Sul balenoglio




Diego Santini


Il pinguino provò anche quel giorno a sollevarle il morale ma parve perfino a lui, inguaribile ottimista, una causa persa. Aveva pescato come ogni giorno e prima di presentare alla bambina per l'ennesima volta filetti di pesce crudo, improvvisò un piccolo spettacolo di magia estraendo il pescato da un cilindro. Ma, come aveva immaginato, non le strappò nemmeno un sorriso. Lei che non aveva mai amato il sushi, sapeva di non avere alternativa: mangiava per puro istinto di sopravvivenza da ormai due giorni. Prima era troppo stremata dalla paura e dal pianto perché lo stomaco rivendicasse le sue esigenze. Erano ormai tre giorni infatti che si trovavano su quello che da principio avevano entrambi pensato fosse un isolotto ma che lui per primo aveva riconosciuto essere il dorso di un balenoglio: nessuno dei due infatti sapeva stabilire con certezza se si trattasse di una balena o di un capodoglio e così lo avevano rinominato dato che il generoso ospite non collaborava al chiarimento delle proprie generalità. Quello, per non fare annegare la bambina, non si immergeva completamente da quando li aveva caricati a bordo. Si erano salvati insieme il pinguino e la piccola. La figlia del custode e l'esemplare di pinguino imperatore vivevano entrambi in un parco acquatico, uno di quei posti dove animali abituati ad abitare la vastità degli oceani venivano addestrati a barattare la loro dignità con il cibo. Erano nati entrambi lì e avevano una passione comune: Mary Poppins. Lei perché da grande voleva volare grazie ad un ombrello lui perché da sempre era appassionato di tip tap. Quindi non vi farà meraviglia sapere che quando l'onda si levò gigante e rombante, li colse mentre provavano una coreografia lui sentendosi molto Dyck Van Dyke, lei Julie Andrews. La bimba si aggrappò al volo al collo del pinguino e furono sollevati in alto, poi per un attimo lei temette di perdere la 
presa e lui di soffocare per quanto lo stringeva. La piccola perse e i sensi e quando si risvegliò vide solo acqua e onde e si disperò sentendosi perduta. Il pinguino invece era andato a presentare i propri omaggi all'ospitale padrone/a di casa e a spiegargli/le la loro precaria situazione e sentendo in lontananza il pianto della bambina era tornato di corsa sui suoi passi per rassicurarla. Nei giorni seguenti il pinguino prese confidenza con il mare aperto e anche se non si trattava proprio del suo habitat naturale si ubriacò di libertà: esplorava, ammirava flora e fauna, pescava. Lei si annoiava e si incupiva sempre più. A un certo punto il balenoglio convocò il pinguino: "Finché continuerà a guardare alla nostra casa come a un territorio a lei estraneo e privo di attrattive, quella davanti a lei sarà solo acqua e nient'altro , non la stiamo aiutando a capire" . Il pinguino tornato dalla 
bimba riferì il colloquio con il balenoglio e dal giorno seguente la bimba iniziò ad apprendere con il cetaceo che le faceva lezione e il pinguino che la portava a esplorare. A quel punto il viaggio si era trasformato in una vera crociera e la bambina ritrovò il sorriso. Al termine dell'avventura il pinguino la riportò a terra e a quel punto le loro strade si divisero, lui non sarebbe tornato in cattività avrebbe cercato di raggiungere l'Antartide. La bimba crescendo divenne un'attivista per la lotta contro i cambiamenti climatici e la salvaguardia dell'Antartide. Si dice che durante missione una sera fu organizzato un piccolo spettacolo: una giovane esploratrice si esibì al ritmo di supercalifragilistichespiralidoso con un pinguino imperatore.










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