La seduta spiritica

 

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Il mio nome è Peppino Caffiero, da un mese ormai mi presento di fronte a casa Inzerillo al civico venti di via delle ceramiche, puntuale alle 17 e 45, ma non mi decido a entrare. Dal tinello lindo, con i centrini inamidati sui braccioli del sofà e la credenza  con le porcellane di Capodimonte proviene un profumo di vaniglia che satura anche il piccolo corridoio e si insinua sotto il portone di casa e mi raggiunge. La Signora Jolanda inforna dolci e biscotti da servire con il tea. Giovanni Inzerillo non capisce questa mania della moglie di giocare alla dama inglese che poi finisce sempre che tutti preferiscono il caffè forte e denso che all'ultimo lui propone e prepara, ma guai a dire a Jolanda di non allestire il servizio da tea sul vassoio con il piccolo bricco di latte e il piattino con le fettine di limone che immancabilmente, ammuffite, il giovedì finiscono nel secchio del pattume. Le torte della Jolanda invece non arrivano al lunedì e dal profumo che sento il motivo mi è chiaro. Nei lunghi e bui pomeriggi invernali ormai questi incontri in casa Inzerillo sono diventati una certezza. Che poi se io sono ogni domenica di fronte a questo portone senza decidermi a entrare, lo devo a Clelia Fumagalli, non siete certo tenuti a conoscerla e  dire il vero anch'io ho fatto la sua conoscenza da poco. Ma permettetemi di spiegarvi cosa lega me a Clelia e Clelia ai quattro che si trovano all'interno tre di via delle Ceramiche venti: Francesco Maddaluno ha preso il posto di Giovanni Inzerillo come direttore dell'Ufficio Postale di Sant'Agnello quando il primo è andato in pensione. Per circa tre mesi dunque i due sono stati colleghi per il passaggio di consegne. Quei tre mesi sono bastati perché tra i due si stabilisse una salda amicizia. Maddaluno aveva vinto a vent'anni il concorso ed era stato assunto alle poste a Limbiate in Lombardia ed era lì che aveva conosciuto Fedora Fumagalli a quel tempo prosperosa e burrosa con una indomabile cascata di riccioli biondi.  Faceva la sarta Fedora, insieme alla sorella Clelia aveva una botteguccia vicino all'Ufficio Postale dove lavorava Francesco e così una volta che i pantaloni gli si erano strappati poiché la tasca era rimasta agganciata al cassetto di uno schedario lasciato inavvertitamente aperto, Francesco era corso in sartoria a farseli d'urgenza riparare, finché aspettava, con indosso un telo, che Fedora glieli rammendasse, i tre avevano iniziato a chiacchierare e questo era bastato a Maddaluno perché di lì a qualche giorno si ripresentasse in sartoria con un paio di pantaloni nuovi da accorciare, Scherzando diceva sempre che quel paio di pantaloni erano stati il più bel buono fruttifero della sua esistenza. Poco dopo Fedora e Francesco si erano fidanzati e al giovanotto era parso subito chiaro che sposava la sorella maggiore ma che in casa avrebbe avuto anche la più giovane, almeno finché anche questa non si fosse sistemata, perché alla sorella, Fedora non avrebbe mai rinunciato. Gli anni erano passati, figli non ne erano arrivati e Clelia non si era mai sposata, dopo un fidanzamento con un uomo che l'aveva profondamente delusa e che aveva quindi lasciato, ma tutto sommato Maddaluno si era sentito fortunato, le sorelle Fumagalli facevano a gara a viziarlo con manicaretti e attenzioni, essere circondato da tanto affetto gli rendeva sopportabile perfino vivere tra le brume della Val Padana, lontano dal mare e dal sole. Qualche anno fa però Clelia si era ammalata a nulla erano valse le cure dei medici e dei suoi cari, consunta in poco tempo era mancata. La sua Fedora era inconsolabile, non sapeva più come fare per aiutarla. Quindi quando seppe che si stava liberando il posto di Direttore all'Ufficio Postale del suo paese Francesco aveva colto l'occasione al volo per allontanare Fedora dalla casa di Limbiate così piena di ricordi dolorosi legati all'ultimo periodo di Clelia col pretesto