Diadema


Bo Bartlett



Per la cerimonia avevano ceduto ai desideri delle famiglie, o per dirla tutta ai diktat di sua madre che aveva preteso il pacchetto completo: corsoprematrimoniale-chiesa-banchetto-abitolungo-musici-bomboniere, tanto paghiamo noi. Alla fine i brindisi avevano contribuito a rendere quasi tollerabile la cosa donando il distacco necessario a non osservarsi troppo dal di fuori.
Ed anche se erano passati ormai tre giorni, a quel assurdo diadema, falso come i sorrisi della festa, non voleva ancora rinunciare, temeva che, se lo avesse fatto, tutta la sua nuova vita, sarebbe esplosa come una bolla di sapone, guardava la cartina, ignorando il paesaggio fuori dal finestrino, e la voce dell'uomo che, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, aveva deciso di spartire con lei l'esistenza. Lui le raccontava il mondo, lì fuori, ma lei, quella mattina non trovava interessante né il mondo, né il racconto che del mondo lui le faceva; la cartina era vuota, mare a est, ma solo all'orizzonte, e sterpi e dune ad ovest, la strada sempre diritta, guardare la cartina era dunque solo un modo di chiudere la saracinesca sul mondo e lasciare scorrere i pensieri. Verso cosa stava correndo dentro a quell'auto, in quella mattina di tardo settembre, con la luce di una estate ormai morta, con l'aria frizzante dell'autunno incipiente? L'uomo infine tacque, levò la mano dal pomello del cambio verso le nocche bianche che stringevano la cartina e le sfiorò con delicatezza, allora lei si sentì costretta a levare lo sguardo verso di lui e, quegli occhi che le stavano sorridendo, le promisero nuovamente l'orizzonte di un posto sicuro e privato; non erano occhi da sorprese quelli, non la pista di decollo verso viaggi avventurosi, ma la certezza di un tempo ciclico a cui abbandonarsi e lei sapeva che non era quello che aveva desiderato per sé, tuttavia quando lui le sorrise lei chiuse la cartina e non trovò poi brutto il pianeta in cui era atterrata, non pareva ostile, la luce fredda regalava margini nitidi alle cose, il mare riluceva. Non sapeva se sarebbe stata in grado di trascorrere una vita intera con quell'uomo affianco a fare da mediatore culturale tra lei e la quotidianità, ma per ora quel sorriso, ci avrebbe scommesso, era un buon inizio. Lui con la mano sfiorò il diadema e lei gli disse: "lo terrò, ancora per oggi" poi ricambiò il sorriso.

Commenti

  1. Oooh. Ho avuto una stretta al cuore... Grazie per questo racconto.

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  2. E' tutto bellissimo parole e atmosfera.
    Sembri te che per il momento t'accontenti di scrivere su un blog invece di volare più alto.
    Ciao.

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  3. Surrealborghese, mi pare una definizione che rende ... almeno per me.

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  4. "mediatore culturale tra lei e la quotidianità” quanto servirebbe...

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  5. La "mattina di tardo settembre" pervade con la sua atmosfera questo piccolo e magico acquarello.

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  6. Ha ragione Franz: questo è un acquarello, con il suo segno pastoso e insieme trasparente. Sono così anche i pensieri raccontati: hanno corpo ma lasciano tra-vedere la successione e il contrasto, ovvero la paura e la speranza, la voglia di lasciarsi andare alla sicurezza e il timore di perdere altri orizzonti.
    E' dolcissima la sicurezza, Amanda, dolcissima...

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  7. E' molto molto bello, sai.
    Grazie.
    z

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  8. Bello. Lei forse rassegnata o quasi rassegnata ma sorridente.

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