Mind the gap

Fuoco Fatuo 





Moreno rincasò che il sole era già tramontato da un pezzo e consegnò anche quella giornata al passato: un groviglio di ore caotiche di lavoro si srotolavano dietro di lui. Non che non amasse il suo mestiere ma gli sembrava che il tempo gli scivolasse tra le mani senza lasciargli il sentore di un desiderio, la velleità di un progetto. A volte aveva la stessa sensazione che si ha in un grande aeroporto quando si sale su un nastro trasportatore: una vita immobile mentre tutto il resto scorre senza neppure la voce che ammonisce "mind the gap". Si tolse le scarpe, si mise in tuta e pensò che non aveva neppure voglia di prepararsi la cena. Allora optò per farsi portare a casa una pizza ma quando entrò in cucina vide che nel cestino della frutta c'erano due mele rosse che non avrebbero avuto ancora vita lunga, non tollerando gli sprechi decise che avrebbe cenato con quelle. Scostò le tende e aprì la finestra della cucina. Tagliò uno spicchio di mela e lo assaporò lentamente e più la polpa acidula gli rigirava in bocca, più gli sembrava che i sensi si acuissero. La mela sprigionava profumi e sapori a cascata: si fece ripieno dello strudel che gli preparava sua nonna nelle sere d'inverno, profumato di burro, buccia di limone, uvetta e pinoli. Mutò quindi nel profumo di un vin brulè sorbito dalla tazza che scalda le mani irruvidite dal freddo, il vapore caldo che appanna gli occhiali. Per trasformarsi poi nel profumo dei capelli di sua madre quando lui era bambino e lei li lasciava asciugare al sole e lui li annusava, li tirava, infilava le piccole dita nei ricci facendone anelli poi reclinava la testa sulla sua spalla e lei cantava per lui improvvisando danze. Poteva una mela scatenare trip lisergici? Provava a ricordare dove le avesse comprate, come fossero arrivate a casa. Proprio lui che per paura di assuefarsi non aveva mai fumato neanche semplice tabacco, lui che aveva provato la fame chimica solo respirando nuvole di fumo consumato dai compagni del liceo nelle serate con le orecchie doloranti di musica e la risata facile. Si affacciò alla finestra e gli sembrò di immergere la faccia nella notte: un brodo denso con le stelle a fare da tempestina ma intensamente luminescenti. Decisamente era un viaggio direzione infanzia, si voltò a osservare i tre quarti di mela rimasti sul tavolo, gli sembrarono enormi, se avesse fatto più attenzione avrebbe sentito una voce urlare nella sua direzione "Presto che è tardi" anche se le mele avvelenate facevano più Biancaneve ma in assenza dei sette nani nonostante tutto apparisse deforme, stupefacente e incredibilmente reale. Era questa tangibilità dell'effimero a spaventarlo e a incantarlo contemporaneamente. Gli parve di vedere tra gli alberi del giardino delle luminarie simili a quelle delle sagre dei paesi del sud con una scritta violetta che recitava "La notte ha il suo profumo e puoi caderci dentro che non ti vede nessuno", annusò l'aria fuori dalla finestra quasi seguendo l' indicazione suggerita dai versi della canzone di Dalla, la luminaria si spense e si sentì precipitare in un buco foderato di essenze di piante, di oli e resine di corteccia quasi che il sole stesse ancora scaldando come in piena estate le piante del giardino. Era tutto così esageratamente vivido che si inginocchiò sopraffatto da quella abbondanza di stimoli come in una preghiera. Una falce di luna gli si posò sulla fronte, la scostò come avrebbe potuto fare con una ciocca ribelle che si posa sugli occhi. Gli sembrò che il naso non fosse sufficientemente capiente ad accogliere una tale quantità di profumi. Aprì allora la bocca e gli parve di sorseggiare essenza di rosa, era in effetti una notte di maggio. Non ci aveva neppure fatto caso prima di quella sera eppure aveva sempre considerato quello il periodo più bello dell'anno. La fine dei rigori dell'inverno le giornate che si allungavano, spesso una promessa d'estate senza la calura afosa delle serate dopo il solstizio senza pace e senza riposo. Il buco odoroso in cui era caduto era realmente un nascondiglio confortevole. Si domandò da chi e da cosa era necessario nascondersi, ma allontanò il pensiero non era un posto da quella tana profumata. La domanda successiva che si affacciò alla mente fu "come si torna da qui? " ma la cassò immediatamente, era come se la voce all'aeroporto gli avesse suggerito "Mind the gap" ma questa volta lui avesse in tasca un biglietto di sola andata, la voce si spense respirò avidamente la notte.

Commenti

  1. Parli dell'abbondanza di stimoli come se la conoscessi bene,
    non mi stupirei
    Mangerò mele swenza paura tanto abito a piano terra
    M'è piaciuto anche questo.

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    1. Io sono una pavida quando si tratta di non avere il controllo della situazione

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  2. coinvolgente questo viaggio tra spicchi di mela e spicchi di luna.
    massimolegnani

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  3. Ma anche un Fuoco Fatuo, allora, può scatenare trip letterari lisergici!!.. meravigli ogni volta e lasci a bocca aperta ..però non ricordo di un Mind the gap all'aeroporto, di più un Watch yout step in crociera.. ;) approfitto per il Buon Natale!!

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  4. Trip da mele, fantastico! Ci proverò ogni sera, chissà…

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    1. Io ci vivo in mezzo alle mele, però non funziona 😁

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