Tutta colpa della torta










Dopo settimane di messaggi  e poi telefonate, aperitivi e cinema è arrivato il momento dell'invito. Quell'invito, spero.
Lui ha tutto quello che serve: affascinante, buon conversatore, sembra sapere ascoltare, arguto.
Dopo anni di solitudine, condita solo da incontri farlocchi e qualche salto su materasso tanto per fare l'appello di ossa, muscoli, e ormoni e constatare che sono ancora tutti al loro posto, pronti a mettersi sull'attenti con un rispettoso "comandi!" al momento del bisogno, ora sembro aver incontrato finalmente un uomo, e credetemi non è poi così scontato.
L'ho invitato a casa mia per cena e spero con tutta me stessa che la cena non sia lo scopo del nostro incontro.
Mi sono presa l'intera giornata libera, sono andata a fare la spesa al mercato, ho scelto il menù con cura, nulla che fosse troppo allusivo del tipo crostaceo col peperoncino affogato nel cioccolato e ripassato nello zafferano, né troppo pesante che potesse stroncare al momento del bisogno, ché solo Montalbano riesce a tacere per l'intera durata della cena e poi rimorchiare con successo, alla faccia di Livia, ignara in quel di Boccadasse, dopo pasta 'ncaciata, arancini e triglie fritte. Ho cucinato con passione, ma non il dolce, perché  a quello, mi ha detto, pensava lui. Poi mi sono preparata con cura, dato che alla mia età credetemi anche  la carta da regalo ha il suo perché, non potendo contare sulla freschezza del contenuto; per quanto ci tenga a me stessa, gli anni ci sono e bisogna scendere a compromessi con la forza di gravità. Un po' di trucco, ma solo per illuminare gli occhi, non amo l'inganno e tanto meno le crepe che compaiono dopo una certa ora sulla pelle non più giovane sotto il sarcofago di un fondotinta coprente. Mi sono guardata allo specchio e mi sono sorrisa per farmi coraggio. 
Sono tornata in sala e mi sono raccontata che stavo leggendo mentre cercavo di ammazzare il tempo che ancora mancava all'ora dell'appuntamento, mentre cercavo di rallentare i battiti di questo stupido cuore che si dà arie da ragazzino, incurante della sua età cronologica. Mi sono alzata e riseduta cento volte per controllare un dettaglio, mettere della musica, sbirciare dalla finestra con il terrore di farmi beccare in flagranza di reato di attesa impaziente, quando è noto che in "amor vince chi fugge", ma alla mia età non l'ho ancora imparato e a questo punto sono decisamente fuori tempo massimo per farne tesoro.
Poi finalmente è squillato il campanello, ho cercato di domare il ritmo da bersagliere che suona la tromba in prima linea, al momento dell'attacco, del mio cuore e sono andata alla porta. Lui bello, come mi pareva di non averlo mai vista prima, è entrato, mi ha baciato la guancia, ma con una inequivocabile luce negli occhi, che ha spettinato nuovamente il mio cuore e ha deposto nelle mie mani il pacchetto della torta dicendo :" non è una scelta casuale, è la mia torta preferita e quando ti ho conosciuta, ho pensato che me la facevi venire in mente: delizia ad ogni boccone".
Le mie guance si infiammano come se fossi un'adolescente, gli ho offerto l'aperitivo e poi  ci siamo seduti a tavola, troppo vecchio stile entrambi per saltare tutti i convenevoli e finire a rotolarci tra le lenzuola prendendoci quello che stiamo entrambi aspettando. 
Arriva quindi il momento del dolce e vado a prelevare il pacchetto dal frigo, curiosa di assaggiare questa torta che mi somiglia, lo scarto e già a riporla sul piatto di portata un dubbio mi assale: cosa abbiamo in comune io ed una torta coloratissima e gelatinosa che traballa al minimo movimento del piatto? Poi penso di non lasciarmi ingannare dalle apparenze, certo non è il tipo di torta che sceglierei nel bancone di un pasticcere rinomato come quello in cui l'ha acquistata, ma sicuramente avrà un gusto speciale. Torno in sala, preparo i calici dello champagne per un brindisi che accompagni l'assaggio e sia preludio del dopo cena che ormai bramo. Taglio due fette di questa impeccabile, scenograficamente parlando,  torre tremolante e mi accingo all'assaggio. Mi soffermo un attimo ad osservare il suoi occhi socchiusi e il volto deliziato al vorace primo boccone, mi sento già come quel boccone che velocemente scompare dietro la chiostra dei denti bianchi preceduta da un minimo, rapace, guizzo della lingua e parto all'attacco dell'oggetto del piacere cui l'uomo che desidero mi paragona, addento con convinzione e il cuore manca un colpo - pare che oggi io e il mio cuore godiamo di vite indipendenti - questa massa di zucchero e grassi traballante è terribile, sembra di essere tornata bambina e di aver inghiottito un intero castello di sabbia, ripassato nello zucchero filato e pastoso come una caramella mou di quelle che si attaccavano all'apparecchio fisso con gli elastichini della mia detestata preadolescenza che faceva sentire bruttissima al cospetto delle compagne di classe già dotate di seno e altezze da valchirie. Lui mi guarda con occhio complice e io dovrei riuscire contemporaneamente a celare il disgusto per ciò che che non so come far sparire dalla mia bocca, impossibilitata sia a deglutire che a masticare e la domanda che mi assale: come posso somigliare a questa cosa immonda? Entrambe le azioni richiedono la capacità di ascesi di uno stilita, e in meditazione e volontà di sublimazione non mi sento ferrata questa sera. E' come essere chiamati fuori per una verifica di greco la mattina di giovedì grasso quando già si pregustava di assaggiare i galani che le mamme dei compagni di classe hanno cucinato per tutto il pomeriggio precedente o quelle frittelle piene di zabaione che cola al solo addentarle, invece sono qui simile ad un'oca all'ingrasso cui abbiano messo un imbuto giù per la canna, una furtiva lacrima scivola sulla mia guancia, so che non riuscirò a mandare giù il boccone disgustoso, so che ne deriverà un incidente diplomatico, ma soprattutto so che non posso e non voglio somigliare a quel "blob" disgustoso che mi impasta le fauci. Ho cercato, con discrezione, di liberarmi del bolo nel tovagliolo, ma ho colto odio nella coda del suo occhio sinistro che, per una frazione di secondo, ha catturato l'immagine del mio rifiuto e l'ha metabolizzata per quello che era: schifo allo stato puro. Civilmente abbiamo concluso la cena, dopo che lui ha stigmatizzato la condanna del mio gesto, concedendosi un bis, esce dalla porta e temo dalla mia vita, peccato, tutta colpa della torta.


