L'uomo delle bolle
Catrin Welz-Stein |
Era da qualche tempo ormai che aveva tirato il freno a mano, l'aveva fatto perché il paesaggio aldilà del finestrino, dopo un po' che lo guardava da quella posizione distaccata, era parso un richiamo irresistibile. Aveva stimato in modo approssimativo l'effetto di quel suo gesto e aveva deciso che, rimanere tutta la vita con il rimpianto di non aver osato allungare la mano, sarebbe stato ben peggiore del rischio di deragliare. Così lo aveva fatto, aveva cercato di aiutare gli altri passeggeri al momento della lunga frenata, aveva tenuto gli occhi aperti, mentre attorno a lui tutti li serravano, perché si sentiva responsabile delle conseguenze, poi era sceso, lasciando un biglietto con il suo nome ed il suo numero da comporre in caso di necessità.
Una bambina che viaggiava con lui, guardandolo dal finestrino del treno che ripartiva, dopo qualche tempo di lui aveva detto:"mi dispiace che abbia scelto la solitudine".
Una volta che fu sceso dal treno decise che nella sua nuova vita sarebbe stato un soffiatore di bolle di sapone. Gonfiava le gote con grande maestria, amava che, chi lo osservava al lavoro, di lui asserisse che non esisteva sul pianeta terra un soffiatore di bolle di sapone più bravo di lui. Si allenava con costanza. Non solo mescolava i saponi per avere le bolle più iridescenti, ma studiava il modo per farle più grandi e più durature.
Si trattava pur tuttavia di bolle di sapone, questo era il punto, dovevano durare il tempo della magia, mantenere la loro caratteristica: essere effimere.
Lavorava duramente affinché tutti stessero con la bocca spalancata a guardarle librarsi e allontanarsi fino a a esplodere, un'esplosione lieve, senza botto, senza dolore, e lui essere proclamato il re di quella magia, l'uomo capace del ripetersi di un piccolo, ma straordinario, miracolo: il campione dell'equilibrio della tensione superficiale, un giocoliere della precarietà, il più bravo.
Iniziò, con tecnica sorprendente, a creare della figure dall'acqua saponata, la gente accorse sempre più numerosa ai suoi spettacoli, poi le piccole figure si fecero via via più grandi o minuscole ma complesse.
Poi venne il giorno in cui concepì il suo personale capolavoro, soffiò per interi minuti, soffi brevi e lunghi alternati, gli occhi a tratti chiusi per mantenere la concentrazione, due bacchette lunghe tra le mani lo aiutavano a creare e, al cospetto del pubblico ammirato, si formò una bolla con le sembianze di una giovane donna, fu però un attimo, la bolla col volto di donna si levò presto in volo e sparì.
Per settimane modificò la formula della saponata, convocò il pubblico - affiché il suo prodigio non avvenisse in assenza di testimoni - di nuovo plasmò una figura femminile leggiadra ma più resistente, tuttavia la donna di sapone, cui un perfetto mandolino si andava creando dalla fine dei fianchi, persistendo più a lungo sull'uomo delle bolle, finì con esplodere addosso a lui che per giorni dovette lavare e rilavare i suoi abiti da lavoro completamente invischiati di quel tenace sapone, la gente dapprima riconobbe la bravura dell'artista poi lo schernì. Fu al terzo spettacolo che accadde: dalla maestria dell'uomo si creò una donna bellissima, lo sguardo dolce, le forme sinuose, la chioma vaporosa, lunghe gambe affusolate due piedini dalle unghie perlate.
Per settimane modificò la formula della saponata, convocò il pubblico - affiché il suo prodigio non avvenisse in assenza di testimoni - di nuovo plasmò una figura femminile leggiadra ma più resistente, tuttavia la donna di sapone, cui un perfetto mandolino si andava creando dalla fine dei fianchi, persistendo più a lungo sull'uomo delle bolle, finì con esplodere addosso a lui che per giorni dovette lavare e rilavare i suoi abiti da lavoro completamente invischiati di quel tenace sapone, la gente dapprima riconobbe la bravura dell'artista poi lo schernì. Fu al terzo spettacolo che accadde: dalla maestria dell'uomo si creò una donna bellissima, lo sguardo dolce, le forme sinuose, la chioma vaporosa, lunghe gambe affusolate due piedini dalle unghie perlate.
Gli astanti spalancarono le bocche per lo stupore, il sorriso del soffiatore tradì il malcelato orgoglio.
La donna di sapone iniziò a librarsi in volo, ma fu nel momento del distacco dal suo creatore che avvenne il fatto davvero sorprendente, la mano di lei inglobò quella dell'uomo delle bolle e poi via via il braccio, una gamba, fino a a che lui non fu interamente prigioniero della bolla che si levò dal suolo.
Da quel giorno di lui non si ebbero più notizie.
Buon compleanno Suara
Buon compleanno Suara!
RispondiEliminaAmanda, se davvero conosci l'uomo delle bolle puoi intercedere per me e dirgli se mi ingloba in una delle sue bolle e mi porta via?
magnifico il tuo racconto, è leggiadro come una .... bolla
Bello questo racconto, dimostra una sensibilità lieve e profonda.
RispondiEliminaCristiana
Bellissimo finale, mi ricorda un po' quello del Barone rampante di Calvino (là era una mongolfiera).
RispondiEliminaAuguri Suara.
grazie AMA. è bellissimo.
RispondiEliminaMa che bella storia!!!
RispondiEliminaDonna bisogna proprio che tu ne faccia un libro di questi meravigliosi racconti. Non essere egoista, dai a tutti la possibilità di leggerli, non solo a noi ammiratori del tuo blog ;)
Auguri Suara.
Fra tesoro, in Italia tutti scrivono e nessuno legge, chi vuoi che mi si pigli :D
EliminaIo e moltissimi altri, ti bastano? :)
EliminaE poi bisogna sfatare sto "mito" che nessuno legge(sic).
l'autoproduzione non è una strada che mi va di percorrere, bisogna interessare a sufficienza perché qualcuno voglia investire su di te, soprattutto in questi tempi di vacche magre per l'editoria. Chiedi a Lillo che legge qui e che si è inventato di fare quel disgraziato lavoro lì :)
EliminaBella storia ... e auguri a Suara!
RispondiEliminaAuguri a Suara e grazie a te per averci trascinato in alto,con le bolle
RispondiEliminaOddio mi si è gonfiato il cuore, che bel finale!! E anche che bella illustrazione :) Grazie Amanda e auguri in ritardo Suara!
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