Come hanno osato?

 

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Ora guardatelo bene: Etor Etxebarria, questo è il suo nome, un uomo corpulento di una certa età che gira nudo, armato di cesoie ma con il capo coperto da un basco, in una notte in cui una falce di luna  fatica a illuminare la scena; le pudende protette agli sguardi indiscreti da una folta e alta siepe di lauro ceraso. E l'illuminazione è così scarsa  che voi e io - che questa storia dovrei raccontarvi - a stento riusciamo a scorgere il motivo della sua indignazione che è anche lo stesso che lo induce a girare, per così dire, armato: qualcuno ha legato la luna a una bava da pesca, quasi a volerla imprigionare; come se il nostro magnifico satellite fosse un giocattolo, un aquilone per il trastullo di un'unica persona. Etor vuole recidere quell'ancoraggio ignobile ma né lui né noi sappiamo chi sia il colpevole di quell'atto blasfemo, né perché sia avvenuto proprio nel suo giardino, questa precisa notte di un'afosa estate, sulla carta ancora non nata, eppure così opprimente. Fosse per Etor stesso, non sapreste nulla nemmeno di lui. Pensate che si nascondeva persino a colei che qui lo ha ritratto: non riusciva a tracciarne i lineamenti eppure ha disegnato streghe e giganti, ballerine e monelli di tutte le epoche e di tutte le nazionalità, quindi non me ne capacito. Così mi faccio carico di raccontarvi il poco che di lui so. Se la storia nascerà zoppa non fatemene una colpa, succede così con i protagonisti troppo riservati. Ora dunque questo Etor Etxebarria non esce mai senza il suo basco, qualsiasi sia la stagione, qualsiasi sia l'ora del giorno e questo ha poco a che fare con una rivendicazione politica, si tratta più di una questione identitaria: non ricorda infatti un solo giorno della sua lunga esistenza in cui non lo abbia indossato. Per altro non è mai vissuto a San Sebastian dove ci sono le radici della sua famiglia. Aveva due mesi quando suo padre si era trasferito in Francia per motivi di lavoro. La Francia del nord, ben lontano dai Pirenei e dalla loro gente. Etor non conosce la lingua natia e, a dire il vero, ben poco anche il castigliano. Ogni anno, lassù al nord, arrivava da San Sebastian un pacco con un regalo per il piccolo Etor e dentro ci trovavano immancabilmente anche un basco, sempre della misura giusta, e suo padre glielo faceva indossare come atto di rispetto verso quel nonno amato e distante e spinto anche dal senso di colpa per quell'allontanamento che  era sì obbligato dalle necessità lavorative ma che lo aveva sollevato dal peso di una vita in "guerra", una guerra senza esclusioni di colpi che aveva  diviso vicini, famiglie, amici, ammesso che esistano guerre che significhino qualcosa di diverso da questo. La vita di Etor era stata pressoché anonima: le stesse rivendicazioni adolescenziali, gli stessi strappi alle regole, il solito conforme anticonformismo di qualsiasi coetaneo dei suoi tempi. Era ora in età matura che Etor si sentiva in buon diritto di rispettare solo le regole la cui elusione avrebbe recato danno ad altri o avrebbe generato caos nella società. Perciò immaginate come deve sentirsi questa notte quando, vinto dall'insonnia per il gran caldo esce nudo ma con il suo immancabile basco in giardino in cerca di un refolo d'aria e scopre che qualcuno si è per cosi dire impossessato arbitrariamente della luna. Da principio si guarda attorno, poi pensa ad uno scherzo, successivamente prova a strattonare la bava pensando che si tratti di una messa in scena ma deve ricredersi il filo si perde allo sguardo e prosegue in alto  e qualcuno ha davvero catturato la luna. Così entra nel capanno degli attrezzi e  afferra le cesoie e solo a questo punto l'autrice del ritratto è riuscita nel fermo immagine che ho provato a raccontarvi. Etor comincia stizzito a recuperare la bava, sembra non finire mai quel suo lavoro, ma a mano a mano che procede pensa a quando sarà al cospetto della luna. Vuole che l'algida Signora sappia che sarà proprio lui a renderle la sua libertà e quando finalmente si trova al suo cospetto le sorride, allarga le cesoie e taglia. Lei ricambia il sorriso con gratitudine e solo in quel momento Etor arrossisce conscio della propria nudità. 









Commenti

  1. Siamo tornati ai livelli alti, mi piace il dialogo col lettore che fa persino sperare nell'invio di un autografo.
    Mi raccomando attenzione alle scarpinate lungo i ghiacciai.
    Ciao.

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    1. Tranquillo venerdì eravamo a 1400 mt e c'erano 30 gradi, per il momento non si cammina

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  2. Un'altro bellissimo racconto. Comnplimenti Amanda.

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  3. Liberare la luna che è stata catturata... un simbolo molto potente, un rito di passaggio straordinario per questo uomo. Grazie

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  4. Meraviglioso come dai vita a illustrazioni ricche di sorpresa già di loro. Aggiungi meraviglia a meraviglia, tagliando via qualsiasi bava.

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