Solo l'arte stavami addosso
G. Fattori. La rotonda di Palmieri 1866 |
"tolto il saper scrivere un pochino
ero perfettamente ignorante,
e mi sono, grazie a Dio, conservato,
solo l'arte stavami addosso senza saperlo,
né lo so ancora"
Giovanni Fattori
Fattori dipinse essenzialmente: eserciti, paesaggi, ritratti, buoi e cavalli, i buoi gli venivano decisamente meglio dei cavalli, specie se i cavalli erano in movimento.
Occupiamoci degli eserciti: per essere uno che ha sfornato tele su tele di battaglie aveva una idea decisamente non conformista di come dipingere le guerre, le inquadrava in modo anomalo. Prendiamo la Battaglia di Magenta, invece di dipingere la prima linea, il centro del conflitto, lui fa un quadro in cui la luce si concentra sul deretano di un cavallo e su un tamburino che volta le spalle alla linea del fronte e siede sulla carcassa di un cavallo morto e in un'altra tavola sullo stesso soggetto, il centro dello sguardo è posto su di un carro infermeria, dove due suorine prestono soccorso ai feriti sotto l'occhio di due ufficiali, perfino quando dipinge Garibaldi cavalli e garibaldini morti risultano in primo piano rispetto all'eroe dei due mondi; poi enormi zaini militari che sottolineano le fatiche degli spostamenti; meriggi assolati di vedetta dove la padrona è la luce; l'ingresso molto cinematografico dei lancieri; e i quadri di indiscutibile condanna agli orrori della guerra "gli abbandonati" del 1873 in cui due cadaveri giacciono dimenticati nella campagna, che non reca nessuna traccia della ferocia della battaglia, splendida e immutabile rende conto dell'inutilità di quelle morti; lo staffato con quel tentativo estremo di aggrapparsi alla vita dell'uomo disarcionato, il volto ridotto ad un grumo di sangue la scia sul terreno dietro la folle corsa.
I ritratti quindi: lo spavaldo autoritratto giovanile con il capello indomabile le gote accese e quello degli ultimi anni di vita nel suo studio tra le sue opere; la cugina Argia , nell'elegante vestito grigio di seta pesante, molto toscana nei lineamenti, Augusta Cecchi Siccoli la ragazzina bruttina e stempiata, infelice di stare a posare, che fa il paio con quello di un altro giovanetto dipinto nel 65 in quella età in cui non si è ancora uomini ma non si è più bambini, con giacca e panciotto per atteggiarsi ad adulti ma con un paio di baffetti spennacchiati che fanno tenerezza; la cognata Carlotta Scali che è meglio non trovarsi contro nelle dispute familiari; le tre mogli, dico tre (1, 2 con la figlia fotocopia ma meno prosperosa, 3); il ritratto di Alceste Castelli con i suoi imponenti favoriti che fine un certo aplomb ma è tradito dal cane di casa che attende un cenno per mettersi a giocare; la bimba fulva dalle gotine rosse; la grande dignità delle persone comuni, gli intensi occhi cerulei del buttero e il lupo di mare.
I paesaggi, la costa toscana da Livorno alla Maremma, il mare e la campagna, Firenze e le Cascine qui le figure sono solo un pretesto per immortalare un paesaggio o una luce come ne "La rotonda di Palmieri" in cui le dame chiacchierano sotto un tendalino sulla riva al sole primaverile, fuori lo splendore della luce; o il ritratto di signora ad Antignano in cui la dama sotto il suo parasole pare una corolla di petali rovesciata irradiante luce; a Fattori non importano le fattezze di queste donne sono parte del paesaggio. Poi ci sono i villeggianti a castiglioncello: la signora Fabrini, l'avvocato Biondi un vero hipster, il collega Martelli e la scolarina.
infine cavalli e buoi: il pio bove quelli che si riposano vicino al carro rosso guardando il mare , quelli con butteri o senza ed i cavalli vivi edrammaticamente morti.
A Fattori non sembra importare il fondo su cui dipingere, indifferentemente usa tavola (assi a volte), cartone, cotone anche non di tela semplice ma doppio ritorto (tipo il denim), lino, juta e lo fa indifferentemente per tele grandi o molto piccole, quasi che l'impellenza del gesto venisse prima perfino della disponibilità del materiale. La mostra la potete vedere a Padova presso Palazzo Zabarella fino al 28 marzo
infine cavalli e buoi: il pio bove quelli che si riposano vicino al carro rosso guardando il mare , quelli con butteri o senza ed i cavalli vivi edrammaticamente morti.
A Fattori non sembra importare il fondo su cui dipingere, indifferentemente usa tavola (assi a volte), cartone, cotone anche non di tela semplice ma doppio ritorto (tipo il denim), lino, juta e lo fa indifferentemente per tele grandi o molto piccole, quasi che l'impellenza del gesto venisse prima perfino della disponibilità del materiale. La mostra la potete vedere a Padova presso Palazzo Zabarella fino al 28 marzo
che poi sarebbe anche un'occasione per andare a Padova, città in cui non sono mai stata...
RispondiEliminaNon sei mai venuta a padova? Niente Giotto, Mantegna, Donatello, Giusto de Menabuoi, Guariento? Niente Palazzo della Ragione, Prato della Valle, Piazza dei Signori, piazzetta San Niccolò, niente Specola di Galileo o Bo? Niente Orto Botanico, catacombe di Santa Giustina?
EliminaBisognerà porre rimedio :)
Fattori mi piacerebbe davvero vederlo,
RispondiEliminami piace quest'uomo e soptattutto mi piacciono i macchiaioli
da nopn confondere con gli impressionisti,
quelli erano snob e borghesi
i nostri pittori socialisti nello stile e nelle tematiche
c'è una differenza ideologica prima ancora che stilistica tra le due correnti.
Quando verrò ti farò sapere . Ciao,
aspetto il tuo parere allora :)
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