dispersi e salvati
Perché non provare si era detto, al massimo sarebbe stato il pretesto per delle passeggiate al mare al tramonto. Così aveva investito in quell'arnese. Giungevano sulla spiaggia al tramonto, lui e la consorte, quando gli altri se ne andavano, ogni giorno un lido diverso, per non attirare troppo l'attenzione, per non far girare la voce. Chi lo vedeva arrivare ed estrarre "l'attrezzo" ed indossare le cuffie al primo momento pensava :" toh un giardiniere col tosa siepi"; al secondo momento (il troppo sole della giornata al mare rallentava la percezione della dissonanza) pensava: "ma che siepe deve potare questo sulla spiaggia?".
L'attrezzo era in realtà un metal detector e l'uomo faceva su e giù per il litorale di Friuli, Veneto e Romagna come un moderno rabdomante e quando le cuffie lanciavano il segnale i suoi occhi iniziavano a girare come quelli di zio Paperone fantasticando su quanto avrebbe potuto rendergli il ritrovamento ed i colpi fortunati non erano mancati: anelli, collane e bracciali lanciavano alle sue cuffie il loro SOS e lui correva in loro soccorso.
Era andato tutto bene nelle prime due estati, poi la moglie, svanito l'entusiasmo della novità aveva smesso di seguirlo e lui aveva continuato in solitaria le sue ricerche.
Il mare che si faceva una tavola liscia e cangiante, il sole che si nascondeva tra le dune alle sue spalle erano un richiamo così forte che sarebbero stati sufficienti a ripagarlo.
Poi era successo e da principio aveva pensato che le cuffie, non si sa bene come, avessero captato un segnale radio proveniente da una emittente locale. Aveva sentito distintamente una voce femminile affermare:" Oggi probabilmente si pentirà, anzi sai che ti dico, si pentiranno tutti e due perché sarebbero stati perfetti l'uno per l'altra, ma loro lì non c'erano, c'erano i loro simulacri ed invece di vivere quel momento irripetibile avevano preferito stordirsi; non si sono concessi il tempo, il loro tempo, tempo per parlare, per conoscersi, eppure avrebbero avuto molti argomenti in comune: libri, musica. Tempo per guardarsi dentro l'un l'altro, sarebbe stato un gioco di specchi in cui gioire per le somiglianze e incuriosirsi per le differenze. Tempo per far scattare la scintilla. Invece come due pecoroni hanno seguito gli altri ma loro, loro non sono fatti così, ma avevano ormai l'ossessione di essere emarginati dal gruppo e questo già è sopportabile a fatica in inverno, in estate diventa inaccetabile a quell'età".
L'uomo si guardò anche intorno, ma non c'era nessuno, di chi era quella voce? Si allontanò di qualche passo e la voce si fece indistinta, ma dato che ormai si era incuriosito alla storia tornò indietro sperando di captare la fine del racconto ed infatti la voce tornò "E non sono stata neanche la prima, ché a due così è chiaro che basta poco, fossi stata la sola si poteva dire di esere stata usata come pretesto per fare quello che avrebbero fatto comunque in mia assenza, ma, prima di me altre tre, quindi per due così si poteva parlare di resa incondizionata all'alienazione, come se fosse obbligatoria la conclusione a prescindere" Fu in quel momento che il metal detector scovo una lattina di birra, la solita immondizia, l'uomo fece un passo avanti ed uno indietro per riagganciare la voce, ma nulla più.
fu dopo qualche giorno che l'uomo capì: camminava sulla spiaggia quando captò con le cuffie una voce dolente, rotta dal pianto a tratti "Potessi farmi ritrovare, non si darà pace, da quando lei non c'è più mi portava sempre con sè, mi cercava nei momenti di smarrimento, so che non potevo pensare di sostituirla, ma ero un tramite per arrivare a lei, per evocarla, alla sua età i ricordi di una vita sono importanti, la solitudine è una brutta compagnia" il metal detector lanciò il suo segnale e l'uomo pescò una fede, attaccata ad una catenina d'oro, all'interno della fede la scritta Liliana 8/5/1952. La giornata era stata proficua, ripose l'attrezzo nella sua custodia, stava risalendo poco più avanti al posteggio della macchina quando vide un anziano parlare col bagnino, l'uomo era agitato, scuoteva la testa, gli occhi velati "Dovesse trovarla, la prego, questo è il mio numero di telefono, è il ricordo più caro della mia Liliana, come ho potuto perderla" L'uomo da principio fece finta di non sentire, poi l'anello nascosto nel palmo della sua mano d'improvviso si fece incandescente. A volte gli oggetti hanno storie da raccontare, a volte bastano orecchie e cuore per ascoltarli
bisogna possederli però le orecchie e il cuore per ascoltare.... alcuni fanno orecchie da mercante.....
RispondiEliminaSandra
p.s. vogliamo parlare della nostra congregazione di pazzi deputati? da vergogna.... e loro NON hanno nè orecchie nè cuore per sentire....
Sandrina mi esimo dal proferir verbo sui nostri parlamentari sarebbero solo vocaboli poco consoni alla mia persona
EliminaLo spunto è splendido, davvero originale e palpitante.
RispondiEliminaMi sembra però che manchi di chiarezza il soggetto misterioso che parla, soprattutto nel secondo dei tre discorsi diretti: stento a capire il senso della storia.
Ma sicuramente sono io che non ho abbastanza orecchio e cuore...
avrei dovuto tenere l'idea e lavoraci su molto di più, pazienza
RispondiEliminaE' un tema che ritorna, il tuo, come variazioni sulla medesima sinfonia, una storia che si declina nelle sue molteplici possibilità, una storia che vuoi raccontare e che ogni volta assume diverse incarnazioni. Mi piace molto :-)
RispondiEliminadici?
EliminaSissì!
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