Carte sensibili


Marco Ieie






«E dimmi Nisanur, se dovessi fare una classifica, quali sarebbero le cose che ti piacciono di più nella vita fino a ora?»

Chiese un giorno nonno Umut al più piccolo dei suoi nipoti che gli era prezioso più dell'oro.

«I Baklava al pistacchio di nonna Begù» Rispose pronto il bambino con gli occhi che gli ridevano e quella sua voce argentina.

«Bada che non parlo solo di dolci pietanze» puntualizzò Umut.

Nisanur si zittì quindi e prese quel piglio tra l'assorto e il pensieroso per il quale era famoso in famiglia e che il nonno trovava irresistibile, dopo un pausa concluse: «I Baklava di nonna Begù sono comunque in classifica. Poi guardare la luna e le stelle insieme a papà che mi insegna le costellazioni. Ma la cosa che mi piace di più è quando mi leggi i tuoi libri, soprattutto prima di dormire.»

Al nonno si imporporarono le guance di orgoglio al sentire di essere stato messo al primo posto tra le cose più gradite al suo Nisanur ma ugualmente disse: «E la mamma?»

Nisanur rispose ridendo: «La mamma ha il premio speciale, è fuori gara». Piccolo adorabile ruffiano pensarono tutti gli adulti presenti scoppiando a ridere. Umut pregò Nisanur di andare quindi in biblioteca a prendere il libro che avrebbe voluto ascoltare quel giorno. Il bambino tornò con il libro prediletto del momento "Il giro del mondo in ottanta giorni" di Jules Verne e volle che il nonno ricominciasse a narrare dal punto preciso che avevano raggiunto all'ultima lettura, tale era la sua attenzione nell'ascoltare le parole del nonno, che lo rimproverò per aver iniziato dalla riga precedente a quella a cui lo avevano lasciato la volta prima.

Il nonno Umut un giorno gli aveva dettouna frase di uno scrittore italiano che diceva:"Chi non legge a settanta anni avrà vissuto una vita sola, la sua. Chi legge avrà vissuto cinquemila anni, perché la lettura è l'immortalità all'indietro". Quando il nonno qualche tempo prima gli aveva detto questa cosa, Nisanur gli aveva chiesto due cose: « Che cos'è l'immortalità?»

E il nonno gli aveva risposto «È vivere per sempre, come le stelle che guardi insieme a papà con il cannocchiale dalla finestra sul tetto: erano lì milioni di anni fa e per te e per noi sono ancora vive e splendenti.» Nisanur aveva guardato ancora una volta e gli aveva detto: «Nonno Umut ma tu, con tutti i libri che leggi, quanti anni hai? Sarai immortale come le stelle!»

L'anziano aveva aveva ribattuto ridendo: «Mio piccolo Nisanur, devi sapere che sono immortali tutti coloro che vivono nel ricordo di chi hanno saputo amare veramente.»

La frase di quello scrittore italiano era diventata il loro motto e anche quando Nisanur aveva imparato, presto, a leggere da solo, aveva conservato il gusto di quel momento intimo con il nonno, solo che ora, a poco meno di sette anni, era il nipote a leggere per Umut, essendo molto indebolita la sua vista; leggevano alla sera e in ogni momento libero dalla scuola e dal gioco, in casa nei pomeriggi in inverno o seduti sulla panchina sotto la frondosa catalpa nella piazzetta vicino a casa cercando una tregua dall'afa in estate. Avevano viaggiato nel tempo e nello spazio nelle pagine dei libri.

Poi l'anziano, una notte di primavera, sotto la costellazione del toro, aveva chiuso gli occhi per sempre. Per Nisanur la morte dell'amato nonno era stato il primo dolore: Un senso di vuoto, uno smarrimento, avevano incupito il suo animo giocoso e lieve: quell'animo che solo i bambini molto amati possiedono. Si sentì beffato: come poteva non essere eterno quell'uomo buono e ancora così lucido che gli aveva offerto in dono curiosità, sete di conoscenza e milioni di storie?

Nonna Begù era chiusa in un silenzio impenetrabile e Nisanur sorprendeva spesso la mamma con lo sguardo perso in un mondo lontano con gli occhi lucidi. Il babbo lo portava sul tetto a guardare le stelle sperando di rasserenarlo: «Nisanur, tesoro, questa è la vita, un ciclo che si apre con la nascita e si chiude con la morte, spetta a noi rendere importante quello che ci sta nel mezzo, tuo nonno Umut è stato un uomo buono, colto, giusto e amorevole, quindi la sua vita è stata per tutti noi un dono speciale, del quale dobbiamo essere per sempre grati, un dono che resterà per sempre con noi, ovunque si trovi.»

Nisanur prese il suo piglio pensoso ma questa volta velato di malinconia, quello stesso che apriva una breccia nel cuore del nonno quando era più piccolo.«Torno sotto dalla mamma e dalla nonna, tu se vuoi resta ancora un poco a guardare le stelle» si accomiatò il padre.

Il giorno seguente la madre entrò nella stanza di Nisanur, il letto era intatto, del bambino non c'era traccia. Lo cercarono in giro per tutta la casa, poi in piazzetta ma non lo trovarono, poi la madre levò gli occhi in alto e vide Nisanur sul tetto di casa, i libri della biblioteca del nonno aperti ai suoi piedi, non urlò per la paura che il bambino spaventandosi potesse perdere l'equilibrio. Raggiunse la finestra che dava sul tetto e con la voce più calma che potè disse: «Nisanur, piccolo mio, che stai facendo lì sul tetto?»

«Aspetto che si alzi il vento» rispose il bambino «Voglio che le pagine volando, riportino al nonno le nostre storie, ovunque si trovi ora il nonno, non può stare senza»



Commenti

  1. Malinconicamente pensavo al mio non avere figli, e a chi rimarrà pensiero di noi, forse per questo scriviamo storie che sopravvivano, a cercare un refolo di vento a renderle di altri, ma con un pizzico di noi, a illuderci di immortalità..

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  2. Mi chiedo sempre dove trovi questi bellissimi nomi...

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    1. Allora funziona così ä, decido dove ambientare la storia a seconda dell'Illustrazione e poi guardo in internet i nomi comuni maschili e femminili del posto. I n questo caso Turchia

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  3. Stupendo racconto,mi hai fatto ricordare la mia amata nonna che mi raccontava le favole davanti alla cucina economica,spesso girando la polenta...
    Un saluto

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  4. I miei figli, ormai giovani adulti, mi hanno chiesto di conservare alcune collezioni di libri che gli leggevo quando erano piccoli. Mi ha fatto molto piacere che se ne ricordassero come momenti privilegiati

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    1. A casa mia invece la lettura è sempre stata un fatto privato, tutti grandi e singoli lettori, avevamo libri adatti a tutte le età. La narrazione orale invece ha giocato un grande ruolo nella mia infanzia, nonni e genitori ci raccontavano storie del passato

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