Il futuro
Annalisa Parisii Era un'alba di luna calante e non mi spiegavo neppure come avessi fatto a fare l'alba: chiacchiere, sempre le stesse da anni, nessuno che avesse voglia di raccontare o raccontarsi, forse perché non c'era più nessuno che avesse voglia di ascoltare. Un vuoto cazzeggio verbale con annessi sfottò che era durato solo perché nessuno nessuno voleva essere il primo a gettare la spugna a dire "io vado" che tutto sommato dormire e soprattutto sognare sarebbero stati meglio di così. Comunque, quando la notte si era fatta più chiara e l'aria aveva iniziato a emanare odore di aurora incipiente, quasi a comando il chiacchiericcio si era spento e finalmente eravamo risaliti in auto, diretti verso casa. Nel mio caso più che una casa, una tana, un luogo che poteva essere di tutti e di nessuno, un appartamento dove solo le bollette non ancora pagate sulla mensola dell'ingresso avrebbero raccontato a un ipotetico visitatore ignaro chi abitava in quei quaran