Femminile plurale


JESSE KUHN / RAWTOASTDESIGN




C'era qualcosa nel modo di muoversi di quella massa umana che tradiva inequivocabilmente la giovanissima età a scapito di lineamenti del volto che avevano già perso la dolcezza dell'infanzia, e questo indipendentemente dal metro e novanta sfiorato di altezza e dalla mole imponente, e non si trattava dell'assurdo ciuffo a colpo di vento che si ergeva ritto sul capo per poi deviare bruscamente a novanta gradi verso sinistra, immoto in quel tardo pomeriggio di fine ottobre nonostante la pioggia ed il vento contrario; nella manutenzione di quel ciuffo metteva tutta la sua, ancor implume, capacità di autodeterminazione. Ma quella corsa così lenta ed impacciata, quella assoluta mancanza di consapevolezza del proprio corpo, o peggio una consapevolezza dolorosa di non somigliare a nulla di gradevole, di amabile, di desiderabile, facevano di lui il bambino cresciuto assurdamente in fretta che era. L'uomo, equipaggiato in modo super tecnico, lo  superò per la terza volta consecutiva quando lui non aveva nemmeno ultimato il primo anello. Per l'uomo era stato un anno complesso, un anno di cambiamenti, cambiamenti epocali, scelte difficili, affetti che mutano. Aveva reagito nel modo a lui più congeniale: massacro fisico per quietare la mente, competitività per lustrare l'autostima. Aveva sempre funzionato. D'altra parte era lui l'inventore della via per l'immortalità: mantenere la macchina efficiente era il sistema per ingannare il tempo e porre dighe invalicabili agli tsunami dell'anima. L'annata trascorsa qualche segno l'aveva pur lasciato, qualche ruga attorno agli occhi, per esempio, che però, a detta delle donne che frequentava, gli aveva conferito più fascino. Le donne, le donne erano l'altra sua passione, o meglio il primum movens, piacersi per piacere era il suo motto e quel suo stare bene nel suo corpo la sua arma di seduzione. Nell'incrociare il ragazzo, l'uomo diede uno sguardo al cardiofrequenzimetro e sorrise soddisfatto e pur avendo le cuffiette con la musica che lo aiutava a darsi il ritmo nella corsa, percepì che il ragazzo, notevolmente sovrappeso, che fingeva di correre in modo sgraziato aveva detto qualcosa guardando nella sua direzione, si volse a destra ed a sinistra per vedere se quello si stesse rivolgendo ad altri e quindi, togliendosi le cuffie e tergendosi il sudore dalla fronte gli chiese: "stavi parlando con me?". Il ragazzo imbarazzato rispose "No" poi titubante disse "Cioè anche sì; mi domandavo come faccia, dove trovi ogni giorno la voglia, l'ho già vista correre nei giorni scorsi, io ci ho messo una settimana solo a decidermi ad iniziare, e solo perché me l'ha detto il dottore ed i miei mi hanno obbligato, perché mi hanno trovato gli esami del sangue sballati e dicono che se al controllo, tra tre mesi, i valori non saranno rientrati mi sottoporranno ad una dieta rigidissima, mentre al momento mi hanno tolto solo dolci e fritti". L'uomo rise di gusto "Per me correre è una droga, lo sport in genere lo è, faccio sport da quando ero più giovane di te e all'inizio non è che mi piacesse molto, poi è arrivata l'adolescenza, tu quanti anni hai?",  il ragazzo rispose "16", "Ecco, disse l'uomo, a 16 anni avevo una rabbia assurda dentro, odiavo mio padre con tutto me stesso, lo odiavo più di me stesso, cioè mi odiavo un sacco, perché avrei voluto sapere come rispondere alle sue accuse di essere un inetto, inaffidabile, ma la mia dialettica allora faceva difetto, volevo solo tempo per cercare un modo mio, solo mio, di essere, ed io avrei voluto rompere tutto, prima di tutto la sua faccia, ma non ero nato per la violenza e così misi tutta la mia rabbia e la mia sete di riscatto nello sport e quello mi ricambiò con diverse soddisfazioni, e non l'ho più lasciato, mi rilassa, mi fa stare bene, mi fa sentire in pace con me stesso e di conseguenza anche con gli altri. E tu? Nessuna rivendicazione?" Il ragazzone iniziò a sfregarsi le mani, lo sguardo basso e non si decideva a parlare, poi improvvisamente, come se fossero le 23 e 59 del 31 dicembre, il tappo dello spumante saltò e gli raccontò della sua angoscia per quel corpo enorme, le cattiverie dei compagni di scuola, le ragazze che gli dicevano sempre che era tanto simpatico ma non se lo filavano per niente sempre pronte ad innamorarsi di quelli che poi se ne fregavano di loro e le lasciavano per una nuova conquista. D'altra parte come fare a non capirle, lui stesso le brutte mica le cagava e se lui era quella palla di lardo per giunta con i brufoli come biasimarle? L'uomo gli disse "Inizia ad aver rispetto per te stesso! Non capisci che nasce tutto da lì? Vuoi provarci? Se invece di piangerti addosso vuoi provarci, appuntamento da domani qui, a questa stessa ora". Passarono i mesi e, agli esami di controllo, la dieta drastica non fu necessaria, anche perché oltre alla corsa il ragazzo iniziò a frequentare la palestra di arti marziali in cui l'uomo era istruttore; il fisico che andava via via ridisegnandosi iniziò a farlo sentire più sicuro, specie con le ragazze che non disdegnavano più le sue attenzioni ed i bulli a scuola smisero definitivamente di vessarlo, anzi si tenevano alla larga per paura che la loro passata arroganza potesse ritorcersi contro di loro. Un giorno l'uomo non trovò il ragazzo in pista per il solito appuntamento e la sera successiva in palestra arrivò con un sorriso beota stampato in faccia. L'uomo gli disse " E' carina almeno?" il ragazzo socchiuse gli occhi in un felino sorriso di assenso e disse "Troppo", l'uomo gli disse "Forse è il caso di diradare gli allenamenti e passare alla fase due", il ragazzo aggrottò le ciglia con fare interrogativo "Sì, la fase due" disse l'uomo "Vivere, declinando la vita al femminile singolare. Spero che tu sparisca a lungo, ma ricorda, quando vorrai ci trovi qui: me, la palestra, il campo di atletica, e i tuoi compagni; io poi sono maestro di fase tre", ancora una volta il ragazzo lo guardò con fare interrogativo, l'uomo prontamente rispose "Per la fase tre è fondamentale imparare a ballare", il ragazzo spalancò gli occhi meravigliato e chiese "E in cosa consisterebbe la fase tre?". L'uomo sorridendo rispose "La fase tre è quella della disillusione, quando dopo la sbornia dell'innamoramento e dopo aver raccolto i cocci del dopo sbronza, un senso di libertà inizia a pervaderti, la fase tre è quella in cui declini la vita al femminile, plurale"



