Tatuaggi nel tempo





Conosco un uomo istoriato, è un intero libro il suo corpo, un libro molto complesso, di difficile interpretazione. Quando ho potuto parlargli con più confidenza gli ho chiesto cosa significasse per lui segnare per sempre il suo corpo, mi ha risposto ciò che spesso rispondono coloro che si fanno tatuare "segno su di me cose che per me hanno un significato durevole". Eppure per me i suoi occhi verde scuro e la sua profonda voce che proviene da un corpo minuto, raccontano di lui e lasciano il segno molto più delle sue mille storie colorate.
Per quanto mi riguarda non potrei mai concepire di segnare il mio corpo volontariamente e per sempre, non mi piaccio con un paio di occhiali per più di due anni, figurarsi se accetterei di portarmi a spasso a 70 anni qualcosa che mi piaceva a 20. L'unico tatuaggio che ho invidiato è il piccolo principe con livrea di una mia giovane amica, è delizioso. C'è qualcosa di anomalo in questa nostra società che cancella con furente ossessione tutti i ricami e le storie che la vita disegna sul nostro corpo e contemporaneamente se ne imprime di indelebili. Sul mio corpo anche la vita è stata clemente, non ho brutte cicatrici. Al braccio sinistro porto il marchio di tutte le generazioni prima della mia, il vaccino del vaiolo, alla base del mio mignolo sinistro la mezza luna con i punti che mi furono dati al primo anno di medicina quando mi tagliai con una piastrella durante i lavori di ristrutturazione della cucina dei miei. Il collega del pronto soccorso di allora mi chiese la dinamica del sinistro e mi domandò se facessi la piastrellista, dissi "no studio medicina", mi disse "faresti meglio a fare la piastrellista", non gli credetti allora e forse, nonostante tutto, non gli credo neanche ora. Poco sopra il ginocchio destro una sottile linea bianca segna il punto in cui un chiodo penetrò nei pantaloni di velluto a coste da montagna durante la manovra di scavalcamento di una staccionata. Al braccio destro mi sono marchiata con un braccialettino che si è surriscaldato mentre sfornavo una torta, il braccialetto me lo regalò, per la laurea, il mio fratello in amore, lui se andò, per sempre, ormai diciassette anni fa, sembra ieri se ascolto il mio cuore dove la cicatrice è profonda, il braccialetto si ruppe poco dopo, ma sul mio braccio, e dentro di me, resteranno per sempre.

Commenti

  1. Neanche io amo i tatuaggi, per lo stesso motivo. Le cicatrici, come ci hai appena dimostrato, hanno altrettante (e spesso migliori) storie da raccontare.

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    1. non credo che la definirei "migliore" solo che è la mia vita

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  2. il tuo corpo è segnato. come il mio. cicatrici dentro e cicatrici fuori. forse chi si tatua ha bisogno (e lo so che è così) di mettere fuori gli stendardi che la sua anima ha issato dentro.
    poi ci sono le persone che fanno piccoli tattoo invisibili, dal significato perlopiù noto soltanto a loro stesse.
    e la fascinazione che subisco da parte delle persone tatuate è dovuta forse al fatto che la loro anima prima che il loro corpo, ha accettato che esistessero dei persempre.

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    1. poi ci sono le storie così
      quelle sono davvero per sempre

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    2. ho il culto dei per sempre, ma posso dichiararli anche diversamente

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  3. wow che racconto toccante. Ti aspetto da me, nel mio blog!

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  4. Allora forse tatuarsi è come farsi una cicatrice volontaria, per segnare un momento che si vuole ricordare per sempre.

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    1. non sono la persona più adatta per dirtelo, l'uomo istoriato l'ho perso di vista, quindi non posso più chiederlo neanche a lui, ma forse può essere così

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  5. le mie più grosse cicatrici sono quelle che non si vedono e come te non potrei segnare il mio corpo con qualcosa di indelebile.
    forse proprio le cicatrici mi spingono a stare sempre in movimento, per non rimanere a guardarle troppo e troppo a lungo ascoltarle. sono una codarda, a volte.

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    1. basta non mangiare per compensare! Non sei codarda ma insicura sì

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  6. "C'è qualcosa di anomalo in questa nostra società che cancella con furente ossessione tutti i ricami e le storie che la vita disegna sul nostro corpo e contemporaneamente se ne imprime di indelebili." Concordo pienamente. A me viene in mente Anna Magnani, quando diceva al truccatore: "Non togliermi neppure una ruga. Ci ho messo una vita per farmele".

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    1. un mito la Magnani con le sue belle borse scure sotto gli occhi

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  7. Mi ricordi alcuni incontri casuali che ho avuto con dei ragazzi/e supertatuati, borchiati, incatenati, inanellati anche sul naso, che credevo assassini stupratori e pure ladri di anime. Ma appena li ho sentiti parlare ho scoperto di trovarmi di fronte a delle persone fragilissime, tenere e dolcissime. Forse si rivestono di tutto, tatuaggi inclusi, per proteggersi come una corazza dai veri cattivi. Ciao Amanda.

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