Leopoldo il leone fantasma

 


Marianna Balducci





Di lui si erano perse le tracce che ormai erano tre anni. Rimaneva solo una sua immagine sbiadita su un piccolo taccuino su cui una mano esperta aveva tracciato una specie di identikit in base ai dettagli forniti da amici e parenti. Certo che disegnare una criniera spettinata non era stato facile ma, al momento della scomparsa, Leopoldo, quella aveva. Non era grasso perché troppo pigro per cacciare, ma neanche magro, perché sua madre, conoscendo la sua indole svogliata, quando andava a trovarlo, lo viziava portandogli sempre qualche manicaretto. Era giovane ma non più cucciolo e a detta di tutti una sagoma e anche generoso. Era sparito in un caldo mattino d'estate. Da principio tutti avevano pensato che dormisse all'ombra di un baobab e quindi l'allarme era scattato in ritardo, delle indagini per un certo periodo si era occupato perfino "Chi l'ha visto? Edizione savana". Dopo mesi a tutti fu chiaro che Leopoldo, il leone, non avrebbe fatto ritorno. Fu così che quando dopo tre anni Kande al risveglio raccontò alla madre che un leone spettinato le aveva fatto visita quella notte, nessuno collegò il racconto allo scomparso Leopoldo. In verità la mamma di Kande sapeva che la bambina, per difendersi dai suoi cinque fratelli, tutti più grandi di lei, aveva sviluppato una fervida immaginazione e raccontava storie fantastiche, quindi quella mattina pensò che la storia del leone avesse lo stesso scopo delle precedenti e infatti un certo impatto, specie tra i fratelli più giovani, lo ebbe. Tuttavia passavano i giorni e al risveglio Kande continuava narrare quello che lei e Leopoldo (si capisce che i due, entrati in confidenza, si erano presentati come fanno le persone educate) avevano detto e avevano fatto tenendo banco tra i fratelli a colazione.  La mamma cominciò a pensare che la fantasia di questa sua bambina stesse correndo troppo in special modo quando Kande aggiunse che non si trattava di un leone vivo ma del suo fantasma. Poi una notte la mamma, a cui piaceva ammirare i suoi bambini quando addormentati non urlavano e non litigavano, contò le teste e si rese conto che mancava la più piccola: Kande non era in casa.

La cercò per tutto il villaggio ma di lei non c'era traccia. Quando ormai non c'erano più brocche per raccogliere le sue lacrime, Kande fece ritorno. La mamma prima l'abbracciò, poi la sculacciò come non aveva mai fatto prima per la paura che le aveva fatto prendere.

"Dove va in giro di notte da sola una bambina di soli cinque anni, lontano da casa e perfino dal villaggio? Non avevi paura che potesse succederti qualcosa? Uomini cattivi, bestie selvatiche: capisci i pericoli che hai corso?"

Gli occhi della mamma a Kande parvero due fessure in fondo alle quali si leggeva una gran rabbia.

" Ma io non ero sola, ero in groppa a Leopoldo! " disse Kande per tranquillizzarla," Chi ha il coraggio di aggredire una bambina se si trova in groppa al fantasma di un leone?". 

La puntualizzazione invece di calmare sua madre sembrò farla infuriare definitivamente.

" E sentiamo signorina, dove saresti andata con il fantasma del leone?" 

La mamma strillava erano accorsi spaventati tutti i fratelli di Kande che si tenevano in disparte timorosi. Serafica Kande replicò:

"Andavamo a vendicarlo a casa dei cacciatori; tre anni fa, mentre dormiva sotto a un baobab, erano arrivati con un fucile di quelli che si usano in guerra e lo avevano ammazzato che non era nemmeno completamente sveglio, quei vigliacchi. Quando Leopoldo si è presentato nella loro casa come fantasma, ha visto la sua stessa testa impagliata appesa alla parete e gli avevano perfino pettinato e messo la lacca alla criniera, non si riconosceva più, non solo lo avevano ucciso, ma avevano anche privato i suoi resti della dignità.così mi ha chiesto di aiutarlo a spaventarli: da qualche notte entriamo in quella casa e mentre io da sotto il letto ruggisco e gli pizzico i piedi, Leopoldo si manifesta con il muso più cattivo che sa fare e ripetiamo tutto due o tre volte per notte aspettando che riprendano sonno. Vedessi che salti, mamma" 

La donna levò gli occhi al cielo, ma poi la rabbia si sciolse e sorrise. 

"Direi che hanno avuto quello che si meritano, Kande dì a Leopoldo che sarà sempre il benvenuto e che potrete dormire assieme e raccontarvi tutte le storie che vorrete, ma da domani niente più missioni notturne". 






Commenti

  1. Una fiaba tenera, di amicizia e fantasmi, di savane e di brocche che tracimano lacrime, di fantasia e bontà d'animo. Ti immagino spesso piccola Kande, carissima Amanda, mentre in groppa alla tua fantasia corri per terre sconosciute e ce le rendi confidenziali..

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  2. Ci vorrebbero davvero tanti fantasmi che vanno a disturbare le notti degli assassini.

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