Varie ed eventuali 16




Esistono ancora borghi in Italia dove puoi sederti su una panchina a leggere e dietro a te i bambini giocano esattamente come facevi tu alla loro età e davanti agli occhi il mondo ha orizzonti lontani e la terra è rossa, è ocra, è quel colore bruciato che prende il nome proprio da questi luoghi; il cielo ha nuvole che paiono dipinte



e il turista, almeno in ottobre, sei solo tu che fingi di non esserlo e lo stupro immondo del paesaggio è solo marginale e le pievi si tingono di arancio sul far della sera e l'anima respira e pensi a quando tutto in Italia si ammantava di tanta bellezza e ti senti in pace, punto.

Alessandro Denci Niccolai


Ti incazzi perché un altro blog chiude e nell'indifferenza generale, un altro canta storie uccide quel suo figlio così bello che sapeva rapirti, incantarti, che faceva volare la fantasia. Lo uccide per malinconia, di ciò che è stato e non è più. Lo uccide per la mancanza di un riscontro, di un confronto, la gente, ormai avvezza  ai "mi piace" non perde un solo minuto per un commento, e ora non legge nemmeno più, guarda una foto e via.
Per altro è anche vero che spesso i primi sabotatori delle proprie creature sono stati gli stessi blogger che traslocati part time su faccialibro hanno dedicato sempre meno tempo ai loro figli primogeniti lasciandoli asfittici. Sono qui a rivendicare la bellezza del commento prima dell'assedio della polemica fine a se stessa, del veleno serpeggiante vuoto e privo di ironia. Come sarei diventata sorella di Sandra, Lucy Van Pelt di Suara, coautrice di Giardi, zia acquisita del Signor Tenace, dello Gnomo, della SignoRina e di Greta, nipote dello Zio Scriba e di conseguenza cugina di Alli ed Elle, e come avrei potuto conoscere colui che in una libreria lo presentava, lo Zardi ; quando mai avrei potuto parlare con Silvia che traduce alcuni dei miei autori preferiti e mi racconta San Francisco come nessun altro, o come avrei potuto visitare la Cappella degli Scrovegni con Sergio o passegggiare per Padova e Locorotondo con Lilluzz, mangiare i tortellini a Bologna con Franz, prima che diventasse vegano, come avrei potuto lavarmi con una saponetta profumata della Cri, scrivere ad una intenditrice di elefanti viaggiatori come Nela e con lei meditare di fare un incontro librario-bibliofilo insieme a Babalatalpa, parlare a telefono con la Cincia dal Mart di Rovereto o da un auto con la Emilys, come avrei potuto cercare di confortare ricevendo a mia volta conforto da Zena se non avessi commentato e commentato? I blog sono specchi dell'anima, i social vetrine, è questa la differenza. Poi le persone che iniziavi a conoscere spariscono nel nulla. Certo succede anche agli amici della vita reale che poi fingi di cercare in vetrinetta. Per carità è vero, se proprio uno volesse mantenere i contatti avrebbe modo, in questo nostro mondo, di lasciare mollichine: io ancora mi chiedo che fine abbia fatto l'Idraulica Mosè evaporato dalla sera alla mattina. Quindi fatemi sto piacere, Alessandro Denci Niccolai ammazza la creatura, ma fatevi un giro a leggere, andate a vedere quanta fantasia vi siete persi, fatevi del bene e commentate cavoli, punto.

Commenti

  1. Questo tuo scritto, oltre a confermarmi (nella parte iniziale) l'esistenza di quell'Italia incantevole, sorprendente e resistente che immancabilmente scopro nei miei viaggi a piedi, mi interroga, ancora una volta.
    Perché come sai, oltre a diventare vegano (ma non di quelli intransigenti e arrabbiati), anch'io sono uno che Faccialibro ha sottratto al mondo dei blog, a cui in anni lontani dedicai enormi quantità di tempo ed energie e sul quale, ora, raramente mi riaffaccio in scrittura e, in lettura, frequento solo qui da te.
    Credo che, in opposizione all'uso per lo più frivolo, superficiale, chiassoso e narcisista dei "social network", la mia scelta abbia qualche valido motivo, risiedente soprattutto nella possibilità di interagire con un numero potenzialmente illimitato di interlocutori, nell'immediatezza con cui si possono "fare girare" informazioni e commenti (anche di firme autorevoli o meritevoli di attenzione), unita alla facilità nell'intraprendere nuovi contatti di amicizia e nel tenere vivi quotidianamente quelli vecchi, in una sorta di piazza virtuale continuamente popolata.
    I blog hanno ritmi diversi e questo non è certo un male: sai quanto io ami coltivare la lentezza; ma hanno anche platee ormai di nicchia, che non premiano come meriterebbero le numerose perle che ancora vi si possono trovare.
    Forse una via d'uscita a questo limite è in un'interazione più stretta fra i due mondi, che possa abbatterne le frontiere e valorizzare il meglio di entrambi.

