Giampaolo


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Giampaolo ha una folta chioma canuta e 72 anni, splendidamente portati, qualcuno direbbe. Effettivamente ci tiene alla sua carcassa: essere in forma, avere un'alimentazione sana, sono diventati un dogma, da un certo punto in poi. Ogni mattina Giampaolo corre, si spinge ai margini del quartiere e poi oltre, il passo in sincronia con il respiro, come se non avesse fatto altro in vita sua, "born to run" come direbbe il Boss. Mentre corre Giampaolo è inequivocabilmente l'uomo che è ora, un essere apparentemente in pace con se stesso. Vive solo, per sua scelta, in questa vita. Un mattino, guidato da un'urgenza di cui non si capacita, la sua corsa lo porta molto lontano da casa, di fronte alla finestra di una casa di campagna, una piccola casa datata ma ristrutturata di recente. Dalla finestra Giampaolo guarda all'interno: una luminosa cucina, il centro della vita di una famiglia, delle verdure aspettano di essere cucinate dopo essere stato tagliate, vede perfino un seggiolone in un angolo. Il suo viso assorto si apre in un sorriso, poi si rabbuia nuovamente. 

"Io vivevo qui, allora le tende alle finestre erano bianche, la cucina aveva un ripiano di marmo, ma era un'altra vita e, pur essendo realmente la casa dove abitavo, qui è vissuto un altro uomo" .

Aveva 27 anni, viveva con la donna che diceva di amare e con i figli che aveva avuto da lei. Ma non era amore e non era lui. Aveva conosciuto sua moglie durante l'estate dopo la maturità, alla fine dell'estate erano inseparabili, non avevano voluto, saputo aspettare e il frutto di quell'impazienza era stata la loro prima figlia, il matrimonio riparatore, come si diceva a quei tempi, aveva segnato la rotta di entrambi. Quella casa alla cui finestra Giampaolo ora si affacciava in cerca del suo passato remoto era stata la loro casa e lì, all'inizio almeno, erano stati felici. Giampaolo aveva sentito il peso delle responsabilità come un cappio attorno al collo e aveva lasciato la presa guardando il riflesso delle sue giornate sul fondo di un bicchiere. Prima aveva perso il lavoro, poi si era giocato la famiglia, la moglie e i figli, che nel frattempo erano diventati due, si erano allontanati da lui prima di essere trascinati nel gorgo. Dire che avesse sofferto del distacco è impensabile perfino per il Giampaolo di oggi, quello che si affaccia alla finestra del suo passato e che ora sì avverte il rimpianto per quella sua vita che aveva lasciato andare rischiando di perdersi per sempre. Piuttosto, alleggerito da quella che allora viveva come una zavorra, era riuscito finalmente ad allungare il piede, aveva toccato il fondo ed era iniziata la spinta verso l'alto. La risalita era stata tutt'altro che veloce ma era stata un cambio di rotta radicale, con i figli e la ex moglie non aveva più avuto nessun rapporto, li aveva sacrificati alla sua rinascita, sapeva di non essere stato un padre e  nemmeno una presenza facile da gestire negli anni in cui beveva e non li biasimava. Ora gettò un'ultima occhiata oltre la finestra su una vita che poteva essere e non era stata, poi si voltò di scatto e riprese a correre e non fu un granello di polvere a far lacrimare i suoi occhi. 

Commenti

  1. 27 e 72. Un'inversione probabilmente non casuale. Potrei pensare ora ai miei 26 e ai 62 nei quali rispondo al post. Stavo per sposarmi, fidanzato ideale, lavoro sicuro. Poi il crac. Come si dice: immaturità? Chissà.. una vita senza difficoltà, tutto programmato, caduto dall'albero. E allora a quaranta si cambia, e a quarantacinque si cambia di nuovo. Vita irregolare, irrequieta, si conosce un sacco di mondo, si scrive, si viaggia, si cambiano case, quartieri, amici, si fa teatro.. e alla fine lei, vita disordinata come la tua, in attesa di mettere ordine e quiete.
    E si guarda alle vecchie case a volte, proprio come nel tuo racconto, perché alcune passeggiate ti ci portano proprio sotto, ma nessuna lacrima, solo il pensiero ad una vita che nel frattempo si è moltiplicata, e doveva essere così, per essere.

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  2. A quell'età le passioni sfumano e i ricordi pur attenuati dal tempo trascorso generano ancora commozione nostalgica. Bel racconto, come sempre.
    Buona Pasqua.

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  3. Il breve racconto mi coinvolge. Anch'io corro abitualmente e anch'io ho una prospettiva costante sul passato, benchè abbia qualche anno in meno di lui e, a differenza di Giampaolo, sia quasi sempre stato singolo; ma, come lui, tendo a rivivere sistematicamente errori e inadeguatezze passate e, come lui, mi sento proiettato in una nuova dimensione di relativa pace, che lascia spazio, di tanto in tanto, a vive emozioni e commozioni, settimanalmente riversate nelle mie poesie (...che da quando ho abbandonato Facebook leggono in pochi).
    Mi sembra di scorgere in questo breve racconto il manifestarsi di un'Amandamatura che aggiunge saggezza e riflessione alle sue consolidate doti narrative.

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  4. Seguendo il consiglio del mio amico Franco, arrivo da te. E la domanda giusta è: perché non ci sono capitata prima nel tuo mondo? Chissà. Certo che già alla citazione del Boss mi hai conquistata. Il racconto è molto intenso, comprendo Giampaolo. Del resto noi siamo il frutto degli errori commessi, e i rimpianti / rimorsi fanno parte di quel che siamo diventati. Giusto quel momento di commozione che riga il volto del protagonista del tuo racconto per un breve attimo, prima di tornare alla vita che si è davvero scelto. Ciao Amanda, piacere di conoscerti.

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    1. Benvenuta Mariella, felice che il mio posto delle fragole sia per te accogliente

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  5. Racconto verista, direi, che ha colto nel segno per molti. Non mi piace correre, in tutti i sensi, quindi non mi vedo e mi vedrò nel tuo personaggio (anche perché, purtroppo, non avrò una chioma bianca quando e se raggiungerò la sua età). Però mi piace sta storia, da film con De Niro protagonista (diretto da Eastwood).

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  6. Vedo che si sta affollando, mi fa piacere e non sai quanto, vengo ora da un blog di una conoscente che scrive di uncinetto e pizzette con una cinquantina di commenti tutti lusinghiermente idioti.
    come al solito a uno come me sai mettere una pulce nell'orecchio.

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