Vento d'estate









Dopo due settimane di lavoro così denso che ti ha risucchiato come la mota delle sabbie mobili, con poche ore di sonno per il caldo, i pensieri, le zanzare e i vomiti del gatto, sei ad un bivio: o ti "spatasci" nel letto dopo aver fatto un bagno nella camomilla e saluti il mondo per 48 ore, o sottrai ancora ore al sonno e vai a disintossicarti sui monti con una di quelle camminate lunghe, lunghe che ti ammazzano le gambe e ti resuscitano l'anima. Si parte da casa presto, ma non a sufficienza per impedirti di trovarti sul sentiero con il sole già alto. I campi lungo la strada verso i monti sono sovrastati da una sottile nebbiolina, il sole inizia ad alzarsi su un cielo lattescente. Una donna non più giovane procede lungo il ciglio della strada a passo spedito, la gonna lascia intravedere due gambe muscolose ed asciutte, dalla cinta in su ha le forme compatte prive delle sinuosità femminili, sulla spalla una grossa borsa bianca, guarda avanti con sguardo severo. La radio trasmette musica barocca arrangiata in chiave swing, poi racconta dell'uomo che unì le Germanie e che è passato dalla vita alla storia. Arriviamo al sentiero che è passata, anche se da poco, l'ora che ci eravamo prefissati per iniziare il sentiero, poco importa, le giornate sono infinite a questo punto dell'anno. Apro il bagagliaio per estrarre zaini e scarponi e con orrore ci accorgiamo che il 3/4, che aveva portato su in casa gli scarponi per l'ordinaria manutazione - scarponi che dimorano tutto l'anno in auto, mai perdere un'occasione per camminare - li ha scordati a Padova, al quarto piano, quando ormai ci stiamo rassegnando all'idea di aver perso capra e cavoli (leggi sonno e gita sui monti), al 3/4 viene una luminosa idea: qualche chilometro più avanti c'è un rifugio, raggiungibile in auto, proveremo a sentire loro se hanno un paio di scarponi da prestargli. L'uomo evidentemente è dotato di un considerevole fondo schiena perché l'unico paio di scarponi che hanno è della sua taglia e provati, calzano come la scarpina di cristallo al piede di Cenerentola. Torniamo all'imbocco del sentiero, e sono passate le nove (orrore) ed iniziamo a salire su per la val Regana. Alle nostre spalle la catena dei Lagorai.

Lagorai dalla val Regana


Quasi quattro ore di salita dolce e costante dapprima nel bosco e poi in un tappeto di rododendri in fiore (fioriti con quindici giorni di anticipo sulla media per quell'altezza). 
Nessuna macchina fotografica potrà mai rendere la pienezza del colore di quella fioritura, il blu delle genziane, il giallo degli anemoni di montagna, la delicatezza dei ranuncoli glaciali, il torrente che scorre lì in mezzo e che talora ci rinfresca i polsi, la testa. Intanto inizia ad alzarsi un brezzolina,che ci asciuga prontamente il sudore di dosso. La forcella è di quelle che spostano sempre più lontano nonostante sembri a portata di piede, il vento rinforza e quando manca poco al primo traguardo dobbiamo fermarci a coprirci, faremo merenda sotto la forcella, lassù infatti il vento è teso e gelido. 


All'orizzonte la forcella



Alla forcella Regana e più su, alla meta finale della nostra gita, il Col della Crose, vi avevo già accompagnati qualche anno fa, ma salendo dal lato opposto la Val Tolvà. Dalla forcella, l'andatura cambia completamente, la pendenza si fa dura, a tratti il sentiero è esposto e ci sono due piccoli tratti di corda fissa. Il vento ora è teso e mi costringe ad accucciarmi un paio di volta perché mi sento sollevare e portar via, ma spazzando qualsiasi foschia residua in vetta ci regala un paesaggio mozzafiato




360 gradi di mondo


Impossibile fermarci a mangiare lassù, scendiamo sull'altro versante che appare più riparato e finalmente poco sotto la vetta sosta e panino 

anche il piede pretende la sua fetta di libertà
Poi si riparte, ma prima della ripidissima discesa per la Val Reganella uno sguardo alla cima d'Asta


Ed alle Pale di San Martino


La prima volta che imboccai la Val Reganella non fui molto fortunata: scesi tra lampi, tuoni, fulmini, saette e grandine, il sentiero, molto ripido si trasformò in un incubo, quando arrivammo alla macchina non avevo più nulla di asciutto né addosso, né dentro allo zaino e non colsi sicuramente la bellezza di quel percorso tra torrenti, laghetti e cascatelle, volevo solo che la tortura finisse al più presto, ma questa volta me lo sono goduta  pienamente tra pareti di rododendri, ontani odorosi, acque increspate dal vento. Stancarsi in questo modo è una cura, arrivata a casa. dopo la doccia ho perso conoscenza fino al mattino.

Commenti

  1. Domenica prossima parto anch'io per i miei soliti tre giorni di compleanno sulla mia solita montagna bella. Non vedo l'ora, bellezza, fresco e fuga dai tosaerba!

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  2. Meraviglioso....noi sabato abbiamo fatto un escursione diversa dal solito, nel tardo pomeriggio siamo saliti sui monti pisani, raggiungendo la vetta del monte Faeta un tempi per godere dello spettacolo del sole che tramonta in mare. Dopo una cena frugale ed una abbondante condivisione di dolci con il resto del gruppo, fatto un brindisi siamo ridiscesi con la luce delle torce.

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  3. Quella stanchezza li', e' una delle robe più belle del mondo.

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  4. Che meraviglia! E quella è la stanchezza buona

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  5. Proprio sui Lagorai io mi sono bloccato ad un certo punto ... per fortuna, perché così siamo tornati prima del previsto, evitando un temporale che sarebbe stato pericoloso. Bellissima zona però, in particolare i boschi in basso ... mentre la salita non fa per me , meglio vedere le cime dal basso o dalle tue foto :)

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  6. Tutto meraviglioso. I luoghi e la maniera come li racconti. E alla fine beato sonno.

    Alla faccia delle scie chimiche che vedo in una foto, ahah.

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    1. Oh ecco sapevo di essermi dimenticata qualcosa, c'erano delle nuvole bellissime sembravano la passamaneria di un asciugamano, lunghe scie con le nappine sotto, come se dio fosse uscito dalla doccia e si asciugasse con un telo tinta cielo e rifinito di bianco

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  7. Più scorre il tempi e più amo la montagna, sentieri con poche persone, aria secca e profumo che non si trova da altre parti... ne veniamo da una settimana in trentino e mi fa ancora male la schiena per avere atto parecchi chilometri con 12-13 chili sulle spalle... :-)

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