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    1. Ci vuole tempo, tanto tempo a seguire tutto, dovrei rubare tempo a lettura e scrittura e mi mancherebbe l'aria

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  2. Ma qui bisognerebbe iniziare una bella discussione su cosa siano e siano diventati i blog. Io ho fatto il percorso opposto a quello di tante persone: prima i social network e poi il blog. Direzione contraria alla maggioranza. Io la battaglia non la vedo e non la voglio. Sono mezzi diversi che non devono competere. Ma competere poi su che? Sul numero di visualizzazioni o sulle condivisioni? Non credo che sia questo lo scopo di un blog. Se cerchi l'immediatezza e la massima condivisione vai su fb, se cerchi approfondimenti e riflessioni e, certo, numeri piu' piccoli ma selezionati, eccoti il blog. Io certe cose che scrivo sul mio blog, non le metto su fb. La maggior parte. Chi viene a leggere le robe che scrivo deve cercarle e mi va bene cosi'. Pochi ma buoni, con cui fare discorsi che possano richiedere tempo e con cui percorrere una strada virtuale. Dici bene, Amanda: come avrebbero trovato delle zie acquisite come te i miei figli? Di sicuro su fb o instagram non hanno acquisito alcuna parentela! Perche' quei rapporti li', quelli con radici, si instaurano con meccanismi piu' lenti e ponderati di un social network. Uno e' la piazza di una metropoli, l'altro un bar di paese. Dipende dove scegli di parlare e di cosa.

    Scusa, commento buttato li' di pancia, mangiando una minestra riscaldata durante una pausa pranzo.

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    1. Per chi, come Alessandro, scrive racconti non avere alcun tipo di riscontro e confronto è deprimente. Spesso scrivere è una necessità ma che si vorrebbe condividere

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  3. Il commento di Slicing potatoes avrebbe potuto essere il mio, dall'inizio alla fine. Poi aggiungo anche che il tuo post è stato, oltre che triste per un blog bello che chiude, anche una spina nel cuore, per me che sono molto meno presente dell'inizio. Però almeno posso dire che non è tempo tolto ai blog e dato ai social, che frequento sempre meno, è proprio tempo tolto al pc :D E come te sono grata alla dimensione del blog per quanto mi ha arricchita di conoscenze e sì, anche di affetti.

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    1. Il tempo tolto al pc probabilmente si concilia con incontri nella vita reale, e quelli valgono doppio 😊

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  4. Non conosco Alessandro, quindi non sarebbe giusto che mi intromettessi nella sua scelta, ma posso offrire la mia testimonianza di quel che ho fatto coi social (e quel che loro hanno fatto a me). Il Blog è stato il primo, nato in un momento di crisi, e, con le letture, si è rivelato una bella esperienza. Sono approdata su fb con riluttanza, per seguire l'esperienza di un'amica trasferitasi in Africa e ammetto che senza quello strumento, l'avrei persa di vista. Twitter mi ha esasperato, ma era un momento di stress lavorativo, così potendo scegliere fra lui e me, ho scelto me stessa e l'ho abbandonato. Instagram risponde un po' allo scambio di testimonianze fotografiche e non mi dispiace.
    Ma fb, ecco, fb sono stata spesso sul punto di abbandonarlo per tanti motivi, mentre dopo nove mesi di assenza ho ripreso il mio blog. Non sono mai stata alla ricerca di innumerevoli reazioni ai miei scritti, ma qui e solo qui, (nel blog) ho avuto e ho opportunità di conoscere persone straordinarie e ne sono felice. Potrei dire che il blog è come un bicchiere di un buon vino mentre fb è come la Coca-cola? Forse. Il buon vino è un piacere, mentre la Coca-cola spesso può lasciare un cattivo retrogusto (proprio come fb).

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    1. Io su fb non sono, ma chissà perché mi pare di sottoscrivere tutto

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  5. Hai cento, mille ragioni, Amanda.
    Il mio blog ha compiuto 15 anni! Esce da solo il venerdì sera:)
    Mi ha accompagnato in momenti bellissimi e in altri tragici.
    E' stato il mio cassetto col fondo trasparente: ha accolto i miei silenzi, lunghi, e le mie parole.
    E' stato ed è un ponte: moltissimi passanti sono diventati amici nella realtà, amici su cui contare e a cui voler bene, anche se i loro blog sono spariti.
    Non sono approdata a fb: non per snobismo o diffidenza, ma perché nel blog mi trovo bene.
    E' una stanza di casa. E non ho voglia di cambiar casa.C'è che mi affeziono ai luoghi, ho poco tempo e, quello che ho, lo metto qui. Anzi, cercherò di averne un po' di più e di fare qualche giro aggiuntivo ... e commentante.
    ciao
    zena

