Once again

 

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Il trecentodiciotto di Charlotte Street a Manheim, con una n, in Pennsylvania, è una piccola casa bianca su due piani. E non si tratta di una di quelle case piccole ma dalla spiccata personalità. Per capirci: il bianco di cui le pareti esterne sono ridipinte è un bianco sporco, non di quei bianchi che, alla luce di un ottobre solatio, contende il fulgore alle foglie gialle del ginkgo biloba o a quelle rosse degli aceri, che ombreggiano la via, illanguidendo lo sguardo del passante. Il patio, che sul retro della casa conduce al piccolo giardino, è così stretto che non vi ha trovato dimora nemmeno un dondolo. Non vi sono grandi vetrate a illuminare il soggiorno o una finestra sopra il lavello della cucina, da cui osservare le scorribande degli scoiattoli rossi tra i rami degli alberi mentre si tagliano le verdure per preparare la cena. Il prato, ammettiamolo, è sempre perfettamente rasato ma la lotta di Mr.Evans, il padrone di casa, contro tarassaco, artemisia e altre infestanti, non ha precedenti nel quartiere, dove i prati sono pronti, volendolo, a essere utilizzati come campi da golf, a volte per dimensioni, a volte per il colore dell'erba, così verde da sembrare dipinta. Qua e là il prato presenta aree "spennacchiate", bruciate dalle pisciatine del cane Dick che, ormai attempato, ha qualche problema di incontinenza tra una passeggiata e l'altra Non ci sono aiuole fiorite e l'unico albero presente al momento dell'acquisto della casa, un vecchio, rigoglioso cachi, venne prontamente abbattuto temendo inverni con il prato marezzato di dolci frutti "smarmellatisi" al suolo e di guano di merli attirati dalle polpe zuccherine. Gli Evans sono così: temono di essere invasi, qual si voglia sia la natura dell'invasore. Mrs Evans, la cui famiglia abitava da sempre in quartiere residenziale a Stowe nel Vermont, non aveva inteso ragione quando, appena sposati, si erano trasferiti lì, e pur non potendo permettersi il verde lussureggiante nel quale era cresciuta, aveva convinto il neo sposo a investire i risparmi di entrambi e la parte di eredità dei nonni che le era toccata, oltre ad accendere un mutuo trentennale per quella piccola, anonima casa, nella speranza che con il tempo le loro condizioni economiche, decollando, avrebbero consentito loro di meglio. C'era stata però la grande crisi economica ed era parso loro già un miracolo non aver perso tutto come certi loro conoscenti. Ai primi vicini con cui in passato avevano stretto cordiali relazioni, se non proprio intime amicizie, se n'erano succeduti altri anche in rapido carosello, dando loro un senso di provvisorietà crescente, tanto che con gli ultimi arrivati scambiavano al massimo cenni del capo o della mano come educato saluto, gli sembrava di non potersi più fidare come un tempo di coloro che li circondavano. L'unico figlio degli Evans, Tom, era arrivato dopo dieci anni di matrimonio, quando ormai non ci speravano più. È, ovviamente come loro, un bambino piuttosto solitario. D'altra parte è stato cresciuto a pane e diffidenza. Ama scorrazzare per il quartiere con la bici, inventa storie di mostri e, pur frequentando gli allenamenti di baseball perché i genitori, che non praticano nessuno sport, ritengono che il gioco di squadra sia formativo; non è assolutamente tagliato per la competizione, rimane quindi volentieri in panchina a fingere di tifare per i compagni o a bordo campo, a leggere, e la cosa non gli pesa poi molto. Ha due soli amici Tiffany e Paul Lewison, due gemelli che abitano più avanti lungo Charlotte Street che gli Evans non invitano mai a casa ma che talora servono come pretesto a Tom per uscire senza che sua madre gli rivolga troppe domande riguardo agli spostamenti. Urla un "Vado dagli Lewison" e lei non ribatte mai nulla pur di non trovarsi la casa invasa da tre chiassosi ragazzini, di doversi adoperare per preparare loro una merenda e di dover imporre a Tom di riordinare una volta che finalmente la sua casa  torna alla tanto agognata pace. Però una particolarità il trecentodiciotto di Charlotte Street a Manheim, con una n, in Pennsylvania ce l'ha. E non si tratta di una peculiarità da poco, la prima volta era avvenuta diversi anni prima, Tom non era neanche nato. Gli Evans che pendolavano dalla loro casetta fortino, agli angoli opposti di Manheim, lui diretto a nord verso il centro direzionale dove aveva l'ufficio, lei a sud verso il centro commerciale dove c'era il negozio per il quale lavorava, rientravano la sera esausti, la paura di perdere la casa, il lavoro o addirittura entrambi, li faceva sentire sotto minaccia costante. Una notte, in estate la casa subì una invasione davvero particolare. Con tutti i giardini del vicinato, più grandi e invitanti successe proprio nel loro spennacchiato praticello. Si svegliarono che erano le tre, ci fu un tonfo sordo in giardino, una specie di boato che fece tremare leggermente il letto. Da principio pensarono a un terremoto, poi dalle tende tirate della camera iniziò a trapelare una luce intensa, ogni cosa sembrava illuminata a giorno. Mr Evans scese nel patio. Una stella si era adagiata sul prato, non un meteorite, proprio una stella grande, con tutte le sue luminose punte, la Signora Evans, che non aveva osato seguire il marito in giardino, osservava dall'alto quello spettacolo accecante la bocca spalancata in un urlo muto. Poiché nessuno dei vicini si era affacciato, poiché nessun allarme era scattato, poiché il prato non era sprofondato, né era riarso per il calore, poiché non si era rotto un solo vetro, quando finalmente Mrs Evans si era decisa a raggiungere il marito in giardino, erano rimasti perplessi a godersi quell'innaturale spettacolo abbracciati, quasi smarriti per un tempo che a loro parve infinito . Certi di vivere un sogno, o forse un incubo comune, si erano detti che prima o poi si sarebbero svegliati e tutto sarebbe apparso come prima. Non avevano osato chiamare il 911 convinti che sarebbero passati per pazzi se avessero raccontato quanto era avvenuto nel loro piccolo giardino quella notte. E così per mano, si erano richiusi la porta alle spalle ed erano tornati a letto ed effettivamente il mattino dopo della stella sul prato non vi era traccia alcuna. Ora, a distanza di dodici anni il fenomeno si stava ripetendo e Dick e Tom stavano vedendo quello che a loro era già toccato ammirare e che si erano imposti di dimenticare. Una stella era scesa nuovamente nel giardino del trecentodiciotto di Charlotte Street a Manheim, con una n, in Pennsylvania. Di tutte le cose che Mr Evans avrebbe potuto dire o fare, ciò che gli venne da dire fu: «Oh no, non di nuovo!»



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