Incipit: Vite che non sono la mia
"preferisco ciò che mi rende simile agli altri a ciò che me ne distingue"
La notte prima dell'onda, ricordo che io ed Hélène abbiamo parlato di separarci. Non era complicato: non vivevamo sotto lo stesso tetto, non avevamo figli insieme, potevamo addirittura pensare di rimanere amici; eppure era triste. La memoria andava ad un'altra notte, poco dopo il nostro incontro, interamente trascorsa a ripeterci che ci siamo trovati, che avremmo vissuto insieme per il resto dei nostri giorni, che saremmo invecchiati insieme, e perfino che avremmo avuto una bambina. In seguito l'abbiamo avuta, nel momento in cui scrivo speriamo ancora di invecchiare insieme e ci piace pensare che fin dall'inizio avevamo capito tutto.
Emmanuel Carrère. Vite che non sono la mia. Einaudi. Traduzione M. Balmelli
Premessa: non ho letto Limonov, forse a Carrère non sarei mai arrivata, perché se ne scriveva come di una scrittura dura, con della violenza dentro e io, non so, sono ad un punto della mia esistenza in cui la violenza preferisco non andarmela a cercare da sola. Poi succede che Paolo Zardi organizza un corso di scrittura creativa a duecento metri da casa mia. Così penso: se non ora, quando? Uno scrittore che scrive bene potrà leggere quello che scrivo e farmi i segnacci blu e rossi per indicarmi dove la scrittura è debole, dove può deve migliorata, una manna insomma. Però, c'è un però: il corso è di mercoledì e regolarmente nelle settimane in cui sono a Merano. Profonda delusione. Niente corso di scrittura creativa. Paolo, contattato via mail, si rende però disponibile a dirmi cosa farà leggere durante il corso, i libri dovranno servire per indicare ai corsisti uno stile sulla base del quale costruire di volta in volta un racconto. L'ultimo dei libri è proprio "Vite che non sono la mia".
E questo libro è un'onda che mi travolge come uno tsunami. Come quello tsunami che apre la narrazione e che travolge la vita stessa di Carrère, regalando insieme alla morte che sfiora e a cui assiste, la possibilità di riavvolgere il nastro della sua esistenza. Per farvi capire come mi ha colpito questo libro, in 236 pagine ho stipato 7 cavalierini evidenziatori, circa due pacchetti e mezzo di fazzoletti di carta per le lacrime, uno struggimento infinito. Non c'è compiacimento nel raccontare la morte di una bimba, Juliette, travolta a 4 anni da una catastrofe umanitaria, cui tutti abbiamo assistito in differita in TV nel 2004 o il dolore ed infine la morte per malattia di una giovane donna, anch'essa Juliette, sorella della sua compagna. C'è la capacità di analizzare le vite che cambiano, la capacità di affrontare il dolore e la morte, la consapevolezza che le vite vissute pienamente sono una ricchezza che avvolge come una coperta il dolore di chi soffre
Avevano quanto bastava per essere soddisfatti del loro destino, una fortuna mica da tutti, ma anche e soprattutto la saggezza di accontentarsi, di amare quello che avevano, di non desiderare di più
Ascoltandola penso: questa donna ha perso tutto ma aveva tutto, o perlomeno tutto quello che conta. L'amore, il desiderio che durasse, la volontà di farlo durare e la fiducia: sarebbe durato.
Juliette, sorella di Hélène, ha già affrontato la malattia da ragazza, ne è stata già duramente segnata, ma ha saputo ricostruirsi una vita, ha incontrato un uomo che ha saputo guardare oltre un paio di stampelle, con lui ha messo al mondo tre bambine che sono ancora molto piccole e ha vicino a sé, per motivi di lavoro, un altro uomo che come lei la malattia ha mutilato, uno che sa e che per questo motivo diventa la sua valvola di sfogo quando la pressione e l'amarezza si fanno troppo pressanti. Insieme si inventano una battaglia da combattere sul lavoro, la guerra dei miseri, la affrontano e con le armi della giurisprudenza la vincono a modo loro, la fionda di Davide contro i Golia delle finanziarie. Sono gli alleati ideali, sanno, da punti di vista completamente diversi, come si scende su un campo di battaglia è un legame profondissimo il loro, fatto di pura consapevolezza e condivisione, ma proprio per questo indissolubile.
