Il futuro
Era un'alba di luna calante e non mi spiegavo neppure come avessi fatto a fare l'alba: chiacchiere, sempre le stesse da anni, nessuno che avesse voglia di raccontare o raccontarsi, forse perché non c'era più nessuno che avesse voglia di ascoltare. Un vuoto cazzeggio verbale con annessi sfottò che era durato solo perché nessuno nessuno voleva essere il primo a gettare la spugna a dire "io vado" che tutto sommato dormire e soprattutto sognare sarebbero stati meglio di così. Comunque, quando la notte si era fatta più chiara e l'aria aveva iniziato a emanare odore di aurora incipiente, quasi a comando il chiacchiericcio si era spento e finalmente eravamo risaliti in auto, diretti verso casa. Nel mio caso più che una casa, una tana, un luogo che poteva essere di tutti e di nessuno, un appartamento dove solo le bollette non ancora pagate sulla mensola dell'ingresso avrebbero raccontato a un ipotetico visitatore ignaro chi abitava in quei quaranta metri quadri. Avevo aspettato qualcuno che prendesse per mano la mia vita, che decidesse di dirigerla, una sorta di regista ma anche sceneggiatore perché non ero in grado di recitare a soggetto. Da principio quell'attesa era, diciamo, inconsapevole. Ci riempivamo come tutti la bocca di "futuro" immagino sia un male inevitabile della giovane età. Poi quando gli altri via via avevano iniziato a disegnarlo il loro futuro – anche se, ammettiamolo, secondo schemi precostituiti - , mi ero trovato con la consapevolezza di un oggi sciapo e della mia tendenza a viverci o meglio ad accasciarmici sopra. Avevo aperto il finestrino dell'auto chiedendo all'aria frizzante della litoranea di tenermi sveglio fino a casa. Improvvisa, l'impellenza di una minzione, era diventato disagio fisico ma non c'era luogo dove fermare l'auto e nemmeno un posto dove nascondermi. Non sopporto quelli che, scesi dall'auto, danno le spalle alla carreggiata ed estraggono l'arnese come se poco prima e poco dopo delle loro spalle non fossero chiaramente visibili a eventuali passanti. A quell'ora il traffico dei nottambuli iniziava a mischiarsi con quello dei più mattinieri così la litoranea era tutt'altro che deserta. A un certo punto uno sterrato scendeva ripido verso il mare e lo imboccai nella speranza di accedere alla pineta dove potermi appartare per pisciare in santa pace. Niente, da lì non si accedeva alla pineta, dalla stretta spiaggia si imboccava una lingua di terra che disegnava una piccola baia. Ormai di tornare in macchina e ricominciare la ricerca non se ne parlava, troppa era l'urgenza, quindi mi incamminai lungo quella sorta di argine naturale alla ricerca quantomeno di solitudine. Sopra di me uno spicchio di luna e un'unica nuvola. Mi lasciai ridestare dall'odore salmastro e stavo tornando sui miei passi quando lo vidi: un uomo elegantemente vestito stava immerso nell'acqua fino alle cosce. Rimasi a osservarlo cercando di comprenderne le intenzioni. D'un tratto mi sentivo perfettamente sveglio. L'uomo stava immobile, lo sguardo piantato nell'acqua, sembrava scrutare il fondale. Improvvisamente divenne consapevole della mia presenza e prese a osservarmi con la stessa insistenza con cui lo guardavo io.
«Buongiorno», gli urlai «Tutto bene?»
« Andava meglio un'ora fa»
«Serve aiuto?»
«Se ha voglia di cercare un paio di chiavi nell'acqua a quest'ora del mattino, allora sì, serve aiuto»
«Oddio non è proprio una scelta che farei spontaneamente, capirà anche lei che è come cercare un ago in un pagliaio ma se sono importanti posso tornare con un pescatore che conosco e il suo barchino e vediamo se riusciamo ad aiutarla. Dove le ha perse?»
