La banda del pesce rosso


Piero Schirinzi




C'erano ventidue ragazzini in quel cortile a tirar calci a un pallone di gomma già un po' ammosciato dal troppo uso, le due schiappe erano state messe in porta, a Rossano e Gregorio, uno obeso, uno un po' duro di comprendonio, neppure quello era concesso. Stazionavano perennemente in panchina ma con spirito diverso: Rossano si gustava un panino consapevole che mai lo avrebbero coinvolto nella partita, mentre Gregorio, Gregoriuccio, Uccio per la famiglia e Ciuccio per la banda del cortile) viveva nella mal riposta speranza che prima o poi sarebbe stato convocato. Poiché i due portieri non erano destinati a diventare Zoff né per dimensioni, né per capacità, si sentivano spesso i clangori determinati dall'impatto della palla contro le saracinesche dei garage. A quel punto regolarmente faceva capolino una mamma, nonna, zia che iniziava a "sacramentare" o minacciare di sequestrare o giustiziare il pallone. Tutte tranne la signora Ulrich che più di tutte avrebbe dovuto quanto meno tentare di mettere freno ai suoi tre maschi: Sergio ormai adolescente brufoloso e con le gambe pelose, Maurizio ripetente in prima media e Claudio di terza elementare, tutti determinati a vincere il premio "sfondatore garage dell'anno" o "reclutatore di voci bianche" per il coro della parrocchia visto che miravano, volutamente e alternativamente ai gioielli di famiglia dei due piccoli portieri o alle serrande. Ma mentre all'urlo dell'adulta di turno 38 gambe più 4 dei panchinari scattavano a nascondersi (Ciuccio con la dovuta latenza), le tre teste e le sei gambe degli Ulrich restavano sul campo provocatorie ed impenitenti: perfino gli adulti infatti cominciavano a temerli. Ancora si narra di quella volta che il più grande tirò una "svirgola" tale che gli partì la scarpa insieme al pallone ed andarono a frantumare il vetro della finestra al primo piano del civico undici, e quando infuriato il proprietario chiese conto del danno alla Ulrich quella osò rispondere che non si poteva dire che proprio uno dei suoi avesse causato la rottura, nonostante Sergio fosse l'unico con una scarpa sola. Poi, sul finire della primavera, giunse in paese per la sagra il Luna Park, arrivarono in tre, scalzi per evitare il ripetersi dell'inopportuno smarrimento di scarpe, e incappucciati armati di cerbottana caricata a ossi di ciliegia e presero di mira la povera Luana dalla scollatura generosa la quale gestiva il baraccone del tiro alle bocce dei pesci rossi che fu costretta a svignarsela sotto il fuoco di tiro spaventata e dolente. Quando dunque il maresciallo della locale stazione dei carabinieri, felice di poter essere d'aiuto alla procace Luana che rientrata al baraccone aveva trovato bocce vuote, bocce rovesciate e alcuni pesci in terra morenti si recò dritto filato a casa Ulrich, né lui, né il resto del paese si stupì che la madre dei teppisti partisse con una tale arringa che lì per lì suscitò un senso di colpa nel maresciallo che stava quasi per andarsene scusandosi quando fece il suo ingresso il più piccolo di casa, ancora scalzo e incappucciato che,pesce rosso alla mano, stava patteggiando una spartizione del bottino con il gatto di casa.









Commenti

Posta un commento

Post più popolari