Dalia
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Quando venne al mondo, Dalia lo fece senza dare troppe preoccupazioni, forse perché sua madre era al quarto parto e lei aveva trovato la strada ormai spianata: una settimana prima della scadenza del termine e dopo solo un paio di colpi di reni. A quel suo essere di poco disturbo si era conformata subito, mangiando sempre all'ora prevista della poppata, ogni tre ore "che ci si poteva regolare l'orologio" ricordava la madre che dopo la primogenita che "farla mangiare era una croce tale che avevo giurato mai più figli" e i gemelli " che erano due e non lasciavano il tempo nemmeno di ricordarsi di stare al mondo tra una poppata e l'altra" aveva accolto questa nuova creatura inattesa con panico. Dalia invece succhiava vigorosa ma non tanto da creare dolore così che in venti minuti svuotava i seni , faceva il ruttino e dopo essere stata cambiata non dava più pensieri per ore. Inoltre la bimba aveva da subito ragionevolmente compreso, dopo aver notato lo sguardo supplice di sua madre, che se la notte avesse dormito di più, quella, di giorno, le avrebbe dedicato più sorrisi sotto le occhiaie e, nel giro di tre mesi, dormiva già sette ore filate. Questa sua serafica filosofia di vita fece però di Dalia una bambina trasparente, forse perché "ai figli che ci danno meno pensieri si dedicano meno pensieri". Fatto sta che, forse per cercare di attirare l'attenzione, cercò di escogitare anche lei un sistema che ripagasse l'egocentrismo narcisistico che tutti i bambini manifestano in tenera età. Iniziò a nascondersi in giro per casa. Il gioco però ottenne il risultato sperato solo la prima volta, perché i suoi fratelli da soli o in gruppo ne combinavano talmente tante che nessuno aveva tempo o voglia di mettersi a cercare la mite Dalia che prima o poi sarebbe ricomparsa senza essersi messa nei guai. In breve passò dal rimanere nascosta un paio di minuti allo scomparire per ore senza che nessuno in casa allarmato iniziasse a cercarla. Iniziò a osservare il mondo da quei suoi angoli nascosti. La vita nella sua casa le sembrava una rappresentazione teatrale cui, talora nella sua fantasia, modificava trama e finale. Poi con il passare del tempo iniziò una sorta di mimetismo, un'attitudine camaleontica per cui Dalia non solo in casa, ma anche all'aperto finiva per confondersi con l'ambiente. Il gioco si fece ancora più complesso, osservare senza essere visti era la modalità che aveva di rapportarsi con il mondo. A scuola finiva per essere il banco sui cui si sedeva. Sembrava che ritornare visibile dipendesse solo dalla sua volontà. Fino a quel momento spariva in un limbo, un altrove magico ma inquietante al contempo di cui chi le stava accanto non si rendeva conto. Questa sua capacità la rendeva empatica con la natura che la circondava: poteva essere gatto tra i gatti che si azzuffavano per amore. Poteva essere il bastone che sorregge a un anziano che attraversava traballante una strada. Poteva nascondersi tra le pagine di un libro, ma lo faceva solo se si accorgeva che il libro era particolarmente apprezzato dal lettore. Tuttavia la cosa che Dalia amava di più è che attendeva ogni anno con trepidazione era nascondersi, sul far della sera in primavera, quando i merli cantano le loro mille variazioni alla vita, quando cambiano i profumi, i fiori sbocciati sembrano preziosi bottoni sui prati e le gemme gonfie delle foglie degli alberi si stagliano contro cieli che sembrano di velluto blu. Allora, e solo allora, alla mamma non rimaneva che attendere il primo starnuto allergico per stanarla altrimenti Dalia si sarebbe dissolta così tra i boccioli bianchi di un melo e un accendersi di stelle.
Il sogno di tutti noi, confonderci tra il mondo e le sue pieghe, spiarne i sussulti, "dissolverci" prima che un'allergia ci ricordi che siamo di carne e nervi e polmoni. Pagina di libro, cresta di maroso, soffio di brezza che trasparente invade il mondo e lo conquista senza inganno.
RispondiEliminaSenza soffrire per chi non ci scorge, perché solo noi scorgiamo loro.
Io non lo so se Dalia non soffre, ma quello che hai scritto è molto bello😊
EliminaBel racconto poetico, un inno alla vita e alla primavera (quasi due sinonimi).
EliminaGrazie Alli
EliminaHo conosciuto una Dalia e sai che non riesco a mettere a fuoco il suo volto? Sfuma nel contesto.
RispondiElimina...sara mica la stessa?
Chissà...
EliminaSognavo di essere come Dalia ma mi sentivo più spettatrice in un teatro, Ho guardato gli altri viversi la vita seduta in terra nei corridoi della scuola. Stranamente nessuno mi disturbava, abbastanza bizzarra da creare un po' di timore. Poi finalmente la scuola è finita.
EliminaCome è abile e leggea la tua mano con il pennello intinto nelle parole.
Vera non so che fine abbia fatto la mia risposta ma grazie mille per le tue parole
EliminaDavvero un bel racconto. Persone che si nascondono e si fondono col mondo. Si direbbe che sono invisibili ai più superficiali, ma alle anime profonde non passano di certo inosservate.
RispondiEliminaBenvenuta e grazie😊
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