Il giocatore
Vincent Manalo |
Quando era piccolo era quello che resisteva più a lungo, rimaneva nascosto e silenzioso per ore e , siccome solitamente era un chiacchierone, quei silenzi e quelle lunghe assenze tuonavano come il rombo di saette che si scaricano vicine durante un temporale di fine estate. Imponeva i suoi vuoti ai compagni di gioco che ne rimanevano attratti come dalle storie fantastiche che sapeva raccontare e lui, consapevole di questo, li ammaliava con la presenza e con l'assenza giocando la sua partita personale all'interno del gioco di tutti. Perfino sua madre lo chiamava a lungo perché rientrasse quando i tardivi tramonti estivi dopo l'esplosione dei colori andavano spegnendosi , scandendo l'ora X che d'inverno spettava a Carosello, e lui amava spaventarla, zitto e nascosto contava mentalmente i numeri delle reciproche resistenze, ed ogni giorno stabiliva un record, ed ogni giorno era lei che, sconfitta ed impaurita correva a chiamare suo padre, ed il padre, che quel bambino comprendeva perché sapeva giocare come lui con i racconti, i silenzi e l'ironia, lo stanava sempre al primo richiamo. Erano una storia tra uomini la resa, la ritirata, e la consegna al sonno ed ai sogni.
Ne erano passati di anni da allora, e lui , fondamentalmente, era rimasto questo, un giocatore di nascondino. Solo che ora la sua partita la giocava con le donne. Le catturava con le sue storie, con i versi dei poeti, con l'immaginazione, tesseva la sua rete come un ragno, ma credetemi era un gioco inconsapevole, infatti la trappola scattava al contrario, quando la donna era conquistata lui, tornava a giocare a nascondino, dopo aver esposto con lei perfino le sue cicatrici, dopo essersi mostrato come sotto ad una lente di ingrandimento con un atteggiamento disarmante che faceva sì che la donna gli si consegnasse completamente, lui tornava a cercare l'angolo più recondito e celato da cui la osservava struggersi per la sua assenza. Ed iniziava a contare come nelle sere d'estate della sua infanzia, sordo ai richiami, sordo ai dolori, sordo alle ansie. Il più volte la partita terminava perché la donna cessava di cercarlo, inebetita da quanto il silenzio assordante avesse sostituito la calda presenza, smarrita, accettava la perdita. Una sola donna si era rivelata una giocatrice astuta, sapeva contare più a lungo di lui, una volta la conta era durata un anno intero, lui convinto di aver saputo anche questa volta dominare il gioco era, alla fine, comparso ma la donna era un ragno dalle tele complesse, riavvolgeva il filo quando ormai lui pensava di essere fuori dal gioco e gli chiedeva nuove storie e l'uomo tornava a raccontarsi, nudo.
che fatica! in questo periodo ho solo bisogno di cose "normali", senza giochi, cose che scivolino via lisce e distese senza far fare fatica... uno così lo scaricherei proprio...
RispondiEliminaOriginalissimo, accattivante. Brava, come sempre.
RispondiEliminaGrazie
EliminaLo vediamo questo tuo giocatore...
RispondiEliminaTitolo perfetto!
RispondiEliminaIn pratica chiudeva la porta in facci a chiunque tentava di scoprire gli scheletri dentro il suo armadio
RispondiEliminaNon aveva mica tutti i torti! Te però lo dici meglio e è infinitamente più bello.
Come secondo titolo ti propongo L'uomo ragno ... che ne dici? Il personaggio è antipatico ma è raccontato bene,brava!
RispondiEliminabrava brava brava
RispondiEliminaIn amore vince chi fugge?
RispondiEliminaMa cosa perde continuando a fuggire?
Lo sa e lo spaventa, oppure non lo saprà mai
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