nome femminile di riserva. I primi mesi vennero tutti in pellegrinaggio alla casetta per osservare quella duplice benedizione del cielo. Passarono i mesi e iniziarono a notarsi delle differenze. Ainslie fu la prima a gorgheggiare e Rhona la più agile nei movimenti. Di fatto era tale la simbiosi tra le due che una colmava i ritardi dell'altra ma i genitori presto si accorsero che Ainslie aveva uno sguardo spento e seguiva poco e male i volti di chi le stava davanti. Fu portata in paese e visitata e giunse la conferma: una cataratta congenita bilaterale la privava quasi completamente della vista. Rhona imparò a leggere per due, poi Ainslie di ritorno dal suo primo anno di scuola speciale insegnò a Rhona il Braille. Le separazioni durante l'anno scolastico erano il loro più grande cruccio anche se in realtà erano servite ad Ainslie a essere più indipendente e a non essere l'eterna ombra della sorella. Rhona,dal canto suo, si era scoperta più fragile e più timida con gli altri bambini in assenza della sorella, era come se essere lo scudo di Ainslie, il suo perenne raccontarle il mondo fossero divenuti la sua essenza e in sua mancanza scopo e spavalderia venissero meno. Poi in estate le due metà della mela si  riunivano. Giornate fatte di avventure nel bosco, risate, letture e bagni al fiume fino al fatidico giorno in cui Rhona era stata trascinata via dalla corrente, si disse, nel tentativo di salvare la sorella che era caduta nel fiume. Di fatto era vero il contrario. Quella mattinata Ainslie aveva pregato Rhona di non scendere al fiume, la sera precedente c'era stato un forte temporale e il corso d'acqua in quei frangenti rivelava il suo carattere torrentizio, facendosi impetuoso . Ma la giornata era torrida e Rhona volle assolutamente concedersi un tuffo. Quando Ainslie l'aveva sentita urlare si era precipitata nel tentativo di soccorrerla, il panico le aveva fatto perdere l'orientamento, i piedi erano scivolati e poi affondati nella torbiera e quando si era rialzata era ormai troppo tardi, la corrente aveva trascinato Rhona molto più a valle, le sue grida di aiuto avevano fatto accorrere il padre non più in tempo. Non fu la cecità la causa del suo isolamento, quanto l'essere sopravvissuta. Durante la veglia funebre il suo udito finissimo aveva colto ciò che si sussurrava: era terribile che ai suoi poveri genitori fosse rimasta la figlia disgraziata invece di Rhona. Nella piccola casa il lutto divise invece di unire e la sua mente bambina emise quindi una sentenza di colpevolezza nei suoi stessi confronti. Non provò neppure a raccontare come fossero andati i fatti. Gli adulti non chiedevano, forse temendo di riaprire  la ferita, forse perché sicuri del pregiudizio su come potessero essere andate le cose. Ad Ainslie fu regalato il primo cane e imparò a bastarsi. La notte si svegliava in preda agli incubi: Rhona tendeva invano mani che lei non era mai in grado di afferrare. Affiorava dal sonno madida di sudore, urlando il nome della gemella. Iniziò ad assolversi solo quando morirono gli anziani genitori. Quando scende al fiume ancora ripercorre gli eventi di quel giorno, nella testa riaffiora tutta la catena di "se" svolta e riavvolta, come una tela di Penelope, ogni giorno della sua vita, ma da qualche tempo dalle acque sembrano affiorare voci e mani bambine. Sente risuonare risate cristalline e non sono le mani di Rhona che riesce infine ad afferrare ma quelle di una piccola Ainslie che vuole e può essere salvata.






Commenti

  1. Quello che riesci a scorgere nelle pieghe di un disegno è davvero meraviglia pura.. ma forse l'illustrazione è solo una scusa.. hai già mille mondi dentro.. ;)

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    1. Ma questo è un complimento meraviglioso Franco, grazie di cuore❤️

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  2. Sicuramente da un singolo disegno (stupendo, tra l'altro), riuscire ad elaborare un racconto così strutturato (con sintetizzata una vita), non è semplice e manco scontato. Struggente questo racconto.

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    1. Ancora chiuso in casa almeno fino a martedì, poi vediamo che dice il tampone. Sto bene, comunque, a parte una tosse che non mi vuole lasciare. Io la lascerei andare... questa sì, volentieri.

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  3. Nessuno tranne lei la salverà quelle son cose che si portano dentro per sempre.

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  4. Magistrale l'aggancio iniziale tra il piccolo Roisin e la vecchia Latona, dei quali si saprà l'importanza per la vita di Ainslie solo verso la fine. Brava come sempre.

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  5. Bellissimo! E' un po' che non leggevo i tuoi racconti ed ora me ne pento. Brava Amanda, sei veramente molto brava. A presto.

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