In morte del cane parlante




Lucian Freud








Il cane parlante stava lì steso, il respiro corto ed affannoso, il capo semi reclinato sul petto che si alzava ed abbassava affamato di aria e di vita. Ancora pochi attimi e la sua luminosa stella si sarebbe spenta portando con sé tutti i personaggi che negli anni aveva saputo narrare.
Come avesse imparato a parlare era un mistero, mentre era chiaro da chi avesse appreso le mille storie che nei dodici anni della sua esistenza aveva raccontato a chi sapeva ascoltare.
Era stato raccolto cucciolo dalla donna che ora, affranta, vegliava i suoi ultimi respiri; lo aveva salvato da fine certa, nel giorno che aveva salutato il suo arrivo, visto che sua madre era morta per complicanze del parto e quella donna aveva accettato di provare a salvare uno dei quattro cuccioli rimasti orfani a casa di una sua amica; per due mesi abbondanti la donna lo aveva allattato con un biberon, fissandosi la sveglia di giorno e di notte, dopo averlo portato con sè nella sua casa piena di libri e mentre allattava leggeva a voce alta, per tenersi sveglia, a quel fagotto di pelo che cresceva a vista d'occhio e pareva apprezzare quelle letture. Cane, donna e libri erano diventati inseparabili e poco dopo lo svezzamento, in un pomeriggio di aprile al parco, il cane aveva iniziato a parlare per la prima volta. Avvenne che una bimbetta che giocava ai giardini iniziò a lanciargli una palla e dopo la quindicesima volta in cui lei lanciava  e lui riportava, tornando assetato lui le sussurrò all'orecchio "andiamo a bere alla fontana, se mi accompagni ti racconterò la storia dell'elefante acrobata". La bambina aveva spalancato la bocca, aveva rivolto lo sguardo a sua madre e alla padrona del cane che chiacchieravano incuranti del miracolo a cui lei aveva assistito, aveva assentito col capo al cane e si era avviata con lui alla fontanella mentre quello raccontava di questo elefante che possedeva la grazia di una ballerina di danza classica; quando alla sera aveva raccontato a suo padre del cane parlante, il padre aveva sorriso della straordinaria fantasia della sua bimba. Il cane aveva narrato storie tristi e storie liete, aveva raccontato di uomini e animali, e di stelle e di nuvole e a volte di alberi che sapevano viaggiare con le radici. Aveva narrato le sue storie soprattutto a bambini e ad anziani: trovava che fosse giusto farlo per loro, perchè ai primi ormai si era perduta l'abitudine a raccontare e i secondi non avevano più occhi buoni per leggere ed entrambi soffrivano di solitudine. Poi narrava per gli adulti che avevano ancora la grazia dello stupore, quelli dal cuore libero, e quelli tristi che non trovavano sollievo neppure tra le pagine di un libro. Aveva garbo nell'indovinare coloro ai quali serviva una storia e serviva subito, l'urgenza gli suggeriva i personaggi più particolari, i finali più intriganti, le passioni memorabili, quelle che ricaricano i cuori e insufflano la voglia di sopportare altre albe ed altri tramonti. Poi arrivò l'alba di quel giorno del suo dodicesimo anno e lui uscì come ogni mattina per la sua passeggiata, camminava sul ciglio della strada a guinzaglio della sua padrona, quando un uomo senza poesia e senza storia, un uomo che non solo non aveva mai sentito un cane parlante, ma che da tempo non aveva orecchie per ascoltare, nè occhi per vedere, nè cuore per amare, ma solo denaro da spendere, sbandò col suo SUV, troppo veloce, lo colpì e se ne andò senza neppure prestare soccorso. La donna capì subito che per il suo compagno di vita non c'era più nulla da fare, lo portò a casa e con le lacrime agli occhi lesse per lui un'ultima storia.



a volte le storie ritornano

Commenti

  1. Che bella! Sarebbe da leggere a qualche bambino e vedere la reazione.

    * Ho letto da poco "Cuore di cane" di Bulgakov.

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  2. Hai voluto dimostrare coi fatti quello che pensi sulle piene possibilità espressive di un racconto, anche breve.
    E ci sei riuscita alla grande. E' un racconto perfetto: la poesia è intensa dall'inizio alla fine (poesia che è, per sua natura, risonanza interiore) e i passaggi felici sono tanti che rinuncio a citarne qualcuno.

    Grazie, e complimenti sinceri.

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  3. L'ho sempre sospettato...
    Bel racconto, grazie per averlo condiviso.

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  4. Bel racconto sì, e come da tutti i bei racconti, se ne potrebbe trarreun film! W i racconti!

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  5. Risposte
    1. Grazie Silvia, ma in verità ti dico che l'avevi già letto😉

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  6. Ma no dai, non può mica finire così :(
    Già odio i SUV, se poi mi uccidono pure un cane e se ne vanno...

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    1. Beh non è che finisce così, ci inizia proprio così 😢

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  7. com'è che le cose belle finisco sempre troppo presto?

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  8. accidenti questo racconto ci ha lasciato gli occhi lucidi ( a me e a Rocky..)Non è possibile cambiare un pò il finale? per esempio il cane parlante è solo ferito, lo soccorrono, purtroppo gli amputano una zampa ma lui continuerà a raccontare le sue storie ancora più fiero e ammirato di prima ( notare la nota autobiografica del mio tripode che di SUV bastardi ne sa qualcosa...)

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    1. Rocky è l'esempio che a volte il lieto fine esiste

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  9. Bello.
    Ho ripensato ai miei cani e pure a me mi parlavano, oltre ad essere generosi e a chiedere lo stretto indispensabile o quasi... sempre pronti a mangiar qualcosa ;-)

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  10. :'(
    Bella e triste.

    Non centra nulla, ma mi ha fatto tornare in mente "Abbaiare stanca" di Pennac.

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