Slowest Movement
Quint Buchholz |
Quella che stava per arrivare era una notte di fine settembre. Una di quelle notti che fanno seguito a giornate in cui l'aria fresca, attesa e agognata, ha raccolto come stracci i fastidiosi residui dell'umidità di una estate di pianura che non vuol morire, li ha dilavati, dopo averli addensati in nuvole pesanti, e ha steso al sole dei panni coloratissimi di arancio e di rosso. Il sole si era inabissato oltre l'orizzonte lontano, la luce si era spenta. Le giornate si erano indubbiamente accorciate. La donna, inquieta tra le quattro mura di casa, aveva spento la radio, consapevole che lo spettacolo era fuori. Aperta la porta aveva respirato l'aria fresca della sera, indossato gli stivali da pioggia e si era avviata nella campagna rabbrividendo: d'improvviso la temperatura ballava allo stesso ritmo delle stagioni. Incurante proseguiva. Il granturco era stato raccolto, le stoppie brunite giacevano al suolo. Oltre il limite del campo, il pioppeto, sotto l'argine rafforzato presso l'ansa del fiume: amava quella sorta di esercito pacifico in parata; tra i fusti argenti si allungava la luce. Decise allora di fare ritorno ma solo per portare con sé qualcosa di caldo da indossare, non sarebbe rientrata presto. Chiuse nuovamente la porta di casa alle sue spalle e mosse in direzione degli alberi, non prese con sé la pila, era plenilunio, la luce non sarebbe mancata. Le prime foglie cadute con il temporale restavano mute al suo incedere, aveva azzerato i pensieri e acuito i sensi, solo così poteva essere attrice nello spettacolo. Fu allora che notò che il terreno tra i filari di alberi riluceva quasi fosse scesa al suolo polvere lunare e iniziò a seguire quel nastro luminescente che si dipanava davanti a lei. Ne cercava l'origine ora ai suoi piedi, ora tra le fronde dei pioppi. Ma non la trovava. Iniziò a sentirsi a metà tra Pollicino e Alice oltre lo specchio. Udiva i movimenti degli animali notturni, avvertiva i profumi come non li aveva mai sentiti prima. Senza fretta i passi si susseguivano, la scia luminescente l'attraeva e la passeggiata prese ad assumere i connotati di un vero e proprio viaggio: si muoveva in un contesto familiare e tuttavia così dissimile da come lo aveva fino ad allora vissuto, quasi che invece di uscire dalla porta di casa si fosse imbarcata su di un volo intercontinentale. E come per Alice il tempo si dilatò e si restrinse. Il pioppeto aveva lasciato posto all'aperta campagna e via via che procedeva e passavano le ore, l'acqua che si era riversata durante il temporale sulla terra, riarsa da quell'estate inclemente e che quindi era stata incapace di accoglierla nel suo grembo, si andava levando in foschia, a tratti quasi nebbia. La luna iniziò a calare e lei ancora sentiva di non poter fare rientro a casa non avendo ancora compreso l'origine di quel tappeto che aveva guidato il suo cammino per tutto la durata della notte, la curiosità annientava la stanchezza. Ad est iniziava il primo chiarore lattescente dell'alba quando avvertì distintamente in lontananza il suono di un violoncello: Bach la suite numero 1. E fu allora che come una Epifania le si manifestò come in un quadro quella visione, un uomo, la custodia dello strumento addossato ad una vecchia bicicletta poco lontana da lui, suonava Bach per una enorme lumaca che forse aveva come lei vagato per la campagna lasciando la sua bava irridescente che aveva guidato i suoi stessi passi. O forse l'uomo era lì per rendere omaggio a quell' enorme lento procedere sul fare di ungiorno intimidito dal persistere della nebbia. La donna si fermò, qualunque fosse l'ordine delle cose, ebbe la certezza che era esattamente dove avrebbe dovuto essere. Dai campi roridi di rugiada si levò uno stormo d'anatre. Indugiò ancora un istante, si imbevve di bellezza, quindi fece ritorno.
Meraviglia! Piacerebbe anche a me seguire una scia di tal fatta e trovare poi chissà qualche sorpresa bella.
RispondiEliminaPer fortuna Franco mi ha detto di controllare in spam e come mai blogger ti abbia messo in spam questo giro non ci è dato di sapere 🤔
EliminaDa qualche post mi soffermo sull'illustrazione prima di leggerti. Cerco di estrapolare un mio mondo, sensazioni su misura, sfumature personalizzate.. poi inizio a leggerti, e mi si accavallano mondi neanche lontanamente ipotizzati, mondi paralleli, affiancati, vicinissimi, dal sentimento comune ad ogni singolo particolare di riquadro illustrato.. diventa il disegno supporto alla narrazione, come se non fosse possibile altro che il tuo elegante indugiare, e noi imbevuti di bellezza..
RispondiEliminaMa alla fine è come davanti a un quadro, un libro, una canzone, ognuno fa il suo viaggio, ma quando si condivide l'esperienza non si può che finire col lasciarsi "sedurre" dall'esperienza altrui. Grazie Franco
Elimina...e bella sei tu, rorida terra...
RispondiEliminaMi piace assai.
Per Est21 e Alberto Cane, mi spiace io sola vedo i vostri commenti che mi sono arrivati via mail, dove li abbia nascosti blogger non ci è dato sapere. Vi ringrazio molto
RispondiEliminaControlla in spam..😊
EliminaGrazie!
EliminaNon ti preoccupare per i commenti, a volte succede pure a me.
EliminaUn saluto e a presto
A te, grazie ancora
EliminaLa bellezza salverà il mondo. Grazie
RispondiEliminaSperiamo! Grazie a te
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