La crociera

 



Nika Novich





La ragazza vestiva la divisa imposta in quel periodo dell'anno dalla Holidays Travel, la compagnia di viaggi presso la quale da un paio di anni era impiegata come guida: un abito di velluto rosso con la corta gonna a palloncino che, sulle sue gambe chilometriche, fasciate da pesanti candide calze a maglia, pareva ancora più corta. Sulla testa indossava un copricapo che stava a metà tra hijab e un passamontagna poiché era pesante percdifendere le guide dalle ampie escursioni termiche notturne. Il suo orario di lavoro, quella sera prevedeva una singola lunga uscita. Era una sera di fine d'anno e quindi al costo del tour  notturno, già molto elevato di per sé, si sommava il sovrapprezzo dovuto alla presenza della guida e al periodo festivo. Si trattava quindi di una crociera di lusso e la ragazza era sempre curiosa di osservare coloro che potevano permetterselo. Si domandava come avessero potuto accumulare tali ricchezze, quasi sempre rimaneva sorpresa dalle loro sembianze, e sempre la sua curiosità non trovava risposta. Uscendo dalla sede della ditta portò con sé tre cordoni dorati, si diresse quindi al grande garage e scelse i tre più grandi armadilli giganti le cui corazze erano state tirate a lucido per l'occasione, fissò loro i finimenti e intrecciò i tre cordoni che tratteneva saldi nella sua mano guantata di bianco e si recò al terminal dove accolse i tre facoltosi viaggiatori. Nel ventre del primo animale cingolato prese posto una badessa che viaggiava con un grosso guscio d'uovo che aveva ospitato, prima della schiusa, un'oca. Alla giovane guida bastarono pochi minuti per avvedersi che il pennuto aveva lo stesso carattere impossibile della sua padrona e che probabilmente le era stato donato per farle da guardia del corpo ma, per affinità elettiva, ne era diventato animale da compagnia. Alla ragazza invece non fu chiaro perché non si fossero sbarazzate del guscio che al contrario trattavano con lo stesso riguardo con cui in un passato remotissimo certi nobili si sarebbero gingillati con un prezioso uovo Fabergè. Nel ventre del secondo armadillo fu accomodato da due facchini un'asceta, tale era il suo livello di elevazione dalle cose del mondo che si era privato di tutto, dei capelli, delle sopracciglia e perfino del sesso, indossava solo una lunga, pesante collana fatta con semi di piante antiche ormai estinte. Anche in questo caso la ragazza si domandò perché mai un essere così avulso dalle cose del mondo partecipasse a quel tipo di viaggio e in generale che senso avesse per quella creatura viaggiare ma anche questa volta ritenne che la sua domanda non avrebbe avuto risposta. Finì quindi di allestire la terza carrozza: nel ventre del terzo animale prese posto una vedova, la riconobbe come tale perché indossava nere gramaglie e lei dalle antiche scritture aveva appreso che quello erano il colore e la forma del lutto presso le popolazioni che in passato abitavano le terre ad occidente. Ancora una volta le sarebbe piaciuto chiedere all'ultima ospite a quando risalisse il suo lutto e se il dolore fosse ancora vivo, ma queste erano domande che non si ponevano mai in assenza di intimità e a volte anche in presenza di quella,  era chiaro anche a lei in quel tempo e in quel posto, tanto più che alle guide per contratto era vietato rivolgere la parola ai turisti tranne che per descrivere loro ciò che vedevano. La crociera ebbe inizio, lei prese a camminare lungo le lingue di terra ancora emerse, procedeva lenta trainando tramite i cordoni dorati gli armadilli in modo che i viaggiatori non subissero scossoni. La notte era stellata, la luna piena si rifletteva sulle acque rendendole agevole procedere, le condizioni ideali per il tour. Raccontò con dovizia di particolari alla vedova, alla badessa e perfino all'oca, ma sicuramente non all'asceta la storia degli antichi palazzi che ancora si ergevano dallo specchio immoto dell'acqua, secoli di splendori passati prima che il pianeta subisse la trasformazione. La voce si diffondeva in quel silenzio assoluto come una nenia, quasi una litania che quietò un poco la rissosa oca e la sua gemella umana, forse stemperò il dolore della vedova, di sicuro non condizionò negativamente la capacità di meditazione dell'asceta. Gli armadilli procedevano, la corazza semiaperta concedeva ai viaggiatori la comodità panoramica di un terrazzo con vista, semovente. La luna bassa sull'orizzonte consentì alla ragazza di notare che sull'altra sponda, nell'unico palazzo che ancora giaceva sulla terra ferma, qualcuno osservava la lenta processione del suo tiro di armadilli e si godeva la sua narrazione. Era troppo distante per sapere di chi si trattasse, al piano terreno dell'antico edificio splendevano due lumi, anche tra le acque, ai piani superiori dei palazzi semi sommersi, qualcuno, contro ogni divieto, era tornato a vivere. Il tabù era infranto. Gli umani si stavano riappropriando di ciò che loro stessi avevano costruito in tempi remotissimi prima della grande trasformazione, della carestie e delle guerre che ne erano derivate. Di questo la guida non fece parola con i crocieristi. Continuò la litania cullando questa loro ignoranza. Pensò che sarebbe stato bello abitare quei luoghi di cui aveva studiato per anni la storia. Conservò le sue domande per la fine del turno, aveva la sensazione che lì, nelle case nuovamente abitate, qualcuno avrebbe gradito la sua curiosità. Tutto poteva ancora una volta mutare.



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