Rousseau: sognare a colori


Henri- Rousseau il Doganiere. Autoritratto paesaggio


Il giorno in cui andò in pensione, Henri aveva due possibilità, fare "l'omarino" che si mette in fianco ad un cantiere a guardare il procedere dei lavori, oppure decidere di dedicarsi ad una cosa che lo aveva sempre incuriosito: la pittura. Noi siamo ancora oggi grati che abbia scelto la seconda opzione. Uno dei primi problemi in cui si imbattè l'ex funzionario del dazio, fu quello di rendere il color dell'incarnato nei ritratti, così andava cercando un colore "carne" e prese come esempio Burguereau, di cui apprezzava molto "L'uguaglianza di fronte alla morte". Inventò il ritratto paesaggio: lui lì enorme al centro del quadro, quasi sul punto di spiccare il volo, la tavolozza tra le mani; di quegli stessi anni il ritratto di Henri Samary di Louis Anquetin una via di mezzo tra un dipinto di Tolouse-Lautrec ed un Fred Astaire che sta per iniziare a danzare. A questo modo di intendere il ritratto volsero lo sguardo alcuni futuristi al momento di superare il movimento cui appartenevano, come  Tullio Garbari con il suoi "Intellettuali al caffè". Nel 1894 Henri dipinse "La guerra - cavalcata della discordia", in cui la guerra è una donna che non cavalca, ma sorvola con un cavallo un campo di battaglia in cui tra i cadaveri banchettano i corvi, ha l'ira che le annoda i capelli, regge una fiaccola che nella forma richiama la falce della morte, anche se le nuvole in cielo sono rosa, forse quale segnale di speranza. Henri se ne va un pomeriggio al Jardin des Plantes, l'orto botanico di Parigi, e già sogna di essere partito per luoghi esotici, si inventa un mondo selvaggio ed onirico al contempo, in cui un'Eva d'ebano incanta il serpente invece di esserne incantata; babbuini ladri di bottiglie del latte, scherzano nella giungla; un cavallo più che essere attaccato da un giaguaro pare ballarci un tango, le cascate sono minuscole ai piedi di paulonie e canneti giganti. Sono in molti negli anni successivi ad inspirarsi più o meno direttamente a questo modo onirico di intendere il paesaggio: Carrà con il suo "pino sul mare" dal cielo di porcellana, Max Ernst con la sua "foresta". Perfino le nature morte di Morandi devono qualcosa a Rousseau. E Morandi stesso paragona Rousseau a Cezanne . Ciò che fa di Rousseau se stesso è in realtà il sogno, quando Rousseau dipinge paesaggi come tali, perdendo il suo stilema onirico, perde, a mio giudizio la magia e rivela i suoi limiti, così la sezione paesaggi è quella che mi è piaciuta meno salvo il paesaggio con dirigibile "Patria"; in quella sezione sono esposti "la boa rossa" di Signac ed il "paesaggio dell'Ile de France" di un Seurat prima maniera. Nella sezione successiva i "giocatori di palla ovale", baffuti ed eleganti nel gesto atletico vengono associato al "football" di Deaunay del 1917; il "calesse di papà Junier" con bimba scimmietta viene affiancato alla "carrozzella" di Carrà. Poi il ritratto di donna in cui Rousseau pone questo enorme donnone di nero vestito al centro del quadro e la illegiadrisce con dei pansè ed un minuscolo passerotto che passa a salutarla fuori del balcone. Picasso invita ad una cena Rousseau che forse nell'intento iniziale poteva essere stata concepita come scherno per il pittore e che si trasforma in un trionfo per il Doganiere che riguardo a se stesso e a Picasso disse:" Lei e io siamo i più grandi pittori del nostro tempo. In fin dei conti lei realizza nel genere egiziano quello che io faccio nel genere moderno". Di seguito altri esempi dell'influsso che Rousseau ebbe sui movimenti pittorici successivi: la "strada gialla" di Feininger, con la sua bandiera francese itterica, Klee, Kandinsky con lo studio bianco  che di lui dirà "Rousseau ha aperto la via alle nuove possibilità della semplicità". Poi ancora ritratti di Rousseau: la Signora M con i suoi boccoli, le mani grandi come badili e un gattino minuscolo tra i piedi, la ragazza in rosa con le sue caprette stile Heidi, la deliziosa Signora in bianco di Frida Kahlo, la triste pensosa e floreale Lee Hoetger di Paula Modersohn- Becker. La penultima sezione è dedicata all'infanzia: Carrà e i suoi "Romantici" , Rousseau e il suo bimbo con bambola (transgender ante litteram?) e "per la festa del piccolo" che possiede due potenti cosce burrose, l'Irene Estrella di Diego Rivera che deve avere un caratterino niente male. Nell'ultima sezione le famiglie: quella in posa per la festa di nozze di Rousseau che pare una pagina di un libro di Garcia-Marquez e la famiglia Mellero biondo rossiccia di Denis. Chiude la mostra il commovente ritratto di Rousseau di Delaunay. 
Le mostre curate da Gabriella Belli non tradiscono fin dai tempi della sua direzione del MART di Rovereto. Henri Rousseau. il candore arcaico. Palazzo Ducale fino al 5 luglio.

Commenti

  1. Voglio vederla. Ecco. Anche solo perché amo Rousseau.

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  2. :) e noi siamo lieti e grati anche a te che lo hai omaggiato con questo splendido post

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  3. è da ieri che cerco di leggere tutto il post... leggieclicca ... oggi mi sono concesso un giorno di ferie per poterci riuscire... leggieclicca...., pero! MICA male 'sto Rousseau versione COTICA... leggieclicca...

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    1. "ostrega" un giorno di ferie per il post, quanto ci stai dentro alla mostra? :D

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  4. Oh, come sono gustosi i tuoi resoconti delle mostre, Amanda!

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