La conta

 


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Rabbi Eleazar Levi era indiscutibilmente uomo di fede e saggezza. Chiunque bussasse alla sua porta - fosse persona dello Shtetl o anche di fuori villaggio - in cerca di un consiglio, una parola di conforto o di un confronto razionale su un qualsiasi problema, lo trovava immancabilmente chino sui libri. Non pensate tuttavia che questa sua caratteristica fosse frutto dell'età e dell'esperienza. Il giovane Eleazar, fresco di studi talmudici era infatti già votato a ragionamenti logici così ferrei da essere in grado di spaccare un capello in sette. Si dice che perfino da bambino la sua fase dei "perché" avesse messo in crisi  i genitori e non solo dal momento che era dotato di una tale perspicacia e dialettica da fiaccare qualsiasi adulto incapace di rendergli conto in maniera efficace e soddisfacente delle cause e degli effetti di ogni cosa. Perfino la sua notoria ironia era frutto della sua sagacia e conversare con lui, una volta superato l'imbarazzo del confronto con tanta saggezza, era piacere ambitissimo in tutto lo Shtetl e oltre. Ora dunque non è facile comprendere come tutto ebbe inizio. Qualcuno sostiene che si trattò del picchiettare sulla finestra del suo studio del becco di un piccione che lo distolse ripetutamente dalle sue amate carte fino a rendergli impossibile la concentrazione. Altri che invece tutto dipese dal fatto che trovò un piccione malato sull'uscio uscendo di casa un mattino, fatto sta che i piccioni iniziarono a destare in Rabbi Eleazar Levi un interesse fuor di misura. Qualcuno sostiene che da un certo punto in poi passeggiasse per lo Shtetl armato di carta e penna contando e ricontando i pennuti. Poiché gli anni erano passati anche per quell'uomo saggio, si argomentò che forse, nonostante tutta la sua intelligenza, la causa di questo eccezionale e improvviso interesse fosse da ascrivere a un principio di demenza, se non che Rabbi Levi non perdeva un colpo e ancora era in grado di dissertare per ore senza perdere il filo dei suoi pensieri come se Arianna avesse fornito anche a lui un refe da riavvolgere per uscire dal labirinto delle  elucubrazioni mentali proprie e altrui. L'unica domanda su cui non forniva spiegazione alcuna riguardava quel suo nuovo interesse. Iniziò perfino a donare i suoi adorati libri e a chi gliene chiedeva conto rispondeva che la conoscenza ha valore solo se condivisa. Al mattino usciva di casa, infilava il suo cappello e girava di strada in strada contando i piccioni e poiché quelli avevano nella loro natura l'istinto di volare, la conta era diventata una occupazione infinita che necessariamente doveva ricominciare da zero dopo pochi minuti. Eppure nessuno aveva mai visto Rabbi Eleazar Levi più sereno  come da quando aveva iniziato quel suo interminabile compito. Un giorno il pazzo del villaggio gli si avvicinò e gli disse: "Rabbi, non lo credevo ma tu mi somigli".Eleazar Levi levò lo sguardo su di lui e sorridendo gli disse:" Ah buon Chalom, non sapevo ti interessassi di piccioni, ma se è così vieni qui e aiutami a contare".






Commenti

  1. Siamo tutti portati ad identificare il buono delle persone, quando queste tendono ad allinearsi.

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  2. Concordo sul fatto di allinearsi, è come sentirsi simile e quindi riesce facile identificarsi. Interessante la storia che hai postato. Da dove proviene? Carina anche la foto.
    Un salutone

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    1. È un racconto mio, come sempre, ispirato al l'illustrazione di Kala

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    2. Complimenti! Interessante, molto bello e scritto bene. Incuriosisce e attirare l'attenzione del lettore.
      Un salutone

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  3. I Corvi: Bang Bang, Bambolina, Ragazzo di strada.
    Te eri in fasce.

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  4. Perfettamente inserita anche nello stile di raccontare ebraico ;-)

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  5. ...la conoscenza ha valore solo se condivisa...😍

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