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Scripta volant

  Marco Ieie  Inevitabilmente successe anche quel giorno, come sempre, da quella prima volta accaduta un mattino di un anno, di un secolo, di un millennio precedente. Era un bambino allora, era un uomo con più anni dietro che davanti a sé ora: la matematica non è un'opinione, la biologia neppure. C'era qualcosa in quel gesto semplice che sapeva renderlo immortale. Quindi se lo concesse ancora una volta. Si preparò come un orientale potrebbe predisporsi alla cerimonia del tè, come per un rito. Organizzò gli spazi, le luci, gli oggetti che avrebbero reso più intimo il viaggio. Il dito a scorrere sui caratteri come le prime volte in cui la liturgia costava fatica, ora rimaneva solo il piacere del contatto con la carta a palparne consistenza e ruvidezza. Poi spiccò il volo, o meglio stette, così come indicato, sull'orlo del nido: la paglia e i piccoli stecchi che aveva trasportato in un incessante andirivieni, nelle ore e nei giorni con sapienza e istinto, come era stabilito ne...

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