La foresta dei ratti

 

Kala_illustrations 





Alla festa di Santa Benigna a Breslavia, a memoria d'uomo mai alla processione era mancato l'accompagnamento della banda. A dirla tutta, era talmente rilevante il ruolo della banda che ogni famiglia aveva uno strumento, chi un ottavino, chi un clarino, chi un basso tuba, che veniva tramandato di generazione in generazione e uno o più membri della famiglia venivano inviati alla scuola di musica con l'ambizione che venissero accolti nella banda. La famiglia di Felicjan faceva eccezione e non perché non vi fosse passione musicale, semplicemente perché il loro strumento era la grancassa. Trattandosi di una genìa di omoni corpulenti a loro era toccato quell'onere.

Come tutti gli anni, una settimana prima della festa della Santa Patrona, ovunque in città fervevano i preparativi, le candele erano state benedette, le bandiere esposte, i marmi della chiesa incerati e poi la cera tirata a tal punto che gli intarsi della navata centrale riuscivano a risplendere perfino alla luce fioca delle candele. Il coro aveva stabilito la scaletta dei salmi da cantare, le litanie si snocciolavano insieme ai rosari fino a tarda notte, si allestivano le bancarelle per la fiera annuale. La banda si riuniva dopo il lavoro per interminabili sedute di prova. Arkadiuz, Felicjan e Radoslaw i veterani, riarrangiavano e riprendevano ogni singolo brano fino allo sfinimento dei più giovani, infatti la nuova generazione non sembrava più essere pervasa dal senso di abnegazione che avevano quelle che l'avevano preceduta. Il pomeriggio della prova generale, giubbe, fez e pantaloni alla zuava rossi, da cui spuntavano calze immacolate che terminavano in deliziosi scarpini in tinta con la divisa venivano indossati per essere passati in rassegna da Radoslaw la cui moglie, Agnieska, di professione sarta, ne era la custode tra una esibizione e l'altra. Si occupava di lavarle, conservarle al riparo dalle tarme e dalla luce che avrebbe rovinato quel meraviglioso punto di carminio che lei stessa aveva scelto al momento di confezionarle e di cui andavano tutti molto fieri.

All'inizio della settimana tutti i musicisti si erano recati da Agniezka la quale le aveva fatte indossare, aveva controllato che vestissero alla perfezione come il giorno in cui le aveva consegnate per la prima volta, sapeva che un bicchierino di Kruprik di troppo, un bis di Pielogi o di Golabki potevano far sì che le giubbe o i calzoni non si chiudessero più o tirassero su addomi troppo globosi. Passava quindi la settimana a sistemare e lasciava al consorte l'onere del controllo dell'effetto finale certo che ci avrebbe messo tutta l'attenzione possibile conscio delle conseguenze a cui sarebbe incorso se l'avesse fatta sfigurare la sera della processione, un errore del genere il buon Radoslaw non lo avrebbe augurato neanche al peggior nemico. La prova della banda giunse a termine e si congedarono insoddisfatti: un attacco sbagliato, una chiusa fuori tempo. "Non è forse sempre così?" disse in tono incoraggiante Arkadiuz a conforto degli esordienti " Peggiore è la prova generale, migliore è la prima!" . "Ora tutti a casa " concluse Felicjan "Domani ci aspetta il gran giorno". Radoslaw li congedò raccomandando ancora una volta di mettere al sicuro quanto prima le divise. I tre compari si diressero verso casa, abitavano nello stesso quartiere. Pur potendo accorciare per il bosco lo evitarono per non rischiare di lordare le scarpine. Alternavano chiacchiere e risate al ripasso di alcuni passaggi ostici di un brano in particolare, quando improvvisamente la mazza di Felicjan si fermò a mezz'aria, l'ultimo a tacere fu il flauto di Arkadiuz tanto che la nota gli uscì stonata. Dal limitare del bosco, alla loro sinistra, giungeva una melodia che non sembrava generata da strumenti noti. Per i tre fu impossibile resistere, spinti da una curiosità travolgente vollero capire cosa la producesse, Si inoltrarono quindi nel bosco. Data la stagione, la luce radente del pomeriggio filtrava tra i rami spogli e più si inoltravano nel bosco e più la musica sembrava allontanarsi. Stavano per desistere per evitare danni alle divise quando Radoslaw si trovò di traverso sul sentiero una cosa che da principio gli parve un tronco d'albero abbattuto, ma con sgomento la cosa guizzò come avrebbe potuto fare la coda di un topo. E di fatto proprio di questo si trattava, un enorme ratto, il corpo solo parzialmente nascosto dal tronco di una grande quercia, lo stava osservando con occhi maligni incastonati in un muso baffuto che faceva capolino qualche metro sopra la sua testa. I tre furono presi da panico ma proprio a quel punto la melodia riprese così scoprirono che era proprio il sorcio a produrla. Il ratto procedette nel bosco e per loro fu impossibile smettere di seguirlo, sembravano privi di volontà. Si addentrarono per ore e ore, a tratti parve loro di notare alla luce calante il guizzo di altre code di ratti. Cosa avvenne non ci è dato sapere, in tutta la città si cercavano i tre musicanti spariti, la processione aveva sfilato per la città per la prima volta senza la banda e a Santa Benigna si erano levate le preghiere al fine che facesse ritrovare i dispersi. Al mattino del terzo giorno improvvisamente come era iniziata la melodia cessò. Arkadius si ridestò attorniato da un canto di cinciallegre, poco prima anche gli altri due avevano ripreso contatto con la realtà. I tre, muti, ognuno che cercava tra sé e sé di riordinare gli eventi, temendo di dire cose che li avrebbero messi in cattiva luce con i compari, si incamminarono alla ricerca del sentiero che li avrebbe riportati in città. Quando giunsero in piazza furono accolti da grida di giubilo e si levarono preghiere di ringraziamento a santa Benigna. Chiesero quindi loro cosa mai fosse successo e quando quelli raccontarono del ratto gigante e della melodia il calore che li aveva accolti svanì lasciando il posto a ironia e sarcasmo, si insinuarono sbronze solenni, qualcuno tra le risate sostenne che si era trattato della vendetta dei discendenti dei ratti di Hamelin. I tre lasciarono la banda e non parlarono mai più dell'accaduto nemmeno tra di loro.

Commenti

  1. È davvero incredibile cosa partorisci dalle pieghe di un disegno, così magico che sorge il dubbio su chi nasca prima, testo o illustrazione?! ;)

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    1. Il merito è di Kalaillustration che ha un mondo magico in punta di pennello 🤗

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