Oltre il buio

Francesca

Puoi essere definito un animale notturno a nove anni o puoi essere consapevole di esserlo, e quella consapevolezza ha radici profonde almeno quanto la durata della tua giovane vita: perché tutti ti dicono che a nove mesi avevi invertito la notte con il giorno; perché il tuo primo ricordo è di te all'età di circa tre anni che guardi il volto stremato di tua madre che si è addormentata leggendoti una favola della buona notte, per la terza volta di seguito, ed è così bello quel viso dagli occhi cerchiati, finalmente disteso nel sonno, che non ti stancheresti mai di guardarlo, ti succhi il pollice e te la gusti, con gli occhi mai stanchi, nel silenzio della tua cameretta mentre la luce blu, vicino al comodino, proietta sul soffitto improbabili costellazioni; perché a cinque anni ti fingi addormentato e poi, quando i grandi dormono davvero, accendi sotto le lenzuola il gameboy e ci giochi, e ci giochi fino a quando tuo padre si sveglia, se ne accorge, e ti minaccia di portartelo via; perché a sette ti infili con la pila sotto le le coperte e leggi, leggi le storie che ti portano lontano, una pagina ancora e poi spengo, una pagina ancora e poi spengo.
E' quella dimensione intima della luce artificiale, del chiaro di luna alla finestra, che ti ha stregato, quelle ombre che si muovono a volte sinistre e che ti raccontano di universi paralleli, di epoche lontane in cui giravano animali terrificanti, di mostri che sbavano sostanze appiccicose e tu resti lì e li crei perché ti distruggano e li distruggi per crearne ancora.
E i rumori che venivano dalla camera dei tuoi che avresti voluto sapere cosa significassero ma che non hai mai osato alzarti per andare a decriptare e quei respiri strani e quei gemiti che poi ad un certo punto sono spariti e che un po' alla volta sono stati sostituiti dal suono, quello sì noto e poi persino troppo familiare delle loro litigate, le urla smorzate e gli "attento a come parli che ci sente". E poi le porte sbattute, e poi le porte non aperte fino al mattino e tu con le orecchie tese ad ogni minimo rumore, sperando di sentirlo rientrare sperando di non sentire il pianto soffocato di tua madre. Ed è così che tu, animale notturno, cresciuto troppo in fretta, questa notte hai deciso di vivertela fino in fondo e mentre litigavano sei sceso in silenzio, hai spento il tuo cellulare ed hai iniziato a camminare, oltre il buio del dolore, lampione dopo lampione, una falce di luna in cielo finché i battiti troppo rapidi del tuo cuore non hanno preso il ritmo dei tuoi passi, lenti.
E già comprendi camminando che non è per te che potranno continuare in questo modo ed è un pensiero da animale adulto più che notturno, un furto di infantile levità.
Non fa paura il buio, non quanto la luce che illumina la zattera naufraga su cui ti spinge il fallimento del loro amore.


Per Francesca che mi ha prestato il suo bellissimo scatto

Commenti

  1. Non ho mai sentito i sospiri, ho sentito solo liti e poi il respiro di tutta una camerata
    e le parole di un vicino di letto che come me amava più la notte del giorno.

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  2. Quanto dolore, Amanda!
    (non vedo più la colonna dei link, qui a fianco, a sinistra... Cos'è successo?)
    zena

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    1. Che link Zena? Poi vedo sul computer con la versione per furbofono non vedo differenze

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    2. sulla sinistra vedevo l'elenco dei post scritti dai blog che segui, tuoi amici: era bello poterli andare a leggere:)

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    3. Dal furbofono li vedo ancora, appena posso guardo dal computer

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  3. Magistrale. Sono questi gli anni che ti segneranno la vita.

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  4. Confermo quello che dice la Cri. Questo racconto è davvero intenso e commovente.

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  5. Hanno già detto tutto gli altri amici quassù. Io so solo che certe volte mi fai accapponare la pelle. E non è per via di questo maggio novembrino.

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