Lucilla, una favola di Natale


Cecilia Bianchi




Lucilla ha una massa di capelli rossi e ricci che da soli fanno luce, e una pioggia di lentiggini sul naso che mette allegria. Ha sorrisi che illuminano le corte giornate dell'inverno e, raramente, bronci che fanno tempesta in estate. Lucilla è presenza calda ma silenziosa. Ad un anno disse, come tutti "mamma"; impaziente il padre attese sviluppi che lo rendessero ancora più orgoglioso, di quanto già non fosse, di quello splendido regalo che gli era arrivato, ma attese invano. Perfino Norberto, il cane di casa, ad un certo punto espresse in un guaito, un dubbio sull'assenza di un "bau" durante i loro giochi quasi fraterni. Iniziò una peregrinazione da otorini, logopediste, neuropsichiatri infantili, foniatri, psicologi, insegnanti di sostegno. Ma , senza cause apparenti, Lucilla non rivelò la forma ed il colore della sua voce. Infatti anche mamma fu abolito dal suo repertorio 
interpretativo, perché è noto che le parole sono animali sociali che escono solo per gite di gruppo, quindi di quell'unica parola si perse rapidamente traccia. Tuttavia essendo perfettamente in grado di sentire e comprendere ed essendo nata nell'epoca degli SMS e cresciuta con le chat, a Lucilla non mancarono né la possibilità di apprendere, né di socializzare con amici e compagni. Sopportò in silenzio, non è 
nemmeno il caso di dirlo, le vessazioni che ogni bambino non omologabile subisce, ma alla fine raggiunse un suo equilibrio. Nonno Giovanni le aveva insegnato la cura dei giardini e lei si dedicò a fiori e piante con amore: nessuna rosa si è mai lamentata  di essere coltivata da una presenza silenziosa, nonostante le recenti scoperte sui buoni risultati ottenuti dagli pollici verdi colloquiali. Così quando si trattò di decidere cosa potesse fare per rendersi indipendente economicamente non vi furono dubbi né tra gli insegnanti, né in famiglia: Lucilla era nata per fare la fioraia. Le spose si contendevano i suoi bouquet. Gli innamorati sapevano che con un suo mazzo avrebbero fatto capitolare anche il cuore più titubante: erano sempre non convenzionali e speciali. La piccola casa con giardino in cui era andata ad abitare, una volta raggiunta l'indipendenza economica, 
fioriva ad ogni stagione di specie diverse e nelle  calde sere d'estate era illuminata da centinaia di minuscole luci perché le lucciole innamorate si davano appuntamento lì per i loro incontri galanti. Ma era in inverno che quel giardino si illuminava quasi a giorno. Nessuno sapeva il suo segreto ma per tutto dicembre e fino a qualche giorno dopo l'epifania, quel piccolo angolo silenzioso si ammantava di luce in forme ogni notte diverse, neppure i vicini invidiosi erano riusciti a carpirne il segreto, durante il giorno infatti non si vedeva nessuna fonte luminosa che potesse giustificare quel tripudio. Furono i bambini del quartiere che si erano attardati a cantare la chiara stella presso il suo cancello rapiti da tanto splendore a scoprire il mistero: mentre cantavano notarono una finestra aprirsi al primo piano e Lucilla librarsi in volo con in mano un cestino. La notte era stellata e lei colse le stelle più belle come faceva con i suoi fiori, tornò in giardino e con le stelle compose una ghirlanda che pose ad ornamento della sua porta. Il coro si zittì, poi intonò una carola e il canto riempì la notte cristallino come non era mai successo fino ad allora. Nelle notte silenziosa il miracolo del Natale si era rinnovato.




Commenti

  1. E anche questa la racconto stasera al Sig Tenace come storia della buonanotte ;) Grazie!

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  2. Bellissima nuova fiaba di natale, sei una Collodi 2.0.
    p.s.
    sì, è vero, alle piante ci si parla, ma è un dialogo anche senza suoni, bastano sguardi, tocchi, pensieri, che le piante capiscono ... ma che te lo dico a fare, tu che conosci Lucilla 👩‍.

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