L'ex

 

Tlacuiloa 





La mattina del 4 maggio 2024, Michele Sarti vergò l'ultima pagina del suo diario subito prima di uscire. Certo lui non sapeva che sarebbe stata l'ultima, ma fu così. Aveva iniziato a tenere quel diario due anni prima e non per sua spontanea volontà. Michele Sarti non aveva mai tenuto un diario prima di allora. Perfino i suoi diari scolastici, in anni in cui quelli dei compagni di classe - le pagine increspate da segni di biro che annotavano testi di canzoni, versi di poeti, massime politiche e non - lievitavano, riportavano laconiche informazioni sulle materie di studio: martedì 27 novembre: storia studiare da pagina 125 a 144, Annotare non aveva, per Michele Sarti, un gran valore, lui le cose le viveva e, una volta vissute, le ricordava nei minimi dettagli. Poi venne la mattina del 3 febbraio 2022. Di quella mattina Michele non ricorda il tempo atmosferico, sa che spense la sveglia, infilò il piede destro nella ciabatta e si fermò ad osservarlo: un piede nudo che entrava in una ciabatta, ma perché poi? Rimase lì sospeso tra il fare ciò che faceva sempre e la consapevolezza di non sapersi più spiegare perché. La voce di Carolina, sua moglie, che gli chiedeva se ci fosse qualcosa che non andava lo ridestò, infilò anche la seconda ciabatta e si trascinò in bagno, entrò nella doccia e lasciò che l'acqua provasse a smorzare il dubbio insidioso, uscì dalla doccia, infilò l'accappatoio, prese a farsi la barba e nuovamente, guardandosi allo specchio, si domandò cosa lo spingesse a ripetere ogni mattina gli stessi gesti. Sua moglie bussò alla porta del bagno e si mosse attorno a lui con la rapidità di sempre e mentre gli raccontava cose che riguardavano la spesa da fare e abiti da ritirare in tintoria, Michele levò lo sguardo verso lo specchio e non si riconobbe, c'era qualcosa negli occhi che lo osservavano che non gli apparteneva più. Li abbassò rapidamente evitando il confronto con quell'essere nuovo. Carolina lo baciò e uscì verso la sua giornata. Lui tornò in camera, si sfilò le ciabatte, le accostò meticolosamente l'una all'altra e si rimise a letto, sprofondò in un sonno immoto e dimentico di tutto e fu lì che lo ritrovò sua moglie la sera rincasando, Per quella intera giornata il vecchio Michele Sarti e quello nuovo avevano condiviso una sorta di non esistenza senza che nessuno si fosse reso conto del cambiamento. Lavorava come libero professionista e quindi quando la segretaria non lo vide in ufficio pensò a qualche appuntamento dell'ultima ora con un cliente e non si allarmò, d'altro canto Carolina lo pensò in ufficio come sempre. La sera, quando lui bofonchiò di non sentirsi bene, gli fece misurare la febbre, che non aveva, immaginò che potesse avere una di quelle forme di covid con le ossa a pezzi e la testa pulsante, gli preparò una tisana e lo lasciò in pace. La nuova persona che albergava in lui era consapevole di doverle delle spiegazioni e tuttavia non trovava le parole per spiegare quel senso di estraneità che, era certo, sarebbe stato frainteso. Così fu infatti, Carolina dopo un paio di giorni lo trascinò dal medico e quando lui tentò di spiegare che non stavano più parlando con Michele Sarti, gli occhi di lei e quelli del medico si incrociarono condividendo un'espressione allarmata che fu impossibile celare. Il medico iniziò a porre quesiti per testarne la memoria, stimolando nel contempo la donna a fargli domande relative al loro passato remoto e a quello più recente. Di Michele Sarti quell'uomo nuovo ricordava tutto. Furono comunque prescritte numerose indagini diagnostiche, a cui docilmente si sottopose, sentendo di dovere almeno questo per sedare l'ansia crescente di quella donna, con cui, l'uomo che era stato, aveva condiviso anni, sentimenti, passione. Le analisi risultarono negative, l'uomo che era stato Michele