Le rotte degli dei

T. D'Incalci




Aciscolo di Eretria era un pensatore libero, non solo nel senso che non apparteneva a nessuna scuola filosofica, ma, se qualcuno glielo avesse chiesto, non si sarebbe neppure definito un filosofo. Eppure come un filosofo s'interrogava sul senso della vita, non lasciava che le cose gli scorressero addosso, usava la logica per comprendere come funzionavano gli oggetti, le azioni e i pensieri sottendevano alle azioni stesse. Tuttavia Aciscolo era un pover'uomo, così povero che nessuno avrebbe dato una dracma per conoscere i suoi pur articolati e complessi pensieri. Nonostante ciò avrebbe potuto tenere testa argomentando a celebri capostipiti delle scuole filosofiche della capitale. Lui però quei pensieri si prendeva il lusso di formularli ugualmente perché era in quel suo elucubrare che si trovava il senso della sua esistenza. Si spostava di villaggio in villaggio cercando la conoscenza che deriva dall'esperienza e dal confronto con il nuovo e raccoglieva per il sostentamento i frutti della terra: bacche, semi, fichi. Talora qualcuno che faceva la sua conoscenza, rimaneva incantato dal suo sapere e lo invitava in casa, offrendogli un pasto caldo pur di ascoltarlo disquisire finemente ma non era mai lui a intavolare il discorso per primo. Sopra ogni altra cosa Aciscolo si teneva lontano da guerre e battaglie e non per codardia ma perché, uno come lui, per quanto ragionasse non vi trovava senso alcuno. Spesso guardando dalla costa il sole che scendeva all'orizzonte si domandava cosa vi fosse di là del mare e spesso si trovava a considerare che avrebbe dovuto andare a vedere per placare la sua sete di conoscenza. Pensava inoltre che l'andare per mare gli avrebbe concesso tempo e spazio per i suoi pensieri, ma un uomo povero come lui avrebbe potuto affrontare il viaggio solo salendo a bordo come rematore o pescatore e poiché riteneva che il viaggio stesso dovesse dare la stura a nuovi ragionamenti, capirete anche voi che vogare per giorni e notti o affrontare i marosi con le reti da pesca, non sono faccende che lasciano tempo a immaginazione o logica. Continuò così a peregrinare per terra. Di notte osservava gli astri, di giorno tra un pensiero e l'altro cercava di che cibarsi. In vero era un uomo poco esigente, si potrebbe dire frugale. Il tarlo di andare cercando verità alla fine del mare, iniziava a farsi sempre più insistente a volte spezzando il filo logico del tema che quel giorno si era proposto di dipanare. Si imponeva di trovare una soluzione ma, quand'anche avesse trovato una imbarcazione, come avrebbe capito di giorno la rotta in mare aperto quando le costellazioni che aveva imparato a riconoscere non erano identificabili? Non era lui forse una creatura di terra da generazioni? Meditava sempre più spesso sulle possibili soluzioni, e perso nei suoi pensieri aveva ulteriormente ridotto il suo già scarno fabbisogno alimentare ed era solito masticare sempre più a lungo quel poco che mangiava in modo da far durare il pasto con l'idea che questo modo di fare avrebbe ingannato lo stomaco costringendolo a sentirsi sazio. A mano a mano che digiunava non solo andava facendosi più esile ma anche più piccolo, tanto che le rare volte che faceva ritorno a Eretria, erano pochi coloro che riconoscevano in quella minuscola figura l'Aciscolo che era stato un tempo. Aveva ormai dimensioni così contenute che, non fosse stato per la barba e la forbita eloquenza, lo si sarebbe scambiato per un infante. Un giorno dunque era seduto a masticare e rimasticare il gheriglio di una noce, unico pasto di quel giorno, quando improvvisamente si accorse che il guscio di quella si era fatto molto più grande delle sue mani e capì che quel singolo guscio poteva rappresentare l'imbarcazione che aveva sempre sognato. La meraviglia lo travolse, restava solo da capire come orientarsi durante la navigazione diurna. Così Aciscolo pensò che nessuno come i pesci conosceva mari, correnti e fondali e che affidarsi alla loro sapienza poteva essere il sistema giusto. Ma poiché i pesci non praticano l'eloquenza, Aciscolo iniziò a meditare su come poter condividere con loro tutto quel sapere. Stabilì quindi che ogni giorno all'alba ne avrebbe pescato uno con una canna improvvisata da un sottile ramo di leccio, lo avrebbe tirato fuori dall'acqua quel tanto che bastava per studiare verso quale parte avrebbe provato a scappare, poi, dopo averlo ringraziato, lo avrebbe lasciato andare e avrebbe dovuto seguire quella che, senza ombra di dubbio, non poteva che essere la rotta degli dei.

Commenti

  1. La rotta degli Dei l'ha segue sicura, e da tempo, la tua scrittura..e noi lettori ci adagiamo tra righe e storie lasciandoci trasportare dalla grazia..

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    1. Sai che rileggendo trovo che sia ancora acerbo e da limare ma avevo un pomeriggio libero e troppa smania di scrivere

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  2. Risposte
    1. E che facciamo gli facciamo scoprire l'america anzi tempo su un guscio di noce? 😁

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    2. Certo che mo con la prima calma di vento e la luna piena lui parte...che ansia!

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    3. Se la storia è giunta fino a noi sarà arrivato da qualche parte, forse ormai microscopico ma sarà arrivato

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    4. Appunto, ce l'hai da dì te n'do è arrivato e come.

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  3. Meraviglia. E intanto il gheriglio della noce si riproduceva ogni giorno così da sostentarlo nel viaggio...

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