C'era un'unica volta




Marco Ieie 






C’era una volta, questo è poco ma sicuro, c’è stata infatti una sola volta in cui una tale fortuita serie di eventi straordinari si è verificata. Quindi quell’unica volta avvenne che in una notte il sole, la luna e la terra si trovarono tutti allineati come soldatini a una parata militare e poiché la luna, si sa, è piuttosto timida, si fece tutta rossa. Era grossa e cupa nel cielo che sembrava una coperta fitta e spessa. Quella stessa volta, accadde che, nonostante dieci giorni prima un vento teso e insistente avesse già spogliato tutti gli alberi, preludio dell’imminente autunno, la temperatura fosse tornata insolitamente alta. Così non vi stupisca sapere che proprio in quella notte così cupa, sulla riva scoscesa del fiume, si potessero scorgere due ragazzi in costume. Stavano risalendo l’argine diretti a una casa, color verde menta, dalle cui finestre si sarebbe potuto ammirare un panorama fluviale magnifico, se solo la casa avesse posseduto finestre su quel lato. Ma che fosse stata progettata da un architetto o da un geometra, quello non doveva amare i fiumi, perché di finestre da quel lato non ne aveva disegnata neanche una. Ci sarebbe da ragionare a lungo sulla personalità del progettista, ma questo potrebbe richiedere un altro racconto e sono ancora molte le parole necessarie a questo. Nonostante la notte cupa, quella stessa volta, un’unica stella brillante creava sull'acqua del fiume un riflesso argentato che illuminava il barchino giallo che i due ragazzi avevano ancorato presso la riva. I due erano preceduti nella risalita dal loro cane che, come tutti i cani che si rispettino, era corso avanti e ora si era voltato indeciso sul da farsi: tornare nuovamente verso di loro o precederli dentro casa? Sono dubbi che attanagliano spesso i cani e non conoscendo il carattere di questo non siamo in grado di prevederne le mosse. Ma cosa facevano fuori in barca in quella notte così cupa? Quella volta c'erano, e non scherzo, anche due fantasmi lungo il fiume, tra gli alberi. Due fantasmi legati da un lontano comune destino: il fantasma di Helmut Landjäger cacciatore di nome e di fatto e quello del cervo Gerhard, vissuti in Tirolo in un lontano passato. Si dice che Helmut avesse scorto Gerhard e il suo maestoso palco di corna immobili tra gli alberi nella foresta . Aveva preso la mira ma un millesimo di secondo prima che il dito lasciasse partire il colpo e proprio nell'istante preciso in cui Gerhard si era reso conto che non avrebbe avuto scampo, un colpo, partito da un altro cacciatore che non si era avveduto della presenza di Landjäger, aveva fatto centro stroncando il cacciatore, tuttavia al cervo, certo ormai della propria sorte, si era schiantato il cuore per lo spavento prima di rendersi conto che il suo cacciatore era stato cacciato. Da allora i due spiriti vagavano insieme per boschi. E fu così anche quella sera. E questi erano effettivamente gli unici che sarebbero stati in grado di rivelare come andarono le cose quell’unica volta. Ma questo solo se i fantasmi fossero in grado di parlare. In quella notte cupa i ragazzi si erano improvvisamente resi conto di un fatto straordinario che li aveva non poco inquietati: che fine avevano fatto le stelle che in una notte così buia in mezzo al bosco avrebbero dovuto brillare intensamente? Ne scorgevano solo una di tutte le miriadi attese. Avevano quindi disceso il corso del fiume per un lungo tratto col barchino, il naso puntato alla volta celeste così spessa e cupa, ma non vedendo stelle e non trovando spiegazioni avevano nuovamente risalito contro corrente il fiume per fare ritorno alquanto pensosi, quando ecco che quell'unica volta , quasi all'altezza di casa avevano scorto tutte le stelle appese a un albero, sembrava il più bell'albero di Natale che avessero mai visto. Tutte tranne una che giaceva sull'erba del prato. La realtà, se volete saperla è che Helmut e Gerhard avevano approfittato della notte scura per fare il bucato. Infatti è compito dei fantasmi lucidare le stelle, ogni tanto quelle necessitano di manutenzione per brillare di più. “E quella in terra, lì sul prato?" -chiederete voi- quella era l'unica già asciutta.


Commenti

  1. .....avrebbero brillare..... manca dovuto
    Buono il resto.

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  2. "Ci sarebbe da ragionare a lungo sulla personalità del progettista, ma questo potrebbe richiedere un altro racconto e sono ancora molte le parole necessarie a questo".
    A narrazioni con periodi del genere non chiedo altro perché mi stanno donando già meraviglia a josa.. però un giorno vorrò sapere anche la storia della stellina sul tetto della casa gialla .. ;)

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