La strada di casa
Bo Bartlett |
La mattina in cui la vita, per come l'aveva fino ad allora conosciuta, si spense, Nelly Brandshaw accese la luce sul comodino quando la sveglia non aveva ancora suonato. Era stata una notte lunga, piena di pensieri e ricordi. Dalle imposte socchiuse praticamente non trapelava luce. L'autunno ormai inoltrato, nell'ultima settimana, complice il vento, aveva spogliato i rami dei grandi ippocastani nel viale davanti alla casa che per cinquant'anni era stata il palcoscenico delle loro esistenze. Il Nido la chiamava sua madre, la Residenza la definiva il padre e poiché le parole designano le cose, in quei due vocaboli era già implicita la diversa concezione che i due avevano della casa o meglio della loro stessa vita matrimoniale. Anche se per sua madre quella casa era stata davvero un nido in cui aveva trascorso il tempo, poiché aveva ritenuto che il solo ruolo che le fosse stato affidato nella vita fosse quello di riprodursi e di accudire suo fratello e lei, per suo padre, almeno durante la vita lavorativa, quella stessa casa non era stata altro che una stazione di posta. Risiedeva infatti ovunque lo portasse la sua smania di carriera e non li portava mai con sé. Quando tornava dedicava la maggior parte del suo tempo a lavori di manutenzione della residenza: pittare, ristrutturare, abbattere o innalzare pareti, potare: tutto aveva la precedenza sulle esigenze di moglie e figli. Quando era arrivata la pensione ognuno di loro tre era ormai intento alla propria vita. Suo fratello era sposato e viveva sulla costa occidentale vicino a Seattle, lo vedevano ormai solo per il giorno del Ringraziamento quando arrivava con la moglie e i due bambini, la casa si riempiva di strilli infantili. Erano bimbi difficili per loro da sempre abituati alla tranquillità. La sera ripartivano lasciando la casa in balia di un silenzio sconcertante. Nelly a quei tempi frequentava biochimica all'università, certo non era stata ammessa in una di quelle prestigiose ma aveva ricevuto una borsa di studio alla Barry e questo era stato un grande motivo di orgoglio per sua madre che già da qualche tempo aveva compreso come mettere al mondo dei figli non potesse essere l'unica ambizione per una donna. Era giunta a questa conclusione quando i figli avevano abbandonato il "Nido", con il marito sempre assente le sue ore si erano fatte interminabili, la cura della casa, che nel passato aveva praticato con disciplina, soprattutto da quando era abitata da lei sola non le bastava più. Dopo un periodo di depressione in cui si trascurava e probabilmente aveva iniziato anche un po' a bere, cosa che aveva fatto preoccupare la sola Nelly, instillandole un senso di colpa che non avevano sfiorato minimamente né il fratello né tanto meno il padre, finalmente sua madre aveva trovato, in una sua vecchia passione dei tempi della scuola, una boa: si era dedicata al teatro. C'era nella cittadina una piccola compagnia amatoriale che aveva affisso in biblioteca un cartello che invitava a partecipare. Aveva iniziato come suggeritrice ma in breve tempo era diventata la regista di quasi tutte le opere rappresentate, aveva poi un innato talento a riadattare testi e libri e rapidamente tutti gli amanti del teatro ne avevano lodato le doti regalando sempre il tutto esaurito a ogni recita. Il padre, una volta pensionato aveva iniziato a farle pressione perché lasciasse il teatro ora che era lui a trovare troppo solitaria la vita nella "Residenza" e ci sarebbe forse riuscito se un infarto non lo avesse stroncato una domenica di luglio mentre era intento a tosare l'erba del prato. Ricordò che sua madre la chiamò e le diede la notizia con voce neutra, quasi distaccata, ma quando dopo due giorni si trovarono per il funerale, gli occhi gonfi di pianto, non la finiva più di rimproverarsi di aver pensato per più di un'ora che non tollerava il rumore del tagliaerba, che stava andando incessantemente da un tempo infinito, prima di rendersi conto di quanto fosse successo "Forse" ripeteva "se me ne fossi accorta prima, avrebbe potuto salvarsi". La realtà è che nessuno soffrì più di tanto la mancanza di colui che era stato perennemente assente, l'unica a risentirne fu "la Residenza" che da quel giorno iniziò il suo lento declino, mentre "il Nido" godeva di ottima salute. Nelly infatti tornava ogni volta che poteva, vedeva la madre invecchiare serenamente in grande autonomia. I gesti di accudimento dell'infanzia si erano trasformati in parole, interessi condivisi, letture, teatro, politica, sua madre le sembrava quasi un'altra persona con cui era gradevolissimo trascorrere il tempo: curiosa, logica, sagace. Ma gli anni erano passati e aveva iniziato a trovarla stanca, rassegnata allo scorrere del tempo e nuovamente le parole erano state sostituite ai gesti: cucinare insieme, il rito della tisana calda prima di dormire in inverno, sedere accanto sul dondolo la sera in estate in silenzio ad annusare la notte. Poi era tornato il tempo dell'accudimento a ruoli invertiti. Ogni volta prima di ripartire Nelly le riempiva frigo, freezer e dispensa convinta che sua madre non si nutrisse abbastanza. La chiamava ogni sera, sempre le stesse parole sul tempo e le piccole cose di tutti i giorni. Quindici giorni prima le aveva telefonato"Nelly non mi sento tanto bene, non volevo che ti spaventassi chiamando questa sera e non trovandomi, no ti prego non ti preoccupare, il Dottor Addison ha consigliato qualche giorno di ricovero per accertamenti". Naturalmente l'aveva raggiunta l'indomani stesso. Appena l'aveva vista così pallida e debole aveva compreso che il loro tempo insieme volgeva al termine. Si erano sorrise, avevano intrecciato le dita, unito le fronti. Quella di sua madre era imperlata di un sudore freddo. Quei pochi giorni erano serviti al congedo. La fatica di vivere si era unita a quella di lasciar andare. Il quarto giorno sua madre era scivolata via mentre lei nel "Nido" si concedeva qualche ora di riposo. Dunque Nelly aveva riaperto gli occhi per l'ultima volta in quella casa. Aveva raccolto i capelli in un piccolo chignon basso come aveva visto fare a sua madre per tanti anni, aveva infilato la sua collana di perle, aveva spento tutti i contatori, aveva indossato il cappotto e chiuso la porta dietro di sé per l'ultima volta. Sul prato che l'agenzia immobiliare aveva fatto tosare il giorno prima spiccava il cartello "vendesi residenza". Dall'aereo Nelly seguì il profilo delle montagne già innevate fino a vederle sparire, con la mano si sfiorò lo chignon, socchiuse gli occhi e per la prima volta da giorni sorrise.
Un quadretto che mette all'angolino le figure maschili ed esalta affinità e sensibilità accreditate al femminile. Fortunatamente non è sempre e solo così.
RispondiEliminaNaturalmente, mio padre è stata una figura molto amata e presente, per esempio
Eliminabel racconto di un passaggio cruciale nella vita di Nelly, affrontato con pragmatismo americano.
RispondiEliminami chiedo se una "Nelly" italiana si sarebbe lasciata alle spalle con altrettanta facilità il nido-residenza dei genitori.
massimolegnani
Dubito
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