«Veramente non le ho perse, le ha lanciate la mia fidanzata»
«Deve essere stato un gran brutto litigio»
«No, non ci siamo capiti, non avevamo litigato, l'ho portata al cinema a vedere un film scelto da lei e poi a cena nel suo ristorante preferito, quindi abbiamo deciso di venire qui a vedere l'alba, abbiamo fatto l'amore e io avevo deciso di chiederle di sposarmi, tutto sembrava aver preso la piega giusta così ho tirato fuori la scatolina con l'anello e mi sono dichiarato. Lei mi ha guardato, ha sorriso, ha staccato la chiave della macchina, ha aperto la porta dell'auto, ha raggiunto la riva, ha lanciato la chiave»
«Oddio, quindi era un no»
«No, mi lasci finire, mi ha detto "Con molto piacere quando mi porterai le chiavi". Ha ripreso il sentiero in salita e, a piedi, se n'è andata. Capisce quindi che non ho scelta?»
«Mi scusi ma non mi sembra il modo di comportarsi di una persona innamorata e desiderosa di ricambiare la promessa, io se fossi in lei ci penserei due volte»
«Evidentemente non conosce Susanna e nemmeno me. Vede io voglio dividere la mia vita con Susanna esattamente per questo. È una persona più imprevedibile che conosca e lei sapeva che non avrei fatto altro che cercare quella chiave fino a ritrovarla»
«Potrebbe sempre farne una copia e portargliela dicendo di averla trovata»
«No, lei è proprio fuori strada: non potrei mai basare la mia vita futura sulla premessa di una menzogna»
«E se non la dovesse trovare? Capisce che si tratta di un'impresa disperata. Lei dice di amare questa Susanna così intensamente, perché rischiare dunque di perderla?»
«Resterò qui e cercherò e se dovessi fallire tornerò da lei e le racconterò la mia disperata ricerca, la sua durata, ogni singolo ciottolo del fondale marino, il colore di ogni pesce che avrò visto, il mutare dei riflessi del sole sulle onde per ogni minuto e ora trascorsi a cercarla, la forma delle conchiglie, l'illusione del riflesso di un oggetto sommerso che mi ha fatto sperare di avercela fatta, la delusione nello scoprire che si trattava solo di un abbaglio e poi le lascerò l'onere e l'onore di decidere se revocare la sentenza e concedermi un appello».
Lo vidi distogliere lo sguardo da me e riprendere la ricerca.
«Mi aspetti» urlai.
Non credevo in un mio futuro, ma avevo appena deciso di aiutarlo ad aggrapparsi al suo come un naufrago a una zattera. Mi tolsi la giacca, le scarpe, le calze, arrotolai i calzoni e le maniche della camicia e per diverse ore condivisi la ricerca.
Lui trovò lechiavi, non il promesso sposo ma lui e quando anni dopo la coppia divorziò il tribunale stabilì che quel matrimonio così disastrato fosse colpa di chi si era adoperarato per ritrovare quelle chiavi e lo costrinse a pagare il mantenimento della prole fino alla fine degli studi e quei pargoli stanno ancora studiando in università estere con profitti non certo esemplari.
RispondiEliminaBestiaccia 😁
Eliminasenza fretta, con naturalezza, ci porti a rimboccarci i pantaloni per collaborare alla ricerca forse vana della chiave del futuro.
RispondiEliminamassimolegnani
Guarda io ci ho provato, poi non so se ne valesse la pena 😁
EliminaStavolta sono rimasto a margine della magia, quella che ogni volta mi coinvolge quando ti leggo. Forse colpa del protagonista che magari, approfittando dell'aiuto nel cercare chiavi in mare, avrebbe serenamente adempiuto ai bisogni urinari, forse il proprietario dell'auto, illuso ma cosciente di essere proprietà totale di Susanna, forse quella schizzata di Susanna, che non sa quanti ne può trovare ancora disposti a portarla al cinema a vedere Muccino..
RispondiEliminaEra tutto così surreale, soprattutto Muccino 😂
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