Allora, diceva, accade qualcosa , qualcosa che rientra nell'ordine della guerra totale, della disfatta totale, della metamorfosi totale.
Quelli che dicono: parte tutto dalla testa, o dallo stress, o da un conflitto psichico irrisolto io li ammazzerei, dice, e li ammazzerei anche quando concludono: tu ce l'hai fatta perché hai lottato, perché sei stato coraggioso. Non è vero. C'è gente che lotta, che è molto coraggiosa e non ce la fa.
(..) mi indigno profondamente quando sento certe persone dire che siamo liberi, che la felicità si decide, che è una scelta morale
Si può sostenere che diventare adulti, cosa che la psicanalisi dovrebbe aiutare a fare, significhi abbandonare il pensiero magico per il pensiero razionale, ma si può ugualmente sostenere che non occorre abbandonare nulla, che ciò che è vero su un dato piano mentale non lo è sull'altro, e che i piani bisogna abitarli tutti, dalla cantina al solaio.
Juliette soccomberà alla malattia, non tutto ciò che ha saputo costruire nei 33 anni che le sono stati concessi.
Per quanto mi riguarda Juliette, Patrice, Etienne, Delphine, Jerome, Philippe ed il modo magnifico in cui Emmanuelle Carrère ha saputo raccontare il loro modo di affrontare il dolore hanno lasciato una impronta indelebile anche nella mia esistenza.
PS: Il mio racconto, sulla base dello stile Carrère, che ho consegnato a Paolo è questo
Credo che il link del tuo racconto sia sbagliato, o no?
RispondiEliminaNo è giusto
EliminaHo letto molto di Carrere, ma questo lo avevo lasciato indietro. Peccato per il corso di scrittura...ma tanto per noi sei perfetta così! E lo eri già nel 2013 a quanto pare :)
RispondiEliminaTutta rossa sono diventata
EliminaGrazie per questa succosissima e così appassionata segnalazione, che non andrà certo sprecata!
RispondiEliminaCe l'ho. Non sono ancora pronta.
RispondiEliminaLo leggerò, quando sarà il momento (?)
Per il momento leggo te :-)
che è sempre un gran bel leggere :-*
Grazie!!!
Cinc, trovalo il momento non te ne pentirai, io ho aspettato la congiuntivite allergica così gli occhi gonfi non facevano neanche troppo " sono una disperata"
EliminaInserito nella lista di libri da leggere, per quando sarò emotivamente e ormonalmente stabile... ovvero mai?! ce la posso fare?
RispondiEliminaAlmeno sul secondo versante arriverà la stabilità 😬
EliminaSto aspettando il coraggio di leggerlo.Ho letto il tuo racconto... Mi è piaciuto tanto, Amanda, proprio tanto.
RispondiEliminazena
Secondo me dovresti leggerlo, a volte immergersi nella narrazione del dolore è catartico. Ho pianto anche le lacrime che erano rimaste in arretrato
EliminaLe dicevo "Mirella non piangere sennò fai piangere anche me"
RispondiEliminaperò litigavamo e ci picchiavamo anche e il bagno mi toccava farlo sempre dopo di lei
e nella stessa acqua perchè non c'era abbastanza legna per scaldare l'acqua. Ultimamente mi diceva bugie sulla sua salute, venerdì m'ha chiamato per dirmi che era morto il marito di nostra cugina
"Te come stai?" "Benino" invece adesso mi dicono che erano giorni che mangiava appena qualche cucchiaio di minestrina, forse era stanca di vivere una vita dove in fondo al tunnel non c'era mai luce e così s'è spenta. Solo stasera sento che mi manca.
Gran bel pezzo Amanda ... io di Emmanuel Carrère ho letto la stupenda bio di Philip K. Dick ... e vorrei trovare il tempo di leggere Limonov, che ho regalato a Elle qualche anno fa ... mi segno anche questo.
RispondiEliminaSegna, segna
EliminaMi piace molto Carrère. Ho letto Limonov, La settimana Bianca e altro. Mi piace molto il suo stile, vero spesso crudo e duro.
RispondiEliminaQuesto mi manca e lo leggerò sicuramente.