della promozione ed eccoci qua, davanti al portone del civico venti di via delle Ceramiche come ogni domenica alle 17 e 45. Dite che non è ancora chiaro? A dire il vero avete ragione , vi ho spiegato cosa unisce loro, ma non vi  ho ancora detto perché io mi presenti sempre sull'uscio e non mi decida a entrare ma ora ci arrivo. L'inconsolabile Fedora dalla dipartita di Clelia indossa sempre un medaglione con il ritratto della sorella, quando si conobbero Jolanda le chiese chi fosse la giovane nell'effige e l'amica in lacrime le rivelò la triste storia della sorella. Da poco Jolanda era venuta a conoscenza dell'esistenza di una medium che a Castel Vetrano teneva sedute spiritiche in cui si presentavano le anime dei defunti amati con i quali si potevano tenere dei colloqui. Fedora da principio era molto scettica ma poi il desiderio di un ultimo colloquio con Clelia aveva avuto la meglio e, accompagnata da Jolanda, Fedora si era recata a casa della medium. Lo spirito di Clelia aveva parlato per bocca della medium. Tale era stato prima lo stupore di Fedora e poi la gioia che da quando aveva fatto ritorno a acasa non faceva che parlarne. Per questo la domenica successiva Jolanda aveva proposto di ripetere l'esperimento a casa loro, chi più di Fedora avrebbe potuto avere la capacità di evocare Clelia a prescindere dalla medium? Giovanni e Francesco si erano detti che male non poteva fare e se non altro sarebbe stato un'occasione di trascorrere la domenica pomeriggio in compagnia e così eccoci qua , davanti all'uscio di via delle Ceramiche venti. Come dite? Non  ho ancora spiegato il mio ruolo? D'accordo, non indugio oltre e lo farò solo per voi, questa domenica entrerò in casa Inzerillo, in fin dei conti me lo ha proposto Clelia, se poi si creerà un parapiglia assumetevi le vostre responsabilità perché io sono una persona educata e discreta, mentre voi siete degli impiccioni che vogliono sapere tutto di tutti. Il mio nome  dicevo è Peppino Caffiero sono stato accoltellato la notte tra il 7 e l'8 settembre ultimo scorso da mano ignota, ve lo giuro ero un buon diavolo, non avevo mai fatto del male a nessuno, una personcina civile, garbato nei modi, probabilmente mi hanno scambiato per qualcun altro. La mia povera anima vaga senza pace perché vuole capire, al mio arrivo qui mi è stato affidato uno spirito guida, l'anima bella di Clelia Fumagalli, che non ha trovato di meglio, per avere le risposte che mi spettano, di inviarmi a casa di sua sorella che da qualche tempo insieme al marito e a una coppia di amici tiene delle sedute spiritiche alla domenica pomeriggio in cui la evocano. Lei ha proposto di cedermi il contatto affinché chieda a quei poveretti, a cui ormai mi sono affezionato, di aiutarmi a risolvere l'enigma del mio omicidio ma io temo di spaventarli. Bene, entro, siete contenti? Ecco, vedete? Che vi avevo detto, si fa presto a dire fantasma, ma trovatevi voi di fronte a uno spirito che vaga con un coltello nella schiena!

Commenti

  1. Sei davvero spettacolosa.. le tue prose irrompono come spiriti in una seduta e convolgono il lettore abituato a ritmi e trame convenzionali.. mi chiedo perché Clelia non potesse apparire ne' aiutarli, ma per contro di certo la location di Castel Vetrano invita più al silenzio omertoso che alle rivelazioni.. sempre bravissima!!!

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    1. Ogni spirito deve raccontare le sue storie e secondo me Clelia, anche da spirito, la immagino tranquilla e timida

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  2. Mi piace,
    nel prossimo racconto vorrei leggere come farà una congrega di perditempo a trovare l'assassino di un fantasma.
    Ciao.

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  3. Intrigante, Intrigante molto che finisce sul più bello.

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  4. Intrigante e meraviglioso. Bravissima Amanda.

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