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    1. E chi ci smuove? Quando , e non per mia volontà, fui costretta a traslocare dal vecchio blog, fu una sofferenza

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Come sai scrivo poco ma seguo i blog, i pochi, che mi piacciono, ultimamente ho visto che Antonella ha mollato e anche Gioia delle parole spettinate ( ma con lei ci scriviamo messaggi) qualcun'altra scrive poco ma ci telefoniamo, il matriciano se n'è andato da parecchio. E' una comunità strana quella dei blogger, fatta un po' di diffidenza e un po' di amicizia; quel che è bello è che si segue solo chi ti piace mentre su FB tocca seguire anche il collega che t'ha chiesto l'amicizia e al quale non puoi dire di no. Trovo comunque che FB sarebbe migliore se non avesse il tasto "condividi" e il "mi piace", se hai da dire qualcosa lo dici senza aspettare di condividere qualcuno che lo scriva prima di te e comunque mi pare l'esaltazione dell'ignoranza, ogni idiota può scrivere una stupidaggine e trovare una fila di idioti come lui che la condivide. Qui è meglio, qui pare di far parte di una piccola elite di gente che ha voglia ancora di pestare la tastiera per incontrasi.
    Per favore non mollate.

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    1. Ah non ci penso proprio, se ti perdo chi legge le stupidaggini che scrivo?😊

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  7. Tutte considerazioni più che condivisibili, sensate e affini nel "sentire" chi ha o ha avuto un blog prova quel senso di appartenenza ad un qualcosa che senti profondamente tuo e che in qualche modo ti rappresenta. Non si chiude un blog per mancanza di riscontro, ma di confronto e di scambio. Dieci anni fa era così, erano piazze in cui incontrarsi e scambiare la propria creatività e le proprie idee, chi scrive, sotto qualsiasi forma, sa bene che farlo solo per se stessi non ha senso, verrebbe meno il significato stesso dello scrivere e della comunicazione. Il mio blog, che tanto amo e ho amato è diventato una cattedrale nel deserto, un luogo desolato e vuoto dove quello che scrivo si perde e non lascia traccia se non in qualche "anima generosa" come la nostra Amanda o poco altro. tanti o quasi tutti quelli che leggevo e mi leggevano sono andati altrove e alla fine ti trovi ad abitare una casa vuota. Il confronto con i social è inevitabile quanto inutile, ma resta il fatto che siano stati la causa della morte di queste piattaforme e nel bene o nel male bisogna farci i conti. Io come molti di voi ho continuato a scrivere e a postare le mie cose su entrambi almeno finché mi è parso e sembrato che avesse senso farlo. Forse non è nemmeno un addio e forse come certi musicisti, bisognerebbe continuare a suonare anche quando il locale è vuoto, certo è che il mio cuore è qui, ancora, e non altrove...

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  8. Il discorso è lungo e forse non ho neppure gli strumenti adatti per poterlo fare. In fondo, chi sono io? Una che, dieci anni fa, non vedeva l’ora di scrivere dei suoi viaggi nel neonato blog, dei tanti viaggi che avrebbe voluto fare, di perdersi in digressioni dietro a un libro, finendo per non raccontarlo neppure più quel libro. Faccia libro c’era già ma mi interessava poco. Poi mi hanno spiegato che se hai un blog ma non ne parli sui social, sei un’asociale e quel tuo blog non interesserà a nessuno. Come dice Franz, i social sono degli strumenti e tutto dipende dall’uso che se ne fa. Ma, non troppo tempo fa, ho capito che di tempo io ne ho poco e perderlo dietro ai tweet e dietro ai post che fb e instagram decidono che io debba vedere (creando una forma di dipendenza), non mi va più. Così come non ho più voglia di tenere un cellulare perennemente connesso, perché, volendo, potrebbe servire anche per telefonare e non per mandare messaggi whatsapp a ripetizione.

    Quindi, cara Amanda, continuerai a trovarmi qui e continuerò a spulciare tra i blog amici seguendo i miei ritmi lenti. E prima o poi riusciremo anche ad organizzare un bel pulmino per Padova!

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  9. Cara Amanda però così non vale così davvero ci si commuove, sono le 23.40 uno fa un giro dei blog e trova questo post che ora non mi fa andare a dormire. E’ vero quante occasioni abbiamo avuto con i nostri blog. Il mio è nato in un momento drammatico della mia vita, uno di quei momenti che o riparti o ti affossi.
    È un testimone ormai.
    In sala parto.
    Con la fascia tricolore.
    Forse mi ha tenuto in piedi e io lui. Non ho mai pensato di chiuderlo perché è un amico ormai, è lì che mi aspetta.
    Sono i nostri muretti degli anni 90, l appuntamento sotto L orologio della stazione.
    E ora io ti mando un abbraccio grande grande

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