Sarti fu quindi inviato da uno psichiatra. Fu prescritta una terapia antidepressiva anche se lui si sentiva diverso, non depresso, demotivato a fare ciò che aveva predisposto per se stesso un uomo che non era lui e non demotivato in assoluto. Lo psichiatra consigliò di intraprendere un percorso psicoterapeutico, l'uomo che era stato Michele Sarti, il 12 febbraio del 2022 si recò alla prima seduta. L'analista lo spinse dopo qualche incontro a tenere un diario. Dopo qualche tempo inevitabilmente firmò col nome di Michele Sarti le carte per la separazione da Carolina. Ci avevano provato entrambi a resistere ma, quasi a trovarsi in un dramma pirandelliano, tra la moglie di Michele Sarti e l'uomo nuovo che questo sosteneva di essere diventato, non c'era affinità alcuna. Aveva anche lasciato il vecchio lavoro, chiuso lo studio, licenziato la segretaria. Doveva capire cosa fare della sua vita. Prese a fare lunghe passeggiate, ogni giorno sempre più lontano dall'alloggio dove si era trasferito dopo la separazione. Camminava lungo argini, dentro ai parchi. Ai margini della città c'era un piccolo giardino con piante secolari di straordinaria bellezza ma non una panchina su cui sedersi, ebbe la tentazione di arrampicarcisi. Lo avrebbe mai fatto Michele Sarti? Sentì che la domanda non aveva più alcun senso. Parecchio in alto trovò un ramo robusto e comodo su cui sedersi, rimase lassù a guardare il paesaggio, le gambe a penzoloni e la cosa lo faceva stare bene, Respirava lento, le ore passarono, non sentiva né ansia né fame. A sera, annotando sul diario quella giornata giudicò che potesse essere il suo nuovo iniziò. Si toccò il viso, si guardò allo specchio e si riconobbe. Poteva chiamarsi Michele, Giovanni o Francesco, era di nuovo integro, di nuovo se stesso, qualunque cosa questo significasse. Iniziò a cercare un nuovo lavoro e finalmente lo trovò: non era necessariamente più gratificante di quello di quello di Michele Sarti ma ora lavorava per avere di che vivere e gli concedeva più tempo libero. Non smise di tornare ogni giorno al giardino e di sedersi sul ramo dopo essersi arrampicato. A primavera, quando foglie tenere ne rinnovarono la chioma, non fu più solo su quel ramo. Gli uccelli di ritorno dalla migrazione invernale si adeguarono alla sua presenza silenziosa, presero a circondarlo e iniziò tra loro un intenso dialogo. Gli raccontarono dei loro viaggi lunghi, di Paesi lontani che lui non aveva mai visitato e lui raccontò loro dell'uomo che era stato e di quello in cui si era trasformato. Confessò di aver ferito chi lo aveva amato. Uno di loro gli chiese se dunque si sentisse responsabile per le scelte dell'uomo che era stato e diceva di non essere più. L'uomo che era stato Michele Sarti comprese che quella domanda era il vero nocciolo della questione. Chiuse gli occhi, giunse le mani in segno di ringraziamento, balzò giù dal ramo: un piccolo volo che lo rimise con i piedi in terra. Il 5 maggio del 2024 Carolina trovò nella buca delle lettere un piccolo taccuino, lo aprì e riconobbe la scrittura dell'uomo che era stato suo marito. Lesse da principio il racconto di giornate fatte di nulla, lesse di un uomo che non aveva confessato di aver iniziato da tempo ad andare in una direzione che si allontanava da quello che erano stati l'uno per l'altra, lesse della sua insoddisfazione e dell'infantile desiderio di essere altro da sé senza dovere alcuna spiegazione. Lesse anche la sofferenza di non riuscire a scovare le parole, lesse la solitudine, lesse una buffa richiesta di scuse, lesse un addio, il saluto di un uomo che finalmente era diventato davvero altro da sé. Chiuse il diario certa che non lo avrebbe più riletto ma sorrise. Non avrebbe più rivisto Michele Sarti e nemmeno l'uomo che era diventato.


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