Per Lilluzzo che mi ha dato il compito per casa

Commenti

  1. Oh mamma delizia ad ogni boccone... mi hai fatto venire in mente quelle relazioni tanto attese e poi finite in un nulla di fatto, per la qualità della relazione
    ciao

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  2. "E' come essere chiamati fuori per una verifica di greco la mattina di giovedì grasso quando già si pregustava di assaggiare i galani che le mamme dei compagni di classe hanno cucinato per tutto il pomeriggio precedente o quelle frittelle piene di zabaione che cola al solo addentarle, invece sono qui simile ad un'oca all'ingrasso cui abbiano messo un imbuto giù per la canna, una furtiva lacrima scivola sulla mia guancia, so che non riuscirò a mandare giù il boccone disgustoso, so che ne deriverà un incidente diplomatico, ma soprattutto so che non posso e non voglio somigliare a quel "blob" disgustoso che mi impasta le fauci."

    questo passaggio è BELLISSIMO! :)

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  3. Il vino doveva portare, il vino, non il dolce!!!

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  4. Un capolavoro! E il bello è che mi ha fatto pensare al mio Gelo di mandarino....E se i miei ospiti pensassero lo stesso ogni volta che lo preparo?

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  5. Al gusto non si comanda, verrebbe da dire..:-)

    ( molto bello, Amanda! )

    Baci

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  6. Nuuuuuuuuuu

    Il dolce è sacro.
    Aspettative in gelatina no buono.

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  7. Ma sai che a me è capitato un incidente simile? Però era alla cena tra amici a capodanno quando ho assaggiato il tiramisù vegano e mi sono ritrovata questa crema di soia spumosa più dolce di una meringa. ..

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  8. Tiramisù vegano😕 senza mascarpone e senza uovo e magari senza alcool e senza caffè, perché non si inventano delle ricette originali invece di turlupinare l'innocente assaggiatore

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  9. Galani, ho dovuto guardare on line per sapere cosa fossero, credo che sia il dolce con più nomi che io conosca, io da ragazza li chiamavo Grostoli, c'è chi al posto della G mette la C crostoli, poi sono approdata in Romagna e i grostoli son diventati fiocchetti, pian piano ho scoperto altri sinonimi: chiacchiere, sfrappole, frappe, bugie, cenci, forse qualche altro nome che ora non ricordo... Ed oggi ecco i galani!

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  10. Mi hai fatto ricordare uno dei primi regali in uno dei primi incontri: un gufo di pelouche. Lei ha traballato un po' e forse sarebbe fuggita ma la curiosità per quel Leonardo strano e barbuto l'ha fermata. Dopo quarant'anni, ancora me lo ricorda. Ciao Amanda.

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    1. secondo me c'è molta differenza tra un regalo goffo e dei gusti culinari improponibili ;)

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