La Vedova Gertrude

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Gertrude era per tutti "la Vedova" da così tanto tempo che probabilmente doveva essere stata una sposa bambina, perché le pieghe amare e spigolose del suo viso le avevano regalato numerosi anni in più delle primavere che realmente aveva trascorso su questa terra. Qualcuno dubitava perfino che fosse realmente mai stata sposata perché né il registro parrocchiale, né le carte dell'anagrafe comunale recavano traccia di un matrimonio della Vedova, né vi era, tra i più longevi del Villaggio, qualcuno che ricordasse il volto o il nome dell'uomo che morendo aveva fatto di Gertrude quello che la rendeva famosa ben oltre i confini del suo piccolo paese. Aveva fianchi snelli e mani affusolate che sembrava non avessero mai conosciuto la fatica del lavoro e tra le dita rigirava senza posa la sua famosa treccia rossa. E badate che non si trattava del rosso di certe donne diafane e dal volto costellato di efelidi che frequentemente abitano tra quelle popolazioni del nord dell'Europa, no, Gertrude sfoggiava una treccia lunghissima che spuntava da un fazzoletto nero come gli abiti che da sempre indossava, in quel lutto perenne che probabilmente era stato l'origine del suo epiteto. La treccia era di un rosso scarlatto, qualcuno sosteneva che quel suo colore derivasse dal sangue del defunto consorte (o erano più di uno gli uomini che avevano versato il loro sangue affinché la Vedova potesse tingere la sua capigliatura?) Aveva  una fronte alta e bombata al di sotto della quale, senza che venissero sottolineati da sopracciglio alcuno, sotto due palpebre per lo più appena dischiuse, scintillavano due occhi grigi e severi che incutevano inquietudine e soggezione. Pareva un gatto allo studio della sua preda, prima di sferrare l'attacco decisivo e mortale. Nessuno ricordava la timbrica della sua voce: era donna di pochissime parole. Osservava tutti e tutti erano certi che nulla le sfuggisse e che sapesse tutto di tutti all'interno del paese anche se quelle sue conoscenze non le condivideva con anima alcuna. Da dove derivassero i suoi averi neppure questo era noto, delle sue ascendenze si era persa traccia. Era come se Gertrude, pur essendo da sempre membro della piccola comunità, vi fosse stata catapultata in un tempo remoto e si fosse incistata nel paese come avviene per i virus che un attimo prima non c'erano e che poi si diffondono seminando malattia e morte. Aveva un naso piccolo e dritto e labbra sottili che non ridevano mai. Le altre donne del paese minacciavano i figli discoli di essere spediti in punizione dalla Vedova Gertrude, la minaccia sortiva sempre il suo effetto. Fu una mattina all'emporio che avvenne il fatto. Gertrude era intenta a studiare le sete, rigorosamente nere, che aveva ordinato, quando entrò nel negozio una donna, dignitosa nell'aspetto, le spalle piegate da un dolore che era un fardello molto gravoso, teneva per mano un bimbetto, composto e troppo serio per la sua età a occhio stimabile tra i quattro e i cinque anni. La donna e perfino il bambino sembravano averne viste troppe. La donna chiese al negoziante se avesse da offrirle un lavoro, disse di intendersene di stoffe e di saper cucire. Il rifiuto dell`uomo, probabilmente l'ultimo di una lunga serie, 
scatenò un marasma nella giovane donna che, dimentica della sua dignità, si mise in ginocchio e lo supplicò, disse che stava scappando da un marito violento e che lo faceva per sé e soprattutto per il figlio. Fu allora che tra lo stupore degli astanti la Vedova Gertrude offrì a entrambi un rifugio e alla donna un lavoro e li portò con sé. La giovane sorrise colma di gratitudine e la seguì. Qualcuno al negozio era tentato di metterla in guardia ma tutti tacquero. 
In breve divenne la dama di compagnia della "Vedova" che parve quasi mutare l'umore grazie a quelle nuove presenze nella sua vita da sempre solitaria. Col tempo la giovane smise di guardarsi alle spalle quando camminava per strada e il bimbo riprese la spensieratezza tipica della sua età. La confidenza instaurata tra le due fece emergere la vera storia di Gertrude: era la figlia di un nobile che aveva il viziodell'alcool che lo aveva fatto divenire 
ossessivo nei confronti della moglie che trattava al pari di una delle proprietà e sulla quale esercitava una costante violenza coercitiva. Gertrude, così come il piccolo che ora viveva nella sua casa, era stata testimone di tutte quelle violenze. Poi un giorno l'uomo aveva levato le mani su di lei che piangeva dopo aver assistito all'ennesima scena terribile e la madre aveva di nascosto afferrato un coltello in cucina e lo aveva ucciso. La donna venne arrestata e quindi condannata a morte e Gertrude affidata alla nonna materna. Era una bimba arrabbiata con il mondo, la nonna sopportava il suo cattivo umore consapevole di ciò che aveva vissuto. Poi un giorno Gertrude aveva sfogato la sua rabbia violenta sul gatto di casa. La nonna l'aveva portata dentro e le aveva tinto i capelli con una mistura di erbe fino a quando non avevano assunto il colore scarlatto poi l'aveva vestita a lutto e le aveva detto :"Posso tollerare il tuo dolore e perfino la tua rabbia ma non accetterò mai che diventi come tuo padre. Il nero sarà il segno del tuo dolore, il rosso indicherà la rabbia che ti cova dentro, potrai guardarla e accarezzarla, ma mai lasciarti dominare da lei". Ogni volta che la rabbia mordeva pervadendola, Gertrude accarezzava la treccia. Questo non fece di lei una donna più serena e il suo carattere rimase segnato per sempre. Passò un anno dall'incontro al negozio. Ora le due donne passeggiavano chiacchierando spesso amabilmente. Le pieghe amare sul volto di Gertrude si erano sciolte, un giorno entrarono all'emporio e Gertrude ordinò dell'organza a fiori per una nuova camicetta. Alla treccia scarlatta non rinunciò mai. 

Commenti

  1. Resto meravigliato dai tuoi racconti, ma soprattutto da come regoli il flusso, il ricamo narrante che avvolge il lettore, come una delicata coperta a garantire tepore, continuità e curiosità; visto che comunque, anche noi immaginiamo a priori, una storia che si adagi sull'illustrazione..
    Buona Pasqua!

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    1. Buona Pasqua Franco, il tuo commento è un regalo bellissimo 🌷

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  2. Bellissimo questo racconto.
    L'inizio mi ha subito attratto e più ti leggevo e più mi catturavi. Complimenti, quasi mi spiace che sia finita in fretta la lettura.
    Buona giornata Ester
    Non riesco a commentare come Est21 risulta solo anonimo.

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    1. Grazie Ester, ne facciamo iniziare presto un'altra

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