Elisabeth
Sara Filiputti |
Elisabeth ha salutato la sua adolescenza ma non sente ancora suoi i panni da adulta. Ha l'ovale perfetto del volto come una donna di Casorati, i capelli tornano al biondo dorato dell'infanzia ormai solo d'estate e le incorniciano il volto in un taglio severo. La sentissimo parlare emergerebbero le sue incertezze ancora infantili, ma Elisabeth più che parlare osserva: quel suo sguardo chiaro, quasi cristallino inghiotte il mondo, lo analizza, ma tende a non giudicarlo. Sembra una spettatrice attenta di una messa in scena in cui non sente di avere un ruolo preciso, ma non le sembra male quello che vede le suscita stupore, la emoziona vedere come la gente si muove, si affanna. Osserva i paesaggi analizza il gioco delle luci, dei colori. È nata alla fine della guerra in una terra di confine, in una famiglia dell'alta borghesia: la terra, la storia, le sue origini le hanno regalato un rigore che traspare dal suo modo di vestire, dalla sua compostezza che la ingabbia in un ruolo adulto che non le corrisponde. Sposerà un uomo più grande di lei: lui ha 37 anni e l'esperienza del fronte alle spalle, l'azienda di famiglia da fare risorgere. Lei ne ha 18 e vorrebbe spazio per dei sogni cui non sa nemmeno dare colore e spessore. Sarà moglie e poi madre, è figlia devota ma forse non riuscirà ad essere veramente Elisabeth. Un giorno, mentre attende l'accelerato per recarsi in visita presso la casa dei futuri suoceri, assiste all'incontro alla stazione tra due innamorati, non è la prima volta che assiste a quel genere di incontri, ma per la prima volta le appare chiaro ciò che unisce quell'uomo a quella donna: complicità, qualcosa che li rende intimi, come lei non è mai stata con nessuno di coloro che fino a quel ha considerato i suoi affetti, tanto meno Il suo fidanzato . Improvvisamente, se ancora non riesce a dare voce ai suoi sogni, riesce tuttavia a dare voce a ciò che non desidera. Qualcuno dirà di aver visto la giovane donna alzarsi risoluta con un sorriso in volto, i più precisi affermeranno che lo fece dopo aver detto un semplice "no" a voce alta, anche se apparentemente non c'era nessuno con lei.
Qualcuno dei presenti, giurerà di averla vista recarsi in biglietteria, d'altro canto il bigliettaio non negherà di aver staccato ad una ragazza elegante, dagli occhi chiari, sorridenti e determinati, un biglietto per Venezia. La cercheranno a lungo, per mesi e mesi, ma di lei si perderanno le tracce.
Qualcuno giura che da qualche parte nel Nord Est, vive un'anziana nota pittrice che non chiacchiera molto, ma che racconta che deve la sua fortuna al bacio che si diedero un giorno due innamorati in una stazione in una terra di confine
Il bacio che salva, specie se rivela ciò che non si ha, ma si potrebbe avere ... se solo la scelta fosse libera, in un altrove da cercare...
RispondiEliminaMolto bello e soffice, questo tranche de vie che ha il sapore della libertà.
Grazie:)
A te cara Zena
EliminaQui tocca che dico due parole al trequarti,
RispondiEliminasti baci degli altri cominciano a essere fitti.
Domanda: mi chiamo Elisabeth? Sono nata alla fine della guerra? Sono una famosa pittrice?
EliminaPiù che quel bacio, a salvare Elisabeth, sono stati i suoi occhi distanti e curiosi.
RispondiEliminaConcordo
EliminaTutt'è dirlo quel no ad alta voce. E non è mai così facile come potrebbe sembrare.
RispondiEliminaQuanto mi piacciono le tue donne forti.
Mi piace che non lo sembrino affatto, ma che poi trovino in se stesse la forza di un rifiuto
EliminaStupendo. Quanto mi piacerebbe vedere un quadro di Elisabeth.
RispondiEliminaAnche a me
EliminaDovremmo soffermarci di più quando scorgiamo, anche solo in controluce, la bellezza:
RispondiEliminaPer riconoscerla quando ci ricapita, per allontanarci dalla bruttura quando ci si chiude intorno.
Grazie, per questo scampolo di belleza.
Grazie a te Cincia bella
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