L'uomo che costruiva se stesso

Gabriel Sainz

A volte pensava di vivere nella piega di una delle bugie che raccontava quell'uomo, le raccontava così bene che le cose inventate si materializzavano: a tratti, erano merletti delicati, chiunque poteva guardarci attraverso e vedere la realtà per com'era, in controluce erano intarsi arditi, se non ti avvicinavi troppo; altre volte erano indistruttibili tartan, fatti per fasciare le gambe robuste di un guerriero impavido, ti portavano via lancia in resta ed era fantastico lasciarcisi trasportare. L'uomo aveva vissuto sette infanzie. Una felice, da figlio amato, ed in quella aveva due fratelli più grandi ed una sorella più piccola, una piccola tribù che al pomeriggio indossava baffi di crema di cioccolato e la mattina ciondolava davanti alla tazza del latte e cacao e nel tragitto per la scuola passava davanti al bazar che vendeva casalinghi e giocattoli e non mancava di studiare le rare novità in vetrina discutendone animatamente. Una infelice da figlio unico di genitori separati ed in eterno conflitto. Una alternativa in una comunità da figlio di figli dei fiori. La prima volta che lei l'aveva visto scivolare sulla bugia aveva pensato:" Chi è l'uomo che ho affianco? Possibile che mi sia così sbagliata?". L'aveva scrutato, osservato, aveva seguito le sue evoluzioni mentali e poi aveva stabilito che erano assolutamente innocue, mero abbellimento della realtà, nessun sotterfugio, solo zingarate, passeggiate nella fantasia.
L'uomo aveva accolto la sua consapevolezza come un segnale di rafforzamento del loro legame, l'aveva presa per mano e la conduceva in viaggio per le sue iperboli, lei era la signora di un harem, giaceva con un corpo ma in realtà viveva con cento uomini diversi. Ora era lì e lo guardava dormire, a chi apparteneva quel sonno tranquillo? A quale delle ombre cinesi che lui magistralmente metteva in scena? Non era molto importante: alla fine di ogni storia lei si sentiva amata, desiderata, felice. Si riaddormentò.
L'uomo si svegliò al mattino, il letto accanto a lui era desolatamente vuoto, eppure c'erano tracce di lei, ne avvertiva ancora il profumo. Si alzò, la cercò in giro per la casa, nulla. Andò in cucina per vedere se gli avesse lasciato un messaggio, ma non trovò nulla. Si fece inquieto, si vestì e si costrinse ad uscire, i suoi impegni di lavoro quella mattina non ammettevano deroghe. Si trascinò per tutta la giornata, la mente altrove in attesa di segnali che non arrivavano. Iniziò a pensare agli ultimi gesti tra loro, alle ultime parole, ma non c'era nulla che potesse far pensare ad un allontanamento, ad un mutamento dei loro sentimenti e per questo tutto sembrava così assurdo. Girava per la casa senza posa, apriva cassetti, armadi, una tragica normalità ammantava ogni cosa. Stremato si sdraiò sul letto, i sensi in allerta, nulla che desse pace. Le lancette dilatavano il tempo dell'attesa. Era quasi l'alba quando crollò e cominciò a sognare. E fu allora che lei apparve, sorridente "allora, racconta, dove sei stato tutto il giorno questa volta?" e l'uomo iniziò a raccontarle di un mondo senza di lei, un mondo buio, freddo, desolatamente vuoto, un mondo senza musica e senza poesia. Lei allora lo abbracciò e gli disse " questa non mi piace raccontamene un'altra".

Commenti

  1. si, raccontamente un'altra Amanda, ma come sai fare tu....
    grazie
    Sandra

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  2. Risposte
    1. no lei caro Giardi è la mia Sheraazade, in abito da odalisca non la si può guardare, ma quando racconta lei porta davvero lontano lontano

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  3. E a volte le tante vite non sono un sogno...

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  4. si, un'altra e un'altra ancora...finchè non si trova la favola bella....

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    1. E' come nella canzone Il vecchio e il bambino di Guccini:

      "... E il vecchio diceva, guardando lontano:
      Immagina questo coperto di grano,
      immagina i frutti e immagina i fiori
      e pensa alle voci e pensa ai colori

      e in questa pianura, fin dove si perde,
      crescevano gli alberi e tutto era verde,
      cadeva la pioggia, segnavano i soli
      il ritmo dell' uomo e delle stagioni...

      Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
      e gli occhi guardavano cose mai viste
      e poi disse al vecchio con voce sognante:
      Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"

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  5. Bella davvero e sembra su misura per me oggi.

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  6. "Una piccola tribù che al pomeriggio indossava baffi di crema di cioccolato", è una delle migliori perle di questa nuova, piccola ma fantasmagorica collana.
    Ci piaccion le fiabe, raccontane altre.

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