Incipit: Tutto è possibile



Tommy Guptill era stato proprietario di un caseificio ereditato dal padre e situato a un paio di miglia dal centro di Amgash, Illinois. Tutto ciò risaliva ormai a parecchi anni prima, ma a Tommy capitava ancora di svegliarsi con lo stesso terrore che aveva provato la notte in cui un incendio aveva raso al suolo il caseificio. Anche la casa era completamente bruciata; il vento aveva portato le scintille dentro l'abitazione che si trovava poco lontana dalle stalle. Colpa sua - aveva sempre pensato che fosse stata sua la colpa - per non aver controllato, quella sera, che le macchine mungitrici fossero ben spente, ed era proprio lì che era scoppiato l'incendio.

Elizabeth Strout. Tutto è possibile. Einaudi. Traduzione Susanna Basso.

La Strout riprende per mano i personaggi di "Mi chiamo Lucy Barton" e offre alle loro storie la dignità che meritano. Ma non venitemi a parlare di romanzo. Si tratta di racconti uniti dal rimando ad un filo rosso comune che nella maggior parte dei casi è l'infanzia, per lo più misera sia in senso materiale che morale, ad Amgash nell'Illinois da cui Lucy scappò in cerca di un riscatto che trovò nella scrittura e dalla quale non trovarono scampo nè Pete, diventato un uomo di mezza età senza essere essere passato dalla dignità di una autonomia adulta, il fratello maggiore, né Vicky la sorella rosa dall'invidia. Dolcissima la figura di Tommy, il bidello ormai in pensione della scuola di Lucy, sostenuto dall'affetto della moglie Shirley, che si sente colpevole di non avere condiviso con lei una emozione di quella tragica notte in cui persero il loro caseificio.

- Ti amo, Shirley - . E poi guardò il soffitto; per un minuto o due negli occhi non la potè guardare

Angelina e sua madre Mary, che a 74 anni finalmente insegue l'amore, decisione incomprensibile per la figlia

anche se ce la mettiamo tutta, amiamo in modo imperfetto, Angelina, ma va bene così.

Annie che si è dedicata alla recitazione ma ha continuato a sentirsi bambina e dovrà fare i conti con una verità di famiglia mai rivelata, ma che le ha condizionato l'intera esistenza

fino a quel giorno si era sempre sentita una bambina -ecco la ragione per cui non era riuscita a sposarsi, perché non poteva essere moglie -, che ora aveva l'impressione quieta di essere vecchissima

Dottie che ha fatto del suo B&B un luogo sicuro da cui poter osservare la gente e con essa condividere i dolori della vita.

Abel che ha riscattato la sua miseria infantile col commercio e  che nella notte di natale, nel retropalco di un teatro si rende conto che assurdamente anche ciò che dimentichiamo della vita ce lo portiamo appresso, come un arto fantasma.

E Lucy che riesce a concepire una nuova sé, lontano da lì, ma che si fa riprendere dal gorgo della sua infanzia e dai disastrosi rapporti con i suoi genitori una volta tornata, anche se per poche ore a Amgash.
E' un libro sull'amore, sugli affetti, sui legami familiari.


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