Buon compleanno Suara

Commenti

  1. ....praticamente un guru..😃 ciao Suara, auguroni..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. i racconti di Amanda sono sempre i regali piu belli.
      Grazie Oriana per gli auguri

      Elimina
  2. Haha, bellissimo! Il ragazzo mi ricorda Oscar Wao, lui però alla fase 3 non ci è mai arrivato, ma neanche alla 2...
    Tanti auguri Suara!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io me lo figuravo proprio come Oscar! Auguri in ritardo Suara!

      Elimina
    2. Anche io me lo figuravo proprio come Oscar! Auguri in ritardo Suara!

      Elimina
  3. il racconto stupendo e gli auguri, anche se in ritardo, MOLTISSIMI A SUARA!!!!

    RispondiElimina
  4. Auguri, tantissimi Auguri Suara! Hai festeggiato come si deve?
    Come dice romanticamente Amanda, la vita è fatta di fasi e, se sei fortunato, di qualche
    buon maestro che ti indica la strada. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Alle, hai visto che bei regali che ci fa la nostra amica?

      Elimina
  5. Te l'avevo detto che scrivi bene vero?
    Ma si, mi pare di avertelo detto
    non ricordo brnr maledetto alzheimer

    RispondiElimina
  6. Auguri! !!anche da Rocky :-) ps perfetto il racconto di Amanda. .ho capito subito che eri tu!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari