Lo vuoi un cincillà?


Glart69




C'era una luna enorme, gravida di luce e silenzi, a illuminare il suo cammino. C'erano anche milioni di stelle. Le sue notti di bambina avevano altre luci, luci di città, fatte per illuminare realtà contingenti, giochi di scatole: gli schermi di televisori e computer, gli edifici, le città ormai una dietro l'altra senza soluzione di continuità. A quei tempi il cielo era uno spettacolo per sognatori o per astronomi, questi ultimi tuttavia lo osservavano anch'essi con gli occhi in una scatola che rimandava lo spazio in un gioco di lenti e riflessi. L'aria mancava, i bambini non giocavano all'aperto da anni. Poi venne il Giorno, l'Evento, la,Cosa, la Fine, il Nuovo Inizio, l'Epifania: l'aveva sentito chiamare in molti modi negli anni dai pochi superstiti che si erano da prima consociati per la paura, poi combattuti per la caccia alle poche risorse rimaste e infine si erano ridati delle regole per non soccombere alla barbarie. Di giorno l'aria era rovente, la notte in quel deserto spirava un vento gelido e gli uomini utilizzavano le ore dell'alba e del tramonto per i loro spostamenti. Anche lei era in cammino, la prima parte del viaggio con i colori del tramonto, quelli non erano mutati dal Vecchio Mondo. Ora prima dell'aurora  si era rimessa in cammino, la luna e le stelle le indicavano la via e lei cantava per vincere la paura. Con la luce del mattino avrebbe raggiunto il mercato e lì avrebbe venduto i cincillà che aveva allevato con amore, li trasportava in una cesta che recava sul capo. Cantava anche per non pensare a che ne sarebbe stato di loro, in quel mondo in cui gli animali erano pochi. I membri della sua comunità le avevano detto "affezionarsi alle bestie è peccato" ma lei in quella antica città di cemento della sua infanzia era cresciuta con un cane ed un gatto e non sapeva adattarsi alle regole mondo nuovo. In lontananza iniziava a scorgere le sagome degli altri mercanti che montavano i banchi del mercato. Come le era stato insegnato iniziò a urlare:" lo vuoi un cincillà?" le ultime raffiche di vento le bruciarono le gote e le asciugarono una lacrima, continuò a camminare verso la luce del giorno. Tutto era cambiato perché nulla cambiasse.

Commenti

  1. Sembrerebbe dunque inevitabile "soccombere alla barbarie"... Ma, a dispetto della morale della favola, la delicata poesia che ne traspare offre essa stessa un barlume di speranza.

    RispondiElimina
  2. Mi sembra una morale anche veg, per questo ci piace ancora di più 😎.

    RispondiElimina
  3. In un contesto crudo e disumano, un piccolo gesto di umanità e di poesia brilla come un diamante sotto il sole.
    un abbraccio

    RispondiElimina
  4. quante volte ti devo dire che scrivi bene!!! p.s. il tuo libro è sul